Se non si vogliono utilizzare gli sci o lo snowboard, cosa pensate di fare ad Asiago quando c’è neve? Beh le opzioni sono molte, ma se vi piace camminare in mezzo alla natura, Asiago ed i suoi dintorni sono a mio avviso il posto più bello al mondo per delle lunghissime ciaspolate immersi nel silenzio di un paesaggio incantato. L’Altopiano di Asiago è, senza ombra di dubbio, il paradiso delle ciaspole e della ciaspolata. Neve permettendo, ci sono almeno un milione di sentieri dalle pendenze sempre contenute che si possono percorrere in totale sicurezza per godere di panorami strepitosi. Avevamo l’imbarazzo della scelta su quale percorso cimentarsi l’indomani mattina, ma erano tre i percorsi su cui avevamo deciso tra cui scegliere!
Ciaspolata al Forte Campolongo
Il Forte di Campolongo, è uno dei numerosi forti della Prima Guerra Mondiale che si trovano in Altopiano: la salita a Forte Campolongo è una delle nostre classiche ciaspolate quando veniamo in queste langhe ed il tempo lo consente.
Questo percorso – pur essendo frequentato in tutte le stagioni – mantiene un fascino un po’ più selvaggio. Si è sempre su strada forestale, le pendenze non sono mai eccessive, eppure l’aria che si respira tra questi boschi ha un profumo diverso che vi garantisco va provato!
I due punti clou di questo percorso sono una improvvisa finestra panoramica sulla Valdastico, in corrispondenza dello Spitz di Rotzo ed il Forte. Quest’ultimo lo si trova stretto in una morsa di ghiaccio, spettrale, inquietante: è uno spettacolo in pieno inverno, che da il senso del tempo che fu e con un’po’ di fantasia si può immaginare come dovevano sentirsi i soldati durante la guerra e senza le comodità e le attrezzature di oggi
Dati tecnici in breve
Partenza: Spiazzo Garibaldi (1455 mslm)
Arrivo: Forte Campolongo (1720 mslm)
Dislivello: 275 mt
Tempo: 2 ore la salita, 3 ore tutto l’anello
Ciaspolata a Malga Pusterle
La più rilassante di queste ciaspolate che oggettivamente era la ciaspolata che più trovava consensi almeno da me e signora. Nonostante Malga Pusterle sia, in estate, molto frequentata, questo angolo d’Altopiano tutto prati, riserva sempre, in inverno, dei piacevoli momenti di quiete. In più, la sua breve durata la rende perfetta per una mattinata leggera nella natura, soprattutto se hai già prenotato per il pranzo in una delle meravigliose trattorie o baite locali.
Ci vogliono circa due ore tra andata e ritorno (sono meno di 7 km in tutto).
Dati tecnici in breve
Partenza: parcheggio di fronte all’Albergo Ghertele (1133 mslm)
Arrivo: Malga Pusterle (1291 mslm)
Dislivello: 158 mt
Tempo: 2 ore andata e ritorno
Ciaspolata da Rifugio Cima Larici a Cima Manderiolo
Probabilmente la ciaspolata più panoramica che si possa fare in altopiano! Se la giornata è di quelle dal cielo cristallino, da questa gita puoi aspettarti dei panorami mozzafiato durante tutto il percorso! Per farla si può partire da due punti diversi: il Rifugio Cima Larici, oppure il parcheggio di Val Formica.
Dal Rifugio Cima Larici non esiste un solo sentiero di salita, i pendii sono aperti e si possono “attaccare” da dove si preferisce.
Il panorama dalla croce – sulla Valsugana, i laghi di Levico e Caldonazzo, la piana del Vezzena – meritano davvero la fatica, avendo voglia di far fatica ed onestamente è pur vero che volevo fare una ciaspolata ma fare tanta fatica, anche no!
Dati tecnici in breve
Partenza: Rifugio Cima Larici Larici (1658 mslm)
Arrivo: Malga Manazzo (1738 mslm) oppure Cima Manderiolo (2049 mslm)
Dislivello: circa 100 mt fino a Malga Manazzo, 400 mt fino a Manderiolo
Tempo: 2 o 4 ore
La scelta su quale ciaspolata fare
Di comune accordo abbiamo deciso di cimentarci nel secondo percorso, ovvero la Ciaspolata a Malga Pusterle, con il chiaro intento di fermarci presso il ristorante “Ghertele” al rientro della scarpinata, anche perché il ristorante è anche il punto di partenza della stessa!
Proprio su questa scelta ovvero fermarci a mangiare al “Ghertele”, abbiamo “scatenato” Raffy e la sua “Cimbricità”.
Raffy: Ma sapete la storia di “Gheterle e della Ghertelina”? Immagino di no! In realtà il “Ghertele” ha tutta una sua storia, una sua “mitologia” che è tutta intrisa di “Cimbro”.
Ed eccoci quindi tutti e quattro seduti accanto alla stube a sorseggiare un altro Kranebet antico e ad assaporare la torta Ortigara, mentre Raffy, iniziava a raccontarci la storia Cimbra di Ghertele.
La leggenda della Ghertelina del Ghertele
Una antica leggenda cimbra vuole che al Ghertele abitasse una bellissima fanciulla, la Ghertelina del Ghertele. La sua comparsa nella valle coincideva con la promessa, fatta dai primi abitanti dell’Altopiano ad un dio pagano, Thor. Nessuno sa però, in cosa consistesse la promessa fatta dagli antichi cimbri. La giovane ragazza era molto bella, era figlia del Sole e della Luna e poteva regolare a suo piacimento il bellissimo giardino del Ghertele, popolato di un’infinità di fiori colorati e profumati. La leggenda dice che chiunque passasse per il Ghertele con del rancore in cuore verso qualcuno veniva pervaso da un potente sonno ristoratore dato dal profumo di tali fiori, che diveniva potente sonnifero a chiunque avesse avuto cattive intenzioni. Fu così che l’Altopiano godette di serenità per molti anni.
Una storia magica
Qualsiasi popolo che scendeva dal nord per invadere l’Altopiano, arrivato al Ghertele, veniva stordito dal profumo dei fiori della Ghertelina e piombava nel sonno più profondo. Al risveglio un forte senso di perplessità e disagio convinceva gli invasori a ripiegare. Tutte le persone dell’altopiano erano grate alla Ghertelina per la pace che regnava sovrana. La giovane dominava la Val d’Assa dalla sua casetta di legno e accompagnava i viaggiatori con un canto malinconico che i passanti imparavano presto e riportavano da contrada in contrada. Un brutto giorno però, i fiori della valle sembravano impallidire, le canzoni della Ghertelina non echeggiavano più ed in paese si sparse la voce che la fanciulla fosse ammalata. Nessuno sapeva cosa fare. Solo ad un giovane di Roana, un ragazzo di nome Jechele venne in mente di fare qualcosa.
Ma tacque con tutti
Jechele era il più abile suonatore di liuto dell’Altopiano, peccato che ad accompagnare il strumento non ci fosse più la sua voce, scomparsa il brutto giorno che il ragazzo vide la sua casa portata via da una valanga. Aspettò la prima notte di luna piena, così che il chiarore pallido della notte potesse guidarlo nelle tenebre, poi dolcemente cominciò a suonare il suo liuto sotto al poggio della Ghertelina. Ben presto tutta la vallata si riempì di quel suono, che persino l’eco della voce del torrente sembrava accompagnare.
Dalla ciaspolata alla canzone
Raffy: aspetta, questa è la canzone che si udiva, te la dico in Cimbro e poi te le traduco:
Schon is’ zu hoan ‘z Voghele
un luzen de sain Baislen
ba ‘z machet au hia in Ghertele
singanten au vor in Raislen.
~
Bello è udire l’uccelletto
e ascoltare le sue piccole melodie
che fa quassù al Ghertele,
cantando per i ramoscelli.
Iz deme Manne pòchet
ba ghet nagene ‘me NestIen.
Klaget stark un locket,
vludanten at Plumen un Estlen.
~
Esso l’uomo rimprovera
che va vicino al piccolo nido.
Si lagna fortemente e chiama,
volando sopra fiori e rametti.
Laz sten ‘z Voghele stille
un ‘z Nestle ba ‘z prut,
as-te-se bill haban kille,
nutz an Herze von gut
~
Lascia tranquillo l’uccelletto
e il piccolo nido dove esso cova
Se lo vuoi fidente,
usa un cuore da buono.
La neve ci accompagna
Serata in pizzeria, incredibile ma vero, abbiamo scoperto che la pizza non la fanno buona solo a Napoli, anche se ad essere onesti il pizzaiolo aveva un accento montanaro assai simile a quello che si sente nei quartieri spagnoli noto quartiere della città partenopea! Usciti dalla pizzeria con una temperatura poco sotto gli zero gradi, un ulteriore magia ci stava aspettando, uno spettacolo della natura; stava nevicando!
Non so cosa ne pensiate voi, ma per me la neve emana serenità e vibrazioni positive, veder nevicare, mi fa ricordare le emozioni dell’infanzia, non so come spiegarlo, ma veder nevicare mi mette in modalità “felicità”. Mancavano solo le musichette del natale appena passato ed il quadretto era completo.
Inizia l’avventura della ciaspolata
Precisi come un fuso alle 10.00 già colazionati abbiamo raggiunto Raffy e Rosa di fronte al Ghertele che si trova a circa 10 km da Camporovere lungo la S.S. che porta al passo Vezzena.
La neve era immacolata grazie alla nevicata della sera prima, la giornata era stupendamente brillante e frizzante, ma avendo preparato bene il trolley, eravamo tutti e due ben bardati per la nostra “impresa” mattiniera.
Gli amici ci avevano procurato tutto il necessario, ciaspole e bastoni da neve, eravamo pronti ed entrare nel mondo di Ghertelina, e dopo il racconto del giorno prima avevo assolutamente intenzione di tirare le orecchie, magari avrei sentito il canto di Ghertele lungo il percorso.
Sebbene il panorama fosse privo di tracce umane, il prato innevato era “pieno” di tracce d’animali ovunque, non ne capivo gli autori, fin tanto che fronte a noi abbiamo visto una grossa lepre selvatica che ha attraversato il nostro percorso a balzi!
Quasi in coro io e Raffy, sapendo d’indispettire le due “comari” abbiamo detto in coro: Prendiamola, che in salmì è stupenda! Neppure il tempo di finire la frase e due palle di neve ci hanno centrato in testa!
Dalla ciaspolata a tavola
Dopo circa 2 ore di cammino, siamo tornati al punto di partenza ed era ora di sederci a gustare le prelibatezze locali al ristorante Ghertele, a questo punto tra un bicchiere di vino e l’altro, non so se sia stata la bellezza di vedere la natura da dentro la natura, durante il tragitto, non so se sia stata la calma, il silenzio o la spensieratezza oppure i bicchieri di vino, ma Raffy ci ha fatto una proposta per la serata ed incoscientemente gli abbiamo detto di sì: la “sfida” era quella di un’ ulteriore ciaspolata per la sera stessa, la ciaspolata al Rifugio Verena in notturna!
Il fascino della luna piena
Diamo fondo al romanticismo: tra le ciaspolate ad Asiago quella al Forte Verena è quella perfetta da fare in notturna con la luna piena e quella sera era prevista proprio luna piena!
Appuntamento alle 19.00 direttamente al rifugio Verenetta di fianco agli impianti di risalita del Verena, da dove parte la strada è sempre ben battuta dalle motoslitte che salgono al Rifugio Verena. Non avevamo mai fatto una ciaspolata in notturna e lo spettacolo che abbiamo scoperto lungo il percorso è stato cosi meraviglioso che incredibilmente non abbiamo sentito la fatica.
Il primo tratto di strada, attraversa il bosco, fin tanto che ad un tratto dopo alcuni tornanti il panorama si apre come d’incanto, mostrandoci fronte a noi il brillare delle luci di Asiago nella conca in basso, il tutto a far da contrasto con il silenzio assordante e surreale nel quale eravamo immersi, un silenzio che anche noi non volevamo disturbare.
Un consiglio: fatelo!
Era tutto talmente bello che né la fatica né il freddo potevano disturbare la nostra salita che procedeva in modo regolare fino ad attraversare una costruzione che Raffy ci spiego essere stato un ricovero per le truppe non in servizio per arrivare al forte Verena, quello che gli Austroungarici chiamavano “il dormitorio dell’altopiano” per la sua posizione e dal quale fu sparato il primo colpo di cannone il 24 maggio 1915, data di inizio della Grande Guerra.
Il Rifugio Verena è uno dei pochi della zona ad essere aperto anche la sera (in estate e in inverno) e vi assicuro che non c’è nulla di più poetico del terminare la ciaspolata con la luna piena e… un piatto fumante di tagliolini alla lepre davanti in compagnia di amici.
(III- fine)