Il 2023 annuncia grandi novità sul fronte (mai abbandonato) delle isole minori della laguna.
Tra le isole minori iniziamo con le Grazie
Cominciamo dalle Grazie, ovvero S.Maria della Cavana, per tutti i veneziani già Ospedale delle malattie infettive con il mitico primario, prof. Franco Franco. Maniere affabili, amato da tutti. A un tiro di schioppo dalla Giudecca, venne chiuso dall’Usl “provvisoriamente” nel 1987 e definitivamente nel 1999 perché i costi di gestione erano insopportabili e i reparti sanitari, con le nuove tecniche, potevano tranquillamente essere seguiti al Civile o all’ospedale all’Angelo. Senza bisogno di drastici isolamenti acquei e disagi dei collegamenti per utenti e degenti.
Gli anziani ricordano il vaporetto linea 12, direzione ospedali: Grazie, San Clemente, Sacca Sessola, Poveglia, San Servolo e ritorno. In caso di nebbia era molto dura.
E qui comincia la lunga via crucis dell’abbandono
Il 1999 è un anno cruciale per la laguna. La famiglia Benetton che aveva rilevato S.Clemente la rivende (con utili) al Gruppo Internazionale turco Permak che la trasforma in un hotel super lusso. “Palace Kempiski Venice”, questo il nuovo esotico nome.
Dopo S.Clemente tra le isole minori tocca a Sacca Sessola
Sacca Sessola, già ospedale pneumologico dell’INPS, capace di ospitare 300 degenti affetti da tubercolosi polmonare, viene messa in vendita. É la più grande e nuova nata delle piccole isole con i suoi sedici ettari. Venne ricavata dalla sacca di materiali di risulta a fine ‘800 con gli scavi del canale Vittorio Emanuele. Nel 1998 fu rilevata dalla Cit e poi rivenduta per farne un…altro albergo di lusso. E divenne “Marriott Venice Resort Spa”. Cinque stelle non bastano. Via per sempre il brutto nome Sacca Sessola, riappare quello più poetico e voluto dai frati cappuccini “Isola delle Rose” (ultimo residente e resistente, padre Policarpo, novantenne, già cappellano militare nella triste campagna di Russia, dove aveva salvato la statua della Madonna del Don, ora a Mestre, ndr).
Torniamo alle Grazie
La nostra più modesta isola delle Grazie, poco più con un ettaro, con cinque edifici principali, invece venne messa all’asta dall’Usl e non senza polemiche. Un vincolo imposto anche dalla Soprintendenza chiedeva l’apertura al pubblico per almeno tre giorni alla settimana. A parte l’antica cavana (da cui il toponimo) la chiesa delle suore cappuccine venne distrutta nel 1849 da una esplosione. I francesi avevano trasformato l’isola in caserma e il 1849 fu un anno difficile anche per gli austriaci.
Storia contemporanea ora
Nel 2007 Giovanna Stefanel titolare di Giesse Investimenti srl si aggiudica l’isola messa all’asta, con procedure avviate già nel 2004. Apriti cielo! Cominciano le polemiche. Singolare il fatto che non ci furono le stesse diatribe con Sacca Sessola e S.Clemente con i potenti gruppi finanziari mondiali. Un imprenditore pugliese, tale Marino Congedo, titolare della Sap, arrivato secondo all’asta, ricorre al TAR e poi al Consiglio di Stato. Il direttore dell’Usl, Antonio Padoan aveva fissato il prezzo di partenza, già nel 2002, a 10 milioni di euro. Giovanna Stefanel si aggiudica l’isola “al ribasso” per 8,7 milioni di euro. Con l’obbligo di restaurare tutti gli immobili fatiscenti, tettoie in eternit comprese. Interviene di nuovo con un vincolo paesaggistico la Soprintendenza.
Isole minori nel tornado. Finisce così? Macchè
Pratica risolta nel 2012 dal sindaco Giorgio Orsoni, che di mestiere fa l’avvocato civilista. Ancora non ci siamo e da questo momento l’isoletta potrebbe essere il titolo di un romanzo: per Grazia non ricevuta. Nel 2018, coupe de theatre, il TAR Veneto annulla la cessione di undici anni prima. Ma l’anno successivo (e siamo nel 2019), con saggia e tempestiva velocità, il Consiglio di Stato, ridà ragione a Giovanna Stefanel e torto al tribunale amministrativo locale.
Ci state ancora seguendo? Bene. Ecco, dopo 20 anni di romanzo burocratico, stanno per finire i lavori di restauro. Intenzione di Giovanna Stefanel, alla quale deve essere dato un premio per la perseveranza, è di avviare alle Grazie, un centro per artisti con tanto di mostre e incontri, legati anche alla Biennale.
Le isole minori tra Murano e Burano: San Giacomo in Paludo
La seconda storia, positiva, riguarda l’isola di San Giacomo in Paludo, nel canale omonimo tra Murano e Burano. Isola medioevale, già centro per i pellegrini diretti in Terrasanta e custodita dai Cistercensi prima, e dai frati minori conventuali poi. Tutto si ribalta come al solito quando arrivano i francesi con Napoleone. Addio convento, pronta la caserma. Durerà fino al 1961. Anno dell’abbandono del Demanio militare. Nel 1975, grazie alla Biennale, un coraggioso artista di fama mondiale, Jerzy Grotowsky, organizza uno spettacolo teatrale in isola: Apocalypsis cum figuris. Io c’ero, tutti gli spettatori al lume di candela. Poi seguono anni di ruberie e di abbandono. Sparisce perfino la statua della Madonna, poi recuperata.
E la Laguna Nord ringrazia
Nel 2020 un imprenditore piemontese, Agostino Re Rebaudengo, la ottiene dal Demanio civile. Il suo sogno è creare un laboratorio di cultura ecologica e sostenibile. Centro di arte, musica, cinema, teatro e cultura contemporanea. Nel 2021 cominciano i lavori di restauro. “Vorrei che l’isola diventasse – dice Patrizia Sandretto Re Rebaudengo – un punto di incrocio, incontri, scambi. Una rotta tra le acque e i canali della laguna nord”. Coraggio d’impresa e sogno al limite del visionario? A Torino, come esperienza fattuale, esiste dal 1995 la Fondazione Sandretto con fortunata sede espositiva. Nel 2023 l’attesa ripartenza della rinata San Giacomo in Paludo. La laguna nord ringrazia.
Perseverate nel vostro lavoro sulle isole.