È in corso a Bassano del Grappa (fino al 2 maggio) una mostra di antichi dipinti che portano la stessa firma, quella della famiglia d’artisti del Rinascimento che fiorì appunto tra Bassano e Venezia: si tratta dei famosi pittori Da Ponte (ma anche Dal Ponte) che sotto il nome Bassano coprono alcune generazioni: un’intera famiglia, un’unica bottega “specializzata” in soggetti religiosi oggi visibili in tante chiese e dimore patrizie del Nordest oltre che nei musei italiani, europei e del mondo.
C’è un aspetto curioso di questa loro attività artistica, ed è… la contabilità, tenuta a partire dal capostipite Francesco il Vecchio e proseguita dal primogenito Jacopo e figli. Un lavoro burocratico ben documentato grazie al grande studioso vicentino Michelangelo Muraro che ha curato – con validi collaboratori – la pubblicazione dell’unico libro dei conti arrivato fino a noi dei quattro originali: Libro secondo di Dare ed avere della Famiglia da Ponte con Diversi per Pitture fatte. Un ponderoso, raro e vivo tomo pubblicato proprio nella città di Bassano dall’editrice G. B. Verci nel 1992, con una Nota al testo di Daniela Puppulin.
Lo sfoglio in questi giorni (commoventi le pagine del manoscritto) e subito si squaderna un mondo e un tempo così descritti da Muraro: “Un’epoca atea e antinatura come la nostra ha dell’arte di Bassano la rivelazione, la testimonianza di un momento storico e di un territorio ove tutto era inquadrato e vissuto in chiave religiosa”. Il che spiega benissimo “l’impegno mistico del tocco di Jacopo” evidenziato nella Presentazione dal prof. David Rosand della Columbia University.
Il fascino artigianale dell’antica bottega è assicurato.
Nerina, come un affresco
L’amore di Anna Mazzotti per i genitori, di cui custodisce e rinverdisce la memoria, ha dato vita a un libro in onore della madre, Nerina Crétier, nel quarantesimo della scomparsa: Rosso e grigio, edizione fuori commercio curata dall’editrice Nuovi sentieri (Falcade 2022).
Si tratta di una raccolta di prose chiare e vibranti di vita vissuta in cui la moglie di Bepi Mazzotti ha fatto rivivere e salvato dall’oblio luoghi e persone – in primis il fratello Amilcare, alpinista caduto sul Cervino – che stanno sospesi nella memoria come le figure degli affreschi in una casa di montagna: semplici ed evocativi.
Già, le montagne: per Nerina, valdostana “un po’ quacchera come il nonno”, sono mondi di intensa bellezza da sfidare, da conquistare, teatro di imprese alpinistiche e di vite vissute in simbiosi. Nel libro, la sua voce narrante ci fa condividere le sue esperienze, i suoi stupori: “Le montagne scendono a grandi quinte dalla luce alta del cielo, fino al solco dove il fiume se ne va con ampi giri verso il mare…”. Dalle Alpi, sua patria, è arrivata, giovane sposa, alle “nostre” Dolomiti dove, al primo incontro, ha provato una fortissima emozione: “Non urlo, ma mi stringo in me…”
L’esperienza di questa donna coraggiosa e gentile si fa letteratura, il vissuto si colora di poesia. Il suoè un raccontare dettato dalle emozioni, ricordando e dimenticando: “Per fortuna non riusciamo a ricordare tutto, e così ho dimenticato tante strane cose”.
Ma noi, che l’abbiamo conosciuta, sempre insieme al suo e nostro Bepi Mazzotti, oggi ne rievochiamo la presenza nelle vite dei molti che l’hanno incontrata, e la scrittura ci porta i colori di un mondo diventato nostalgia.
La mangiatrice di realtà
Le parole sono come le nuvole cariche di pioggia, e di tempesta, che portano ombre di paura sul mondo. Ce ne sono alcune che divorano le altre, e sono le parole cannibali. Come quella che dal 24 febbraio 2022 ci sta avvelenando i giorni e ipotecando il futuro: l’innominata si nutre anzitutto della pace, spaccando i confini della convivenza, di conseguenza sta inghiottendo tanta umanità; poi assorbe e annulla le certezze proprie di un’epoca di relativi equilibri internazionali; poi si ingozza di terra, bruciata dalle bombe e sventrata.
Scompaiono nel suo ventre mai sazio le città e i villaggi, le strade, i monumenti, e migliaia di creature, intere popolazioni violentate e disperse. E ancora il cielo squarciato dai missili, che è oltraggio alla natura e alla civiltà; ancora altro cibo per la gran divoratrice sono le risorse, materiali e morali, create dagli uomini per loro sicurezza e da loro stessi distrutte…
Gli animali e le piante non fanno la guerra, siamo noi, nel mondo, gli inventori sapiens del massacro rituale degli altri umani (inni, bandiere, benedizioni…), uno contro l’altro armato: un vergognoso primato che è utopia cancellare.
Questa pena privata
(poesia)
Questa pena privata, così irragionevole.
Foglie. Rottami. Notizie di massacri.
Uomini in orbita. Milioni di affamati.
Sfavillante epopea della plastica,
delle leghe leggere. E ancora rottami
dopo il fuoco e lo slancio.
Ma il mondo è lì. Tremare per l’autunno
non è più che un gioco.
Giuseppe Surian
Da Poesie, Eidos edizioni 2006
Grazie di cuore a Ivo Prandin,per aver conservato nel tempo il ricordo di mamma Nerina e di averlo raccontato a noi,con le sue parole profonde e affettuos