“Cos’è il tempo?” E’ una delle domande più profonde della fisica classica e contemporanea. Già agli inizi del Novecento, la teoria della relatività di Albert Einstein ha descritto il tempo, associato indissolubilmente allo spazio (spazio-tempo), come un fenomeno relativo all’osservatore. Ma di recente la fisica quantistica, che indaga la costituzione della materia a livello infinitesimale, è stata impreziosita anche dagli studi del professor Carlo Rovelli, che descrive uno spazio-tempo composto da “granuli”, unità tra loro in relazione (“quanti di spazio -tempo”): “Alla piccolissima scala dei quanti di spazio, la danza della natura non si svolge al ritmo del bastone di un singolo direttore d’orchestra, di un singolo tempo: ogni processo danza indipendentemente con i vicini, seguendo un ritmo proprio. Lo scorrere del tempo è interno al mondo, nasce nel mondo stesso, dalle relazioni fra eventi quantistici che sono il mondo e sono essi stessi la sorgente del tempo”. Tempo e astronomia erano le passioni di Antonio Tegon.
Uno spazio tempo quindi che potrebbe arrivare a dissolvere passato e futuro in un unico eterno presente aperto alle interazioni e alle relazioni.
L’eredità del professor Tegon: la scoperta dell’astronomia
Il professor Antonio Tegon, scomparso nel 2021 all’età di 61 anni, per decenni ha insegnato matematica e fisica al liceo scientifico Ugo Morin di Mestre, trasmettendo a centinaia di studenti e studentesse la passione profonda per i misteri dell’astronomia.
Irriverente, acuto, pervaso da una insaziabile sete di sapere, Antonio Tegon ben conosceva le straordinarie teorie che hanno caratterizzato il Novecento, dalla relatività alla fisica quantistica, e per decenni ha avvicinato i propri studenti alle grandi questioni aperte sulla natura del cosmo e della nostra stessa vita su questo pianeta.
Proprio lo scorso febbraio un gruppo di studenti del liceo Morin ha presentato nell’ambito del secondo ciclo di seminari “Honorary Lecture”, previsti dal progetto “In memoria di Antonio Tegon”, la loro scoperta scientifica, che ha portato all’identificazione di una cinquantina di nuove sorgenti astrofisiche chiamate con il nome in codice “LSsum” (dalle iniziali del nome della scuola Liceo Scientifico Statale Ugo Morin). Protagonisti della scoperta gli studenti: Laura Fronte, Brando Mazzon, Francesco Metruccio e Nicolò Munaretto insieme a Ilaria Viale, ricercatrice al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova. La scoperta scientifica è stata fatta all’interno del programma PCTO (Percorsi per Competenze Trasversali e Orientamento) grazie anche alla supervisione del prof. Michele Doro, ricercatore al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova.
Il progetto “In memoria di Antonio Tegon”
Il progetto ’’ In memoria di Antonio Tegon’’ vuole ricordare la figura di questo professore, amato da tantissimi allievi, amici e colleghi, con l’obiettivo di stimolare ed incuriosire i giovani, offrendo anche nuove opportunità formative agli studenti delle scuole superiori.
Ed è anche grazie a questo progetto, molto articolato che la figura di Antonio Tegon sembra poter rappresentare in modo suggestivo il mistero stesso del tempo, secondo le più innovative teorie: assenza che si trasforma in presenza e soprattutto in relazione, perché questa è la vita che continua e fa i suoi regali.
Oltre alla “Honorary Lecture, fa parte del progetto anche il format “ASYAGO for Antonio Tegon (Asiago School for Young with GalileoT122 Observations)”, che si propone di coinvolgere gli studenti del liceo Morin nel lavoro di ricerca scientifica all’Osservatorio Astrofisico di Asiago. L’idea è di organizzare un breve soggiorno degli studenti, permettendo ai ragazzi uno stretto contatto con l’attività didattica, di ricerca e di divulgazione attraverso l’analisi dati e le osservazioni al telescopio. Il progetto è organizzato da Alessandro Siviero e Paolo Ochner, astronomi dipendenti del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’università di Padova e dalla ricercatrice Giovanna Rinaldi.
Prima edizione premio Tegon, racconti ispirati alla fantascienza
Una delle attività più interessanti del progetto però è il Premio Tegon, concorso indetto dal Circolo Astrofili di Mestre e Marghera “Guido Ruggieri” (di cui il professor Antonio faceva parte) riservato agli studenti delle classi terze, quarte e quinte del liceo Morin. La prima edizione del concorso si è conclusa lo scorso febbraio, avendo come obiettivo la promozione della fantasia e dell’originalità delle idee degli studenti, a cui è stato proposto di partecipare, componendo un breve testo sul concetto di “tempo” ispirato alla fantascienza.
I racconti sono stati valutati da Giovanna Rinaldi, ricercatrice all’Istituto Nazionale di AstroFisica di Roma, insieme a un gruppo formato da una trentina di persone, tra amici, colleghi ed ex studenti, coordinato da Gianpietro Favaro e Maja Fantini, rispettivamente membro del direttivo e presidente del Circolo Astrofili Ruggieri di Marghera e Mestre. La giuria si è cimentata nella lettura e valutazione di 39 scritti da 1000 parole ciascuno, pari a un volumetto di 100 pagine.
I migliori componimenti sono stati premiati con buoni acquisto in alcune librerie di Mestre. Rispettivamente pari a 200 euro al primo classificato, 150 euro al secondo classificato, 100 euro al terzo. Per seguire con tre premi da 50 euro ciascuno per il quarto, quinto e sesto classificato.
Ma chi sono i ragazzi premiati? E come è descritto il “tempo” nei loro racconti?
Primo posto “Urlo Antico” di Giovanna Italiano
In un futuro distopico, in cui l’amore è diventato impossibile, i due protagonisti riescono a vivere il loro sentimento solo viaggiando attraverso il tempo. Sorprendente la capacità di una giovane nel descrivere la profondità dell’amore e dei sentimenti in età matura. Una narrazione bella e scorrevole dal finale tragico: l’urlo straziante del distacco definitivo.
Secondo posto “Un momento, una vita” Tommaso Bonesso
Un’odissea nello spazio affidata non ad Hal9000 ma ad Adam ed Eve. Le due intelligenze artificiali non impazziscono, ma perdono tempo prezioso a discutere di tempo e portano così l’umanità alla rovina, dimostrando che chiamarsi Adamo ed Eva, in qualsiasi tempo, porta solo danni.
Terzo posto “Il sogno di Hu” di Andrea Scattolin
Interessante racconto sulla relatività del tempo e sulla sua misurazione, una storia di resilienza che racconta un percorso di crescita dal sogno ad una realtà divenuta ostile. Bella la scelta di descrivere il mondo del piccolo dal punto di vista del soldatino. Svelarlo alla fine, una chicca.
Quarto posto “Mi chiamo Tom” di Emma Mozzo
Originale la scelta di trasformare il tempo nella voce narrante. Chi può parlare meglio del tempo se non il tempo stesso? Chi, se non il tempo, può raccontare la visione che gli uomini hanno avuto, hanno e avranno di lui? Un racconto fresco e ironico che affronta anche tematiche sociali importanti.
Quinto posto “I custodi del tempo” di Victoria Banchi
Racconto mistico e poetico. La metafora dei custodi del tempo viene utilizzata per sottolineare quanto la conoscenza del futuro possa modificare le nostre scelte nel presente. Originale il personaggio dell’androide che sceglie nel finale il suo lato umano.
Sesto posto “Io ti salverò” Marco De Faveri
Una storia commovente dal finale drammatico, un racconto introspettivo e profondo. Un viaggio nel tempo con delle buone intuizioni, come le due versioni di sé in contemporanea.Un finale non scontato, che affronta un tema difficile come quello del suicidio e dei sensi di colpa e di impotenza di chi rimane.
Menzione speciale della giuria a “Cinque minuti di vita” di Leonardo Finotti
Una riflessione sul valore del tempo e delle scelte per i giovani, sospesi tra la paura del futuro e il desiderio di vivere. Un finale a sorpresa che invita a scegliere la vita con tutte le sue difficoltà ed imperfezioni, come unica strada per la felicità.
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