Continua il viaggio in esclusiva per www.enordest.it dei nostri inviati. La città più occidentale d’Ucraina, oggi fredda e militare: Leopoli. Percorrendo le stradine interne dei grandi parchi urbani, viene d’istinto chiedersi quale fosse il loro aspetto prima dell’inizio del conflitto, magari durante una giornata d’estate, che qui ci dicono essere mite e alternata da leggere precipitazioni. Pur non essendo stati devastati dagli ordigni come altrove, quelli che fino all’anno scorso erano i luoghi in cui i residenti potevano trascorrere il loro tempo libero si presentano parzialmente occupati dagli accampamenti militari. Tendoni color verde mimetico, da cui svetta un camino fumante, ornati ai lati dalla stampa della bandiera Ucraina e dal celebre “tridente nazionale”, noto anche con il nome di Tryzub. I soldati di stanza in città ma privi d’abitazione possono trovare rifugio all’interno per dormire, mangiare, lavarsi e per ripararsi dal freddo dell’inverno.
La presenza dei soldati armati non passa inosservata
Alcuni coricati sulle panchine esterne in solitudine, con lo sguardo perso e le braccia a penzoloni, altri in piedi riuniti in piccoli gruppi a fumare. Rigorosamente armati di fucile mitragliatore e a tratti nascosti dalla vegetazione del parco, i militi sembrano già trovarsi al fronte orientale, nelle fredde e melmose steppe del Doneck e del Lugansk pronti a dar battaglia. Una visione che unita al suono delle sirene della contraerea ucraina, che con i loro terribili acuti avvisano alla città la presenza del nemico alle porte del cielo, non lascia spazio alla mente d’inoltrarsi nella natura, di seguire con l’udito il canto degli uccelli, di trovare un po’ di pace.
Come appare oggi Leopoli
Osservando l’architettura che caratterizza gli ambienti circostanti, se nelle periferie lo stile predominante è il Brutalismo sovietico, alti palazzi di cemento un tempo abitati dalle laboriose famiglie operaie, avvicinandosi al centro la presenza dei tratti dolci del Liberty donano un senso d’accoglienza simile a quello presente in paesi europei come la Repubblica Ceca, l’Austria o la Polonia. Elementi quest’ultimi che testimoniano l’appartenenza della città a questi paesi prima del 31 ottobre 1918, data in cui la città passò per la prima volta sotto il controllo delle forze ucraine, e la presenza Sovietica, durata fino al 1991, anno in cui l’Ucraina riacquisì l’indipendenza territoriale.
Un po’ di storia di Leopoli
Inizialmente polacca e, fino al termine della Grande Guerra, parte dell’Impero Asburgico, Leopoli fu per buona parte della sua lunga storia un punto d’incontro di diverse culture ‒ oggi europee ‒ che nel corso dei secoli hanno arricchito la città con le rispettive tradizioni architettoniche. Ecco, quindi, la ragione per cui lo stile a tratti ecclettico riflette più di ogni altro luogo del paese la storia del vecchio continente, e perché tra gli Ucraini circola ancora oggi un detto molto in voga durante l’epoca sovietica: «Se non sei mai stato in Europa, visita Leopoli».
Leopoli tra est e ovest
Focalizzandosi ulteriormente, i principali simboli della città, ovvero la cattedrale di San Giorgio o il Teatro Nazionale Ucraino, s’impongono con la loro grandiosa mole agli occhi di chi gli osserva e ripropongono il dualismo tra occidente e oriente in modo ancor più netto. Le cupole dorate della chiesa ortodossa riflettono al tramonto una luce tiepida che induce a ripercorrere con il pensiero le sterminate praterie che conducono a Est, oltre il Mar Nero e il Caspio, verso Samarcanda, luoghi in cui le cupole vennero primamente costruite. Le alte colonne corinzie del teatro, invece, seguono una tradizione classica che ritrova a occidente, precisamente in Grecia, le sue origini. Nel complesso, la città rappresenta quindi un luogo di fusione e di equilibrio tra Est e Ovest, un’oasi culturale e storica per tutti quegli Ucraini, soprattutto i più giovani, che desiderano sentirsi europei.
Ciò che resta della grande Leopoli
Ciò che altera l’armonia dell’equilibrio è ovviamente la guerra, tragedia che costringe gli abitanti a vedere ogni giorno i loro simboli tappezzati di tavole di compensato inchiodati su porte e finestre, e circondati da sacchi di sabbia che sembrano aggiungere ulteriore perimetro agli edifici. In alcune vie del centro sono stati costruiti dei bunker in cui i cittadini possono rifugiarsi in caso di pericolo e, nelle strade principali, barriere anticarro sono poste ai lati della strada, pronte all’utilizzo in caso d’invasione via terra. Fortunatamente, la città non ha subito la sorte di altre sue sorelle, ma il livello d’allerta non può essere abbassato da quando, lo scorso anno, l’aeroporto cittadino è stato reso inagibile da un bombardamento mirato a tagliare le vie d’accesso e di fuga.
In cerca di serenità
Nonostante le grandi difficoltà, si percepisce il desiderio delle persone di trascorre normalmente le loro giornate: vi sono studenti che si recano ogni mattina a scuola e nelle università, taxisti che per una manciata di Grivnie ti trasportano ovunque, e ancora, istituti di credito, servizi di pubblica utilità, negozi di elettronica, ristoranti, caffetterie… Tuttavia, sotto questa maschera diafana d’apparente normalità, s’intravvede la sofferenza di un intero popolo. Assenti sono le risate, i momenti di svago, anche tra i giovani che s’incrociano per strada o nei bar. Eppure sembrano nostri coetanei europei, giovani che per il modo vestire e la loro conoscenza della lingua inglese potrebbero studiare o lavorare in città come Berlino, Parigi, Milano o Bruxelles.
Dopo la caduta dell’Urss
Si tratta della generazione nata successivamente alla caduta dell’Urss e quella dei Millennials. Le quali hanno abbracciato un nuovo modo di vivere, di stampo indubbiamente europeo. Dai modi di fare, dai volti provati e dai vestiti delle persone anziane, delle donne e degli uomini maturi, si nota invece ancora forte l’impronta sovietica. Anche nelle persone si ripresenta quindi una dicotomia simile a quella urbana, che determina la presenza di due modi di vivere contrapposti ma non in conflitto.
Il vento del cambiamento
Tra le città di maggior interesse culturale assieme a Kiev e Odessa, Leopoli si presta in modo perfetto per comprendere il grande cambiamento di usi e costumi che sta avvenendo nella società Ucraina. Nonostante la presenza di questa sorta di divisione, su cui l’incombere della guerra pare essere in grado di mandare in frantumi ogni possibilità di futuro, si percepisce in modo chiaro il senso d’unità. Di comune destino tra le persone, pronte a resistere a ogni costo per difendere il loro paese. E continuare un processo di rinnovamento oramai pronto a fiorire.