Dopo 30 anni di latitanza Matteo Messina Denaro si è arreso. Non è più il capo dei capi mafiosi che incuteva terrore con le stragi. È un ammalato bisognoso di cure. L’esultanza della cattura è, quindi, esagerata e inopportuna. Non è escluso che sia stata la nuova cupola a consegnarlo allo stato o a convincere l’ex boss ad arrendersi per allentare la vigilanza sul territorio che le sue ricerche comportavano. La successione sarà già avvenuta alcuni mesi fa, quando al criminale di un tempo cominciavano a mancare le energie per l’insorgere di un tumore e aveva bisogno di cure. Infatti, lo hanno arrestato mentre faceva la chemio. Nella clinica di Palermo non è stato braccato il boss, ma un uomo, forse non proprio in fin di vita, ma non più in condizione di nuocere.
È inutile mentire agli italiani sbandierando l’orgoglio che i mafiosi si possono battere
Non certo con la riforma Cartabia, che consente la scarcerazione di detenuti in mancanza di denuncia delle vittime, né con quella di Nordio che vuole limitare le intercettazioni, unica difesa dello Stato contro la corruzione dilagante. Non si capisce perché, ogni volta che la destra va al governo, seppure sostenuta da persone per bene e di provata onestà, si cerca di aiutare i delinquenti a sfuggire alle maglie della legge limitando le intercettazioni e gli evasori fiscali a riciclare soldi aumentando l’uso del contante. Dice Nordio, magistrato in pensione, che è opportuno limitare l’abuso delle intercettazioni. Lui ne abusò quando era in attività? Con quale vantaggio personale i suoi colleghi oggi dovrebbero abusarne?
La democrazia non è più forte dei mafiosi
Tanto è vero che Messina Denaro, nonostante gli ergastoli, l’ha fatta in barba allo stato per 30 anni. Quei poveri esaltati, che hanno creduto che la mafia si possa battere, come le più alte cariche dello stato continuano a dire mentendo, hanno avuto un funerale di stato di prim’ordine. Anche I mafiosi, infatti, in democrazia godono delle garanzie istituzionali.
Il precedente storico
Non ci sono esempi di sconfitta della criminalità nel mondo libero assieme alla corruzione che dilaga ovunque. Non ce n’è in Cina, né ce n’era nell’Italia fascista. Mussolini riuscì a debellarla con le leggi speciali e il confino di polizia senza processi. Quando sbarcarono gli alleati in Sicilia nominarono sindaci molti boss. Al ripristino della democrazia ripresero le loro attività criminali. Noi, invece, nel tentativo di migliorare una giustizia che non sappiamo far funzionare, agevoliamo la libertà dei criminali.
Spiegateci come ha fatto
Tutti coloro che si arrogano il merito della cattura di Messina Denaro dovrebbero, invece, spiegare come mai non siano riusciti a prenderlo per tanti anni, nonostante tutti i mezzi tecnologici di cui oggi le polizie dispongono. Quest’uomo ferito e ormai imbelle si è burlato delle istituzioni per troppo tempo perché sia stata solo sua abilità.
Nonostante una campagna elettorale col crocifisso e il Rosario in mano, i vertici politici dell’Italia cattolica non conoscono misericordia. Il guardasigilli, infatti, ha relegato al 41 bis l’ex super latitante. Il carcere duro non è una misura di sicurezza ma una vendetta, dato che il detenuto, affetto da più di un anno da tumore al colon con metastasi al fegato, ha bisogno di cure e non è in grado di evadere.
Un capo mafia non può diventare vittima
Più sensibile la ASL dell’Aquila – città con un ospedale particolarmente attrezzato per l’oncologia – ha già allestito accanto alla cella del carcere una stanza-ambulatorio dove Messina Denaro potrà fare la chemioterapia e ricevere le cure adeguate. Speriamo che la Premier – che appare per ora la persona più saggia del governo – si renda conto che, continuando l’esultanza inappropriata per l’arresto e ora anche le esagerate misure di sicurezza, si corre il rischio di rendere il criminale, non più l’autore delle stragi di Capaci e via D’Amelio, ma una vittima delle angherie dello stato.
La mafia è un fenomeno culturale
Non bisogna stimolare la mafia a reazioni criminali, ma – con la complicità delle madri e l‘immissione di cultura – convincere i figli dei boss, che i mafiosi non hanno futuro. Persino arrivando alle vette dell’organizzazione, neppure i capi, liberi o latitanti, godono di una vita confortevole. Ma in Italia finora con la cultura non si è mangiato. Oltre che al ministro della Giustizia la gestione del caso Messina Denaro dovrebbe essere anche di competenza del ministro Sangiuliano. Infatti, il fenomeno mafioso non è solo un problema criminale ma culturale. Solo la cultura può vincere la mafia, non basta la democrazia.