Dal 4 febbraio, presso la prestigiosa sede espositiva Spazio Mostre Battistella a San Donà di Piave, l’interessante esposizione fotografica di Michele Mattiello. “Indossa il tuo cuore sulla tua pelle in questa vita” sono le parole della poetessa Sylvia Plath che Barbara Codogno usa per introdurre al pubblico una mostra di fotografie firmata da Michele Mattiello. L’occasione per vedere questa esposizione ce la dà “ciclo OFF#5”, format promosso da culturaincorso APS con la direzione artistica di Francesco Finotto, in collaborazione con i Musei Civici Sandonatesi e dell’assessorato alla Cultura di San Donà di Piave che proprio il 4 febbraio a partire dalle 17.30 – a ingresso libero – inaugura “Epidermica” la personale del fotografo padovano Michele Mattiello a cura di Barbara Codogno.
Indossa cuore e pelle
Scrive la Codogno: “La fotografia di Michele Mattiello è una foto del corpo sul corpo, una fotografia che fa affiorare sulla pelle le tracce del vissuto. La ricerca dell’autore, in questa esposizione, rivolge particolare attenzione a quanto ha da raccontare il derma: strato superficiale, involucro protettivo, ma anche vaso comunicante tra il dentro e il fuori. Un corpo di cui Mattiello sigilla, nello scatto, una narrazione parziale, condensata principalmente sul viso, successivamente sul tronco, talvolta sugli arti, mai nella sua interezza”.
La pelle
Epidermica, lo strato di superficie del corpo, è infatti fil rouge che connette le tre diverse sezioni di questa personale. Nella prima sezione Mattiello propone al pubblico un lavoro storicizzato, esposto in Italia e all’estero, che segna l’origine della sua ricerca.
Stiamo parlando di “Urlo” che raccoglie fotografie – sono tutti pezzi unici – eseguite attraverso il processo di trasferimento di emulsione su carta acquerello. La stampa a getto d’inchiostro viene immersa in acqua bollente. Nel momento in cui l’emulsione della stampa inizia a scollarsi dal supporto cartaceo, questa viene trasferita su carta acquerello. L’effetto che se ne ricava è perturbante. Sembra che l’autore abbia sfilato la pelle alla fotografia per farla aderire alla tela. In questo processo, la superficie della foto, che va a coincidere con la pelle del soggetto ritratto, tessuto fragile e sottile, va a lacerarsi, creando vere e proprie “ferite” sulla carta. Così come si contrae e si torce, formando sovrapposizioni, condensazioni. Una pelle ora raggrumata, ora stracciata. Mattiello ritrae i suoi soggetti mentre urlano (esperienza che dilata la faccia, le narici, la bocca, ingrossa il collo). Un atto tanto liberatorio quanto intimo.
Cuore e pelle come anima
“Dobbiamo raggiungere la profondità segreta – scrive ancora Codogno – talvolta insondabile del nostro esistere per espellere quei rumi di energia emotiva, sprofondati nelle zone oscure e remote della nostra anima: parliamo di lacrime, dolore, sofferenza, frustrazione, vendetta, rabbia. Questo lavoro di Mattiello allunga il passo verso la performance, ma aggancia anche antichi rituali di iniziazione e purificazione”.
Il bianco e nero
L’artista continua la sua indagine scegliendo di collocare il corpo nel silenzio metafisico del bianco e nero. Nella seconda e terza sezione i volti scompaiono. Adesso è solo il che corpo parla. Stavolta non urla, piuttosto si raccoglie in preghiera, cerca una vicinanza sodale che è anche specchio di un bisogno sociale. Assistiamo ogni giorno a un processo di spersonalizzazione spietata della nostra identità. I corpi che troviamo sui social sono di plastica, perfetti, senza data di scadenza. L’isolamento pandemico ha poi ancorato il corpo al mondo virtuale cambiandone sia la percezione stessa, che le modalità di comunicazione.
La seconda sezione, titolata “Mutatios Cuti”, racconta i cambiamenti dei corpi
In questo caso di quelli della pelle. Parliamo dei tatuaggi, ormai un fenomeno di massa. In questa sezione sono ritratti dei corpi che affidano alla parola incisa sulla loro pelle i significanti della loro vita. Questa riscrittura del sé sulla pelle ha il compito di creare connessioni, testimonia la ricerca di una identità collettiva che riesca a creare connessioni tra le persone, in quel deserto che è ormai l’umanità.
Quando cuore e pelle sono una cosa sola
La terza sezione chiude il cerchio: “L’equazione di Dirac”. Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo diventano un unico sistema. Anche qui il fotografo si focalizza su soggetti dei quali non inquadra il volto ma soltanto il loro tronco nudo. E anche qui Mattiello gioca sulla torsione del corpo e sulla molteplicità dei soggetti ritratti in un unico scatto. Il corpo nella sua verità meravigliosa: peli, nei, pelle raggrinzita. Vertice di tenerezza: i segni che gli indumenti hanno inciso sulla pelle, affiorano quasi come cicatrici.
Scrutando la pelle dei protagonisti ne immaginiamo vita, provenienza, dolori e gioie. La pelle ci regala indizi preziosi. Seguiamo la sua trama -la pelle è narrazione- come leggessimo le pagine di un libro che ci racconta una storia. Sono anche queste fotografie in bianco e nero. Qui però il corpo si ritrova, si abbraccia, si ricongiunge agli altri corpi. Finalmente si riconcilia.
Molto interessante e profondo….