300 milioni di cinesi sono positivi al Covid, ma quel governo, come pure il nostro, ha tolto ogni divieto, persino di viaggiare e recarsi all’estero. Tanto che, su un aereo arrivato a Malpensa da Shangai, più della metà dei passeggeri erano contagiati. Sembra un’operazione bellica in cui, anziché armi chimiche di distruzione di massa, si inviano esseri umani portatori di virus. Intanto, in Cina si calcola per difetto che muoiano almeno cinquemila persone al giorno. Ma, per non svelare la realtà delle loro condizioni sanitarie, le autorità comuniste non forniscono dati ufficiali seppure mandino in giro per il mondo gente infetta. Ma questa è democrazia?
Adesso c’è il rischio di riaprire anche in Italia un problema che il nostro governo filo no vax riteneva risolto
Si percepisce una strana e insolita analogia con l’atteggiamento della dittatura comunista che all’inizio della pandemia nascose di esserne all’origine. Era stato proprio un medico cinese a localizzare il virus e darne notizia al mondo. Per questa grave trasgressione, prima di morire per il virus che lo aveva contagiato, il medico fu radiato dalla ricerca e imprigionato.
Fu democrazia anche quella del 2003?
Per il sospetto di Tony Blair che Saddam Hussein nascondesse armi chimiche, nel 2003 gli Stati Uniti di Bush jr invasero l’Iraq, come adesso Putin l’Ucraina. Pur non avendone trovate, processarono ugualmente l’establishment iracheno e caddero molte teste, persino quella di Saddam Hussein, che era stato messo lì da noi per difendere gli interessi e la sicurezza dell’Occidente.
Sono questi i guai che i mediocri procurano se, per un caso fortuito, qualcuno li sopravvaluta e finiscono nella stanza dei bottoni. Vietato l’ingresso ai mediocri dovrebbe essere scritto a lettere cubitali sul portale di Palazzo Chigi, all’Eliseo, alla Casa Bianca, al n. 10 di Downing Street e in tutte le sedi di governo del mondo intero. Ma poi si dovrebbe vigilare con attenzione che non si intromettano con furbizia.
Democrazia è anche difendersi
Oggi non siamo in grado di vietarlo anche a Xi Jinping, che è l’uomo più potente del mondo. Ma, se i no vax ce lo consentono, possiamo difenderci dal virus che per la seconda volta parte dalla Cina. Non si tratta di combattere il Covid, di cui ormai siamo conoscenti, ma il comportamento dei gerarchi comunisti che rischiano di indebolire le difese immunitarie dell’Occidente e anche quelle del nostro paese già indebolite dall’incuria del nuovo governo nei confronti della pubblica sanità.
Soddisfatto il sottosegretario Gemmato, cui mancava la prova contraria sull’efficienza del vaccino
Non era del tutto convinto che senza vaccino ci sarebbero stati più decessi. Ora il farmacista lo sa. Ce ne sarebbero stati molti di più, come adesso in Cina, dove appena il 35% della popolazione è vaccinata e la povera gente muore come mosche.
Visto che curiosità e indecisioni sono state chiarite, l’Italia può riprendere a difendersi, come ai tempi in cui governavano quegli sprovveduti del PD e del M5S, che violentavano gli italiani – come i deportati della Shoah – obbligandoli a vaccinarsi. Ora alle teorie sociologiche secondo cui i pericoli vengono soprattutto dal Sud del mondo, si aggiunge la realtà politica più grave che viene dall’Est.
Democrazia o slogan?
Nel rivoltare l’Italia come un calzino – c’era anche chi voleva aprire il parlamento come una scatola di tonno – abbiamo cominciato dall’unica situazione che funzionava e che, infatti, tutta l’Europa ci copiava. Ormai più dei risultati fa effetto la politica a slogan che gli scriptwriter suggeriscono. Siccome la Premier non è d’accordo col MES, la legge europea salva stati, anziché dire di non avere intenzione di accettarla, dice “la firmerò col sangue”. Molti non capiscono che cosa voglia dire, altri sospettano che le sia finito l’inchiostro e, pur di firmarla, usa il suo sangue. Ma tutti sentono che deve trattarsi di un’iniziativa eroica per il bene del paese e dell’Europa.
Un paragone storico
Come Maria Antonietta durante le rivolte che precedettero la presa della Bastiglia, neppure la nostra premier teme le manifestazioni che i sindacati annunciano a commento di una manovra frettolosa, incompleta e deludente, che dimentica le condizioni allarmanti in cui versa la sanità, il lavoro, la corruzione. Investe, invece, un miliardo di euro per aiutare le società di Calcio di Serie A a pagare i debiti, anziché biasimarne la gestione per gli ingaggi e gli stipendi milionari, fuori da ogni realtà.
Non sottovalutiamo le manifestazioni di piazza
I sindacati non sono la sinistra, rappresentano milioni di lavoratori di qualsiasi colore politico che criticano la legge finanziaria del governo che non li soddisfa. La manifestazione di piazza, non è una minaccia, né una sfida ma un suggerimento a fare un po’ meglio in favore delle esigenze popolari. Se non temute né ascoltate le manifestazioni possono scaturire in rappresaglia. Non è una gara a braccio di ferro.
Gli anni di piombo
La premier era appena nata quando dal 1977 al 1982 l’Italia visse momenti drammatici col terrorismo – di sinistra e di destra – che mise a soqquadro il paese e stava per mettere in pericolo le istituzioni democratiche. Morì pure tanta povera gente verso cui le stragi erano dirette, proprio come quelle odierne di Putin per coinvolgere la popolazione ucraina nelle responsabilità della guerra. Come se gli italiani fossero responsabili delle scelte politiche. In quegli anni l’Italia fu dilaniata dai cosiddetti anni di piombo e dalla strategia della tensione. Certi storici indicano nel ’68 le origini che poi progredirono in parallelo con la guerra fredda tra gli Stati Uniti e l’URSS.
Quando la Democrazia non deve sottovalutare certi pericoli
Durante una manifestazione di protesta, il 14 maggio 1977 a Milano, al posto dei sassi tradizionali, fu usata per la prima volta un’arma contro la polizia. La scena di Giuseppe Memeo che punta la pistola contro i poliziotti fu immortalata dal fotografo Paolo Pedrizzetti. L’immagine divenne l’icona degli anni di piombo. Da allora l’Italia si macchiò di tanto sangue innocente. Ecco perché le manifestazioni non debbono essere prese alla leggera. Sottovalutarle non è un atto di coraggio ma di superficialità.
Allora andiamo avanti con gli slogan per la “democrazia”
È meglio riaprire la questione Covid e l’allarme sanità, che, per non offendere la sensibilità dei no vax, nella manovra non sono neppure citati, come se ormai li avessimo risolti. Invece, come i comunisti cinesi, abbiamo finto che fossero già risolti. Per mostrare che siamo migliori dei nostri predecessori, dovremmo reagire politicamente per arginare il pericolo che viene dalla Cina e proteggere gli italiani dal contagio. Ma per ora non ce n’è il tempo. Ecco perché procediamo per slogan.
La questione no vax
Tanto, ormai i no vax sono stati indennizzati più di quanto meritassero per le angherie subite dai precedenti governi e continueranno a votare alla stessa maniera anche alle regionali, visto che, secondo i sondaggi – questi risultati non saranno per caso compiacenti? – meno si fa e più aumentano i consensi. Altre prerogative che gli elettori apprezzerebbero sono la ricerca di formule migliori per il futuro.
Sembra apprezzata anche qualche bugia
Ho la massima fiducia nei miei alleati, diceva in conferenza stampa di fine anno la nostra premier. Infatti, al Senato – come alla Camera – in quello stesso momento si votava la manovra “con la fiducia”, che si pone proprio per evitare che, per la distrazione di qualcuno, la legge non passi, cioè per mancanza di fiducia.
Forse neppure Mussolini…
Continuiamo a mentire come facemmo durante la campagna elettorale quando spergiuravano di non essere più fascisti, di ricordare con orrore la dittatura e le leggi razziali. Però gli elettori sapevano che non era vero e che dopo il 25 settembre sarebbero tornati a essere come siamo sempre stati. Il passato continua ad affascinarci più del futuro cui dovremmo pensare con maggiore speranza. Anche perché sono convinto che al giorno d’oggi neppure Mussolini sarebbe fascista a quel modo e guarderebbe il suo ventennio come noi ricordiamo i giochi infantili e le bravate da adolescenti.
Inutile negarlo. A molti la democrazia non va giù
Al Congresso di Fiuggi è stata fondata Alleanza Nazionale per abiurare le nostalgie proprie del Movimento Sociale, legato più alla Repubblica di Salò, nata in consocietà col nazismo, che al fascismo. Erano sinceri, ma prevaleva sempre quell’istinto di cui siamo ormai dipendenti. Essere fascisti della Marcia su Roma, cioè immoti dal 1922. Anche se è convenuto a tutti aver perso la guerra, c’è ancora chi quel 25 aprile non riesce a digerirlo. È inutile negarlo. Anche se sappiamo che, dopo avere occupato l’intera Europa, i nazisti si sarebbero impadroniti anche del nostro paese, messo da parte Mussolini e schiavizzato gli italiani.
L’esempio di Vittorio Foa
È significativa e rimasta nella Storia la conversazione tra Vittorio Foa e un ex gerarca fascista che si rifiutava di riconoscere nel 25 aprile la festa nazionale. Invece, ti converrebbe festeggiarlo – gli disse Foa – perché se aveste vinto voi oggi io sarei ancora in galera. Siccome abbiamo vinto noi, tu sei senatore della Repubblica. In effetti, è convenuta anche a loro la democrazia. Se no, quando diventava presidente del Senato La Russa, Meloni premier e tanti altri ministri? In quale altro sistema il fratello potrebbe fare il saluto romano in una riunione di fascisti? La democrazia – riconosciamolo – è preziosa anche per chi la rinnegava.
Invece, non dimentichiamo che a vincere non furono solo gli anglo americani
C’era anche la Resistenza, che, però, non era solo di sinistra. C’erano pure cattolici e liberali tra chi ha combattuto il nazismo. Abbiamo dimenticato che fu Togliatti, storico segretario del Partito Comunista, e nel 1946 anche ministro della Giustizia dell’Italia libera, a proporre al presidente della Repubblica l’amnistia per chi era accusato di reati politici perché cittadini italiani che furono costretti a essere fascisti. Fu un gesto di grande italianità che, ingrati, non ricordiamo.
Democrazia è anche eleggere Fontana
Ritengo che la maggior parte di questi atteggiamenti non siano sentiti. È solo una ripicca per il successo ottenuto dopo tanti anni di parcheggio fuori dall’arco costituzionale. È vero che La Russa fu ministro della Difesa dal 2008 al 2011. Ma a vincere era stato Berlusconi. Adesso, invece, comanda lui. Eleggere un fondamentalista cattolico alla presidenza della Camera è stato un dispetto. Infatti, non conviene neppure alla Meloni, ma è una provocazione.
La ripicca
Come dire Abbiamo subito noi in tutti questi anni. Adesso che abbiamo vinto facciamo come ci pare e gli altri debbono subire. Ci stiamo togliendo tanti sfizi e sassolini dalla scarpa – quando ci ricapiterà? – approfittando della debolezza di Berlusconi, che ormai è privo delle energie necessarie per reagire. Non è giusto perché non c’è riconoscenza verso chi ha il merito esclusivo del successo odierno.
Non tocchiamo l’educazione scolastica
C’è un pazzo in parlamento che vuole imporre una nuova disciplina nelle scuole, addirittura alle elementari. Per carità, Signora Presidente. Di tanti tipi di educazione necessitano i ragazzi italiani, tranne di quella finanziaria, per imparare a rubare sin da bambini. Purtroppo, avendo il suo partito come priorità assoluta il cosiddetto semi presidenzialismo alla francese – significa che conta uno solo e il parlamento ridiventa un’aula sorda e buia che non conta nulla – è costretta a cedere su qualsiasi richiesta dei suoi alleati. Invece, se lei conta qualcosa, cerchi di fare gli interessi del paese. È così che diventerà una vera leader e il suo partito finalmente considerato democratico. Se no, anche lei rischia di essere messa prima o poi da parte.
Le intercettazioni
Ogni volta che noi di destra andiamo al governo, il primo provvedimento è la limitazione delle intercettazioni per rendere più difficile alla Giustizia il compito di individuare i responsabili di atti criminali. Meno male che nessuno si chiede come mai persone per bene come noi si prestino a proteggere chi ruba. Questo non è socialist job, come noi definiamo lo scandalo scoppiato al Parlamento Europeo, di cui per ora si conosce solo la parte socialista. Per di più, insinuiamo che bisogna ridurre gli abusi. È solo la magistratura a usare le intercettazioni. Finora ne ha abusato?
Democrazia non è manomettere la Costituzione per motivi personali
Per manomettere la Costituzione e realizzare il suo sogno di presidenzialismo – per eleggere chi? – oltre ai voti di Italia Viva e Azione, che non bastano, dovremo mendicarne altri. Ma sarà una mendicità che ci verrà a costare cara, quindi non proprio onesta (Italian job?). E poi, non si vede all’orizzonte l’uomo o la donna forte in Italia adeguati a questo ruolo. Vale la pena svilire la funzione del parlamento? A decidere è solo il Presidente, che ha pieni poteri tali da consentirgli di non andarsene più. Ma siete proprio certi che ad arrivare primo sia uno di voi tre, Meloni o La Russa o Crosetto?
E Berlusconi?
Poi, chiederò in confidenza a Berlusconi – e vi farò sapere – che interesse ha lui di cambiare assetto istituzionale, godendo della simpatia di Mattarella, che lui ha fatto rieleggere al Quirinale. Ci sono troppi interrogativi che non trovano una logica risposta. Se riusciamo a raggiungere i due terzi dei voti necessari in parlamento per le modifiche costituzionali, ci conviene inserire anche un articolo che impedisca a un uomo o donna non di destra di candidarsi. Perché rischiamo di fare tutto questo casino per poi vincere uno di sinistra.
Democrazia e accise si e accise no
Per la simpatia e la fiducia che ho in lei – e che neppure una figuraccia può alterare – le suggerisco, gentile Premier, di non giustificarsi quando smentisce le promesse elettorali. Tanto, si dimentica tutto. Invece, giustificandosi lei ce le ricorda. Dileggiando il governo che manteneva le accise sulla benzina lei prometteva di toglierle. Fu, invece, Draghi a toglierle e lei a rimetterle per esigenze giustificate. Però anche quel governo che lei dileggiava aveva le sue ragioni. Quindi, dopo quell’incauto video, lei può aumentare o imporre qualsiasi tassa, tranne sulla benzina, da cui, infatti, anche i suoi alleati si dissociano.
E’ un significativo album di visi e comportamenti
Grazie
Caio