Il suo sogno era in occasione dei 1600 anni dalla nascita di Venezia. Vedere navigare in Bacino San Marco, un nuovo Bucintoro. L’esatta copia che nel gennaio del 1798, per totale dispregio alla Repubblica Serenissima, i francesi rivoluzionari di Napoleone Bonaparte, bruciarono dopo averlo prelevato dalla sua dimora fissa in Arsenale, per recuperare l’oro e i metalli preziosi di cui era adornato. Bruciacchiato all’isola di San Giorgio Maggiore. Fu convertito in modesta cannoniera lagunare e chiamato Hidra. Amen.
Il lagunare
Il sogno di Giorgio Paternò, siciliano-lagunare doc, già comandante dei mitici Lagunari del Lido (ovvero Fanti da Mar) era cominciato nel 2004 con la costruzione di una sezione del Bucintoro, esibita in Piazza San Marco e poi trasferita alla Teza delle Galeazze all’Arsenale, in previsione della sua rinascita.
Il Bucintoro
Mecenati francesi della Dordogna, vicino a Bordeaux (uno storico senso di colpa cominciato nel 1797…) avevano garantito la costruzione con 600 querce il legno pregiato. La nascita della Fondazione assicurava la ricerca dei fondi. Ci volevano tanti soldi. I più ottimisti parlavano di 5 milioni di euro. Il primo a crederci fu l’armatore di Pellestrina, Gavino de Poli, poi costretto per oscure vicende finanziarie a trasferirsi in Olanda. Il nuovo Bucintoro, per rispettare la tradizione, doveva essere lungo 35,80 metri, largo circa 8 ed essere trasportato da 168 remi. Una bella scommessa. Esiste un modello in scala 1:30 costruito da Imperio Beraldo, un artista conosciuto in tutto il mondo. Artigiani e squerarioli veneziani avrebbero beneficiato della sua rinascita.
Oggi l’ex comandante Giorgio Paternò, 86 anni ben portati, continua a sognare
Il coraggio non gli manca. Come nel lontano 1943 quando suo padre, nobile siciliano di Messina, fu messo al muro, con minaccia di fucilazione, con tutta la famiglia, per aver sfamato degli sbandati di guerra.
La storia del lagunare che sogna il Bucintoro
Arrivato a Venezia nel 1956 si sposa con una profuga istriana. È tra i fondatori della base anfibia militare di Sant’Andrea, isola dove ha passato tanti anni della sua vita. Successivamente è tra i fondatori del Comitato della Sensa, per rilanciare la festa veneziana, in cui il doge, a bordo del Bucintoro, rinnovava solennemente il matrimonio con il mare.
Nel 2004 nasce quindi la Fondazione Bucintoro e il generale Paternò non è uno che abbandoni facilmente il campo di battaglia. La sua vita è raccontata in un libro di appena 480 pagine di Paolo Mameli “L’uomo che si legò alla colonna”. Insomma una vita piena.
Ricostruire il Bucintoro
Nel 2017 viene ricevuto dal sindaco Luigi Brugnaro e illustra nelle apposite commissioni consiliari, il suo sogno. Ricostruire la gloriosa imbarcazione della Serenissima, produrrà – sosteneva cinque anni fa – un indotto non da poco. L’Imbarcazione verrà custodita all’Arsenale (esiste ancora dal ‘700 la Teza del Bucintoro) e potrà essere visitata da turisti e scolaresche. Produzioni cinematografiche e organizzazioni culturali, potranno usarlo, a pagamento.
Il sogno e il vino
L’ultima personalità ad interessarsi del progetto è stato l’ambasciatore Umberto Vattani, all’isola di San Servolo. Da qualche anno il silenzio. Diamo una mano al lagunare-sognatore?
Fossero tutti i Veneziani come il Siciliano…Giorgio Paternò !!! WSM