Ogni anno il Servizio idrico integrato Veritas depura 88 milioni di metri cubi di reflui derivati dagli agglomerati urbani, pioggia compresa. Utilitalia, la federazione nazionale delle aziende che si occupano di gestione dell’acqua, ambiente ed energia, vista l’emergenza idrica incalzante, chiede alle istituzioni preposte un impegno collettivo per attuare il riutilizzo dell’acqua depurata in agricoltura. Il progetto europeo Horizon 2020 B-WaterSmart, in cui il Living Lab (LL) Venezia, coordinato da Veritas (VE), rappresenta l’unico caso-studio italiano, si spinge più in là. Vuole creare a Fusina i presupposti per favorire la transizione verso società ed economie “water smart”, per promuovere e sviluppare a lungo termine un uso dell’acqua sostenibile e responsabile, mettendo in campo una combinazione di soluzioni tecnologiche, digitali e di policy.
Un seminario e la visita agli impianti pilota di Fusina
Nell’ambito delle attività previste dal progetto europeo Erasmus Wafle (dedicato all’educazione idrica), un gruppo di studenti e docenti del liceo Bruno-Franchetti di Mestre insieme a studenti e docenti di altri licei esteri, ha partecipato il 21 marzo, ad un incontro sulla “sostenibilità idrica ed innovazione”, confrontandosi con la dottoressa Patrizia Ragazzo, capo del gruppo R&S-Progetti EU del Servizio idrico integrato di Veritas e coordinatrice del Living Lab Venezia per il progetto B-WaterSmart.
Studenti e docenti del liceo mestrino sono stati anche accompagnati dallo staff di Veritas e del Living Lab a visitare gli impianti pilota installati nell’area del Depuratore di Fusina.
Tre impianti pilota a Fusina per il riutilizzo a fini industriali dell’acqua depurata e per il recupero di azoto come fertilizzante
“La sfida principale del caso-studio-Venezia è contribuire a creare le condizioni per la sostenibilità nel settore idrico e per sbloccare un importante potenziale di riutilizzo, attualmente non sfruttato, nel settore della depurazione – spiega Patrizia Ragazzo, coordinatrice del caso-studio. – Le risorse intercettate sono tre: effluenti provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue urbane; l’azoto contenuto in alcuni flussi concentrati interni agli impianti; fanghi derivati dal trattamento dei reflui urbani.
Per queste tre risorse sono specificatamente previste tecnologie pilota (una per l’acqua e due per l’azoto) e soluzioni informatiche (riguardo la gestione di acqua e fanghi), per promuovere il riuso di effluenti e fanghi, il recupero dell’azoto come fertilizzante e definire la miglior via di valorizzazione dei fanghi. Perché le soluzioni tecnologiche non bastano, per estrarre valore dall’acqua bisogna anche, e soprattutto, creare presupposti di stabilità nell’applicazione delle tecnologie attraverso: la costruzione di strumenti di condivisione e trasferibilità della conoscenza (scientifica e non) per sostenere e supportare i processi valutativi e decisionali; l’organizzazione di una governance condivisa e partecipata da tutte le competenze (Comunità di pratica, CoP), con tutti gli attori della filiera dell’acqua. Ecco perché diventano strategici anche i due strumenti informatici, a cui stiamo lavorando:la water reuse e la sludge management platform.
Valutazione di efficacia e sostenibilità delle tecnologie innovative come risposta all’emergenza idrica
Gli impianti pilota -finanziati nell’ambito del progetto europeo B-WaterSmart e installati nell’area del Depuratore di Fusina- sono innovativi per la tecnologia e per l’applicazione nel sito e flusso individuato.
Il pilota dedicato alla sostenibilità del riuso industriale dell’effluente, prevede una filiera di tecnologie (ultrafiltrazione, osmosi inversa ed elettro-deionizzazione) sviluppata da HYDROTECH.
Il recupero dell’azoto come fertilizzante vede a confronto due tecnologie di stripping dell’ammonica, una delle quali conosciuta e l’altra innovativa di per sé, connesse rispettivamente ai partner DEPURACQUE ed ETRA.
La tecnologia informatica che raccoglierà tutte le informazioni per la valutazione delle opportunità di riuso di effluenti e fanghi sarà invece sviluppata da ENGINEERING su indicazione della CoP territoriale che riunisce i principali portatori di interesse.
Il depuratore delle acque reflue a Fusina produttore sostenibile di risorse
“La risposta alle sfide che stiamo affrontando nel settore idrico, e che saremo chiamati ad affrontare nei prossimi anni, è sicuramente connessa al riuso dell’acqua e all’estrazione delle risorse in essa contenute; l’impianto di depurazione deve trasformarsi in un produttore sostenibile di risorse, per una società ed economia “water smart” – continua la dottoressa Ragazzo. – Maggiore conoscenza e consapevolezza, condivise e trasparenti, possono favorire questa transizione. Di riuso parliamo dagli anni ‘70, ma è stato realizzato molto dopo, perché una delle principali barriere è la mancanza di una visione comune. E la visione necessaria può provenire solo da una governance partecipata da tutte le competenze della filiera acqua e sostenuta da informazioni oggettive per individuare criticità e trovare soluzioni.
Questo, insieme alle tecnologie, può creare i presupposti per concretizzare le soluzioni di riuso, sostenibilità e resilienza ai cambiamenti climatici”.
Governance dei processi Watersmart
Più di un anno fa, nell’ambito del progetto B-WaterSmart, il Living Lab-Veritas Venezia ha iniziato a costruire la sua CoP territoriale (su scala regionale) che condivide e supporta gli obiettivi strategici del progetto. Un coordinamento che mette insieme: Regione Veneto; ARPAV; Città Metropolitana di Venezia; Consorzi di Bonifica Acque Risorgive; ANBI Veneto; Consiglio di Bacino Laguna di Venezia; Viveracqua, il consorzio dei gestori pubblici del servizio idrico integrato del Veneto e Friuli Venezia Giulia; Veneto Agricoltura; Confindustria Venezia; Università Ca’ Foscari; Università di Verona.
Nel progetto B-Wartersmart oltre a Fusina a Venezia altre cinque città europee con i gestori idrici
Oltre a Venezia, il progetto europeo Horizon B-WaterSmart ingloba le soluzioni innovative di altri cinque importanti città e regioni costiere europee, presenti con i loro rispettivi casi studio e Living Labs: Alicante (Spagna), Bodø (Norvegia), Fiandre (Belgio), Lisbona (Portogallo), Frisia Orientale (Germania). Si tratta di casi studio sempre orientati a supportare i gestori del servizio idrico (centri, municipalità, organizzazioni) per rendere i loro sistemi sostenibili e più resilienti al cambiamento climatico. Anche in questi casi studio i problemi diventano sfide ed opportunità per arrivare ad una società “water smart”.