In scena al Teatro Mario Del Monaco di Treviso, “Testimone d’accusa”, il capolavoro di Agatha Christie, rappresentato per la prima volta in un grande allestimento teatrale italiano con la regia di Geppy Gleijeses. L’ultima replica trevigiana è prevista per oggi, domenica. Si tratta di una coproduzione Gitiesse Artisti Riuniti e TSV – Teatro Nazionale e dopo il debutto trevigiano continuerà la tournée sui grandi palcoscenici del Veneto: dall’8 al 12 marzo sarà in scena al Teatro Verdi di Padova e dal 23 al 26 marzo al Teatro Malibran a Venezia.
La novità di Testimone d’accusa
Questo magistrale dramma giudiziario, accuratissimo nel rendere le procedure e il gergo avvocatizio, presenta un classico finale con “doppio colpo di scena” più volte imitato, ma mai superato.
Ecco lo stenografo alle prese con una macchina originale del 1948, e sei giurati scelti ogni sera tra il pubblico e un cast d’eccezione con Vanessa Gravina, Giulio Corso e Paolo Triestino.
Testimone d’accusa dal libro, al teatro, al cinema
In termini d’intreccio si tratta di un’ulteriore variazione sul tema dell’uomo adultero, Leonard Vole interpretato da Giulio Corso. Al centro degli avvenimenti troviamo una donna Romaine, Vanessa Gravina, e l’avvocato di lui Sir Wilfrid, ovvero Paolo Triestino. Al loro fianco a dare vita al dramma sul palco, anche Mohamed Yaser, Antonio Tallura, Sergio Mancinelli, Bruno Crucitti, Paola Sambo, Michele Demaria, Erika Puddu e Lorenzo Vanità. Saranno però sei giurati scelti ogni sera tra il pubblico a decretare il verdetto finale.
Tra le più belle opere di Agatha Christie, la pièce è stata anche adattata per il cinema dal grande Billy Wilder nel 1957, con protagonisti Charles Laughton, Marlene Dietrich e Tyrone Power. Film che la stessa Agatha Christie considerava la miglior versione cinematografica della sua opera.
Esiste la “commedia perfetta”?
Il regista Geppy Gleijeses risponde così: “Forse sì, secondo alcuni critici è Il matrimonio di Figaro di Beaumarchais, secondo altri è L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde. Sul più bel dramma giudiziario però non ci sono dubbi: Testimone d’accusa di Agatha Christie. Il gioco non verte tanto sulla psicologia dei personaggi (ci aggiriamo tra simulatori occulti, assassini, grandi avvocati) quanto sulla perfezione del meccanismo. È infernale questo meccanismo, con un colpo di scena dopo l’altro, in un crescendo raveliano, una battuta dopo l’altra”.
E la costruzione giudiziaria in Testimone d’accusa?
“Impressionante per precisione e verità, come se l’avesse scritta il più grande giudice inglese del secolo scorso. Lo spunto, come spesso accade nelle opere della Christie, parte dalla storia di una donna tradita dal marito più giovane; ed è uno spunto autobiografico. L’autrice fu tradita dal primo marito (di cui però portò sempre il cognome) e sposò poi un uomo molto più giovane di lei. Ma bastasse questo… Il film capolavoro che ne trasse Billy Wilder era assai liberamente tratto, la Christie lo considerava il miglior adattamento cinematografico della sua opera”. Il testo teatrale è assai più asciutto, non concede tregua alla tensione, affonda come una lama di coltello affilatissima (letteralmente) nella schiena di chi osserva. Considerare la “maestra del brivido” un’autrice di consumo è come valutare Hitchcock un cineasta di serie B.
Agatha è un genio e tale per sempre resterà. E qui, più che in Trappola per topi, più che in Dieci piccoli indiani questo diamante luccica in tutto il suo splendore. Naturalmente metterlo in scena richiede un cast di alto livello e un realismo (non certo naturalismo) rigidissimo. E una dovizia di mezzi scenografici e recitativi. Io l’ho messo in scena con Paolo Triestino Vanessa Gravina, bella, bravissima e impossibile, Giulio Corso, uno dei migliori dell’ultima generazione, e altri 8 attori, tutti perfettamente aderenti ai ruoli. Per chiudere due particolari: in scena abbiamo lo stenografo che scriverà, con il particolare ticchettio, tutti i verbali del processo su una macchina stenografica autentica del 1948 (la commedia è del ‘53), i sei giurati sono scelti tra il pubblico sera per sera, e chiamati a giurare e ad emettere il verdetto. Buoni brividi a tutti!”.