Medusa in greco antico significa protettrice e guardiana, ma è opportuno non fidarsi troppo della sua amicizia. Aveva il potere di tramutare in pietra chiunque incrociasse il suo sguardo. Perseo riesce a sconfiggerla tagliandole la testa. Gli dèi lo aiutano nell’audace impresa donandogli preziosi sandali alati, un elmo magico, uno scudo lucido come specchio e un falcetto affilato. Antonio Canova quando realizza il “Perseo Trionfante” lo ritrae bello come Apollo e forte come Marte. La mano destra con la spada falcata, la sinistra con la testa di Medusa. Certamente una delle sue sculture più inquietanti, piena di fascino e mistero. Una seduzione infinita che abbiamo provato visitando la mostra: “CANOVA E VENEZIA 1822- 2022. Fotografie di Fabio Zonta”.
Canova e l’incontro con la fotografia di Zonta
“Perseo Trionfante” è infatti l’incipit di questa imperdibile esposizione, il primo incontro con le immagini realizzate dal fotografo bassanese Fabio Zonta che grazie al suo talento imprigiona simultaneamente purezza classica e modernità. La sua narrazione è vera opera d’arte.
Un sontuoso colpo d’occhio, le fotografie sono disposte nello scintillante Salone da Ballo del Museo Correr a Venezia, luogo d’eccellenza del culto canoviano per la presenza di alcuni suoi capolavori. Il salone è uno spazio quasi fiabesco, affrescato, con decorazioni in stile impero, i lati impreziositi da logge che poggiano su colonne corinzie concepite per accogliere l’orchestra.
Le immagini di Fabio Zonta sono imponenti quasi come le sculture stesse
“Esperto nell’evocare ciò che è lontano, l’autore ha rubato l’anima ad alcune invenzioni di Canova con una intuizione visiva: una sola fonte di luce, nella stessa posizione”. Così le opere rivivono davanti a noi, trasfigurando il gesso e il marmo in pura idea. Il seducente gioco di specchi del grande spazio amplifica le meraviglie di questo percorso canoviano, classicità e sentimento contemporaneo attraverso un mosaico di suggestioni: Amore e Psiche, Venere Italica, Paride, Dedalo e Icaro, Euridice, Orfeo, Amorino Alato.
Canova e Zonta: binomio perfetto
Fabio Zonta presenta i marmi di Canova in una luce del tutto nuova, attraverso la sua lente interpretativa. La forma stilistica prende origine dalla pratica still-life. Grazie all’utilizzo di luce e prospettiva, crea immagini che restituiscono la purezza e l’essenza delle sculture canoviane trasportandoci in un contesto contemporaneo. Una sintesi perfetta tra scultura, disegno e pittura attraverso l’uso sapiente della fotografia. La potenza della materia si trasferisce magicamente nella forza del chiaro – scuro e della luce.
A cura di Andrea Bellieni e Camilla Grimaldi, la mostra è realizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia con il sostegno della Venice International Foundation. Doveroso omaggio celebrativo che si inserisce tra i grandi eventi che stanno accompagnando tutto il 2022, anno del bicentenario della morte di Antonio Canova.
La storia di Canova. Oltre le foto, la trama di un film
Lo scultore si spegneva il 13 ottobre 1822 a Venezia, era ospite dell’amico Floriano Francesconi, celebre proprietario dello storico Caffè Florian. Le cronache del tempo raccontano di una Venezia che lo pianse come l’ultimo grande artista. Aveva regalato al mondo icone di bellezza universali e nello stesso tempo era stato l’artefice di una delicata operazione: il ritorno in Italia di tante opere trafugate da Bonaparte come bottino di guerra.
Grazie a Canova, inviato a Parigi come commissario dello Stato Pontificio, sono tornati in patria capolavori come l’Apollo del Belvedere, il gruppo del Laocoonte, la Trasfigurazione di Raffaello, a Venezia i cavalli di San Marco e il leone alato della colonna.
Non è la prima volta che lo scrivo, anche sulle pagine di enordest.it, ma trovo l’episodio romanzesco, un bravo regista potrebbe realizzare un film strepitoso. Canova riesce a catalogare in Francia 250 opere, compito difficile e pericoloso considerando l’opposizione del direttore del Louvre che lo considerava un furto. Alla sua ostilità si associarono i parigini infuriati che tentarono di bloccare l’uscita delle opere dal Museo, fermati solo da picchetti e forze dell’ordine con le baionette.
Zonta riesce a far rivivere il maestro
Da ambasciatore qual era, lo scultore venne soprannominato: Monsieur L’Emballeur, L’Imballatore. Ma che stile nel suo imballare! Ben 41 convogli trainati da 200 cavalli lasciarono Parigi per raggiungere varie destinazioni italiane. Un viaggio non privo di ostacoli come la caduta del Laocoonte sbalzato tra la neve e i lastroni di ghiaccio del Moncenisio. L’opera subì notevoli danneggiamenti e fu lo stesso Canova a occuparsi del restauro.
Indubbiamente questi duecento anni dalla morte restituiscono non solo un grande maestro ma un personaggio di straordinaria modernità e cultura. Venezia lo ha sempre sentito molto vicino anche per queste ragioni. Tuttavia, oltre al bicentenario è doveroso festeggiare anche il suo compleanno, dato che nasceva proprio in questo periodo, il primo novembre 1757 a Possagno, incastonata nel dolce paesaggio trevigiano ai piedi del Monte Grappa. Possagno è la memoria storica del grande scultore con il Tempio neoclassico, la casa natale e la Gypsotheca ampliata dallo straordinario intervento architettonico di Carlo Scarpa.
Il “Sublime” Canova
In vita Antonio Canova fu acclamato in tutto il mondo, conteso da papi e imperatori, una star planetaria che però subì un lungo oblio novecentesco. Tra i suoi detrattori spiccano le definizioni di due blasonati storici dell’arte: Cesare Brandi: “Egli fu il primo e coscienzioso burocrate dell’arte…La sua scultura resta il più nobile, il più coscienzioso, il più genuino e illusivo dei surrogati”. Ancora più cattiva la sentenza di Roberto Longhi: “Antonio Canova, lo scultore nato morto”.
Grazie ad alcune mostre realizzate nel corso degli anni, il Museo Correr ha spezzato questo incantesimo restituendo il prodigio Canova più vitale che mai. Complice anche il recente riordino espositivo delle sculture in un nuovo e luminoso allestimento, complessa operazione realizzata nel 2015 dalla Fondazione Musei Civici di Venezia con il supporto dell’associazione Venice International Foundation e del suo progetto “Sublime Canova”.
Sublime è l’aggettivo che si addice anche alle opere di Fabio Zonta
Classe 1958, Il fotografo è nato a Bassano del Grappa. Inizia la sua carriera giovanissimo a Milano nel 1977 nell’agenzia Publifoto, lavorando con i più noti fotografi internazionali dell’epoca. Collabora per molti anni con importanti riviste di architettura e design. In seguito realizza un percorso autonomo grazie al libro Palingenesi concretizzando numerose mostre personali in Italia e all’estero. Collabora con i più prestigiosi musei del mondo dalla Frick Collection, al Metropolitan Museum di New York.
La sua splendida mostra ci permette anche di scoprire i luoghi veneziani di Canova
Uscendo dal Museo Correr, a pochi passi, troviamo un’iscrizione collocata dove un tempo c’era l’abitazione dell’amico Floriano che lo ospitò. Leggiamo: “Qui sorgeva la casa dei Francesconi degna di perpetuo ricordo per il soggiorno di Antonio Canova che in essa moriva il 13 ottobre 1822”.
Si trova nei pressi del ponte che collega Campo San Gallo e Bacino Orseolo, meta turistica per eccellenza così vicina a Piazza San Marco e al passaggio e stazionamento delle gondole che attraversano le vie d’acqua. Tappa successiva, alla Basilica dei Frari, con la pala dell’Assunta di Tiziano tornata a risplendere dopo il restauro. Appena entrati sulla navata sinistra, campeggia illuminato quasi sempre da un raggio di sole, il monumento a Canova, eretto dai suoi discepoli sul disegno e modello che Canova aveva preparato per Tiziano. Sopra tre gradini sorge una piramide con una porta aperta. Tra i molti simboli come gli angeli, il leone e il serpente, ci sono tre figure di donna che rappresentano la scultura piangente, la pittura e l’architettura. Sono seguite dai loro geni tutelari con le fiaccole accese, perché l’arte non muore mai.
CANOVA E VENEZIA 1822 – 2022. Fotografie di Fabio Zonta.
Mostra a cura di
Andrea Bellieni e Camilla Grimaldi
Venezia, Museo Correr, San Marco
29 ottobre 2022 – 05 febbraio 2023
Dott.ssa Elisabetta, grazie a questo suo bellissimo articolo continuiamo a parlare del grandissimo artista italiano Antonio Canova in questo secondo Centenario. Divulgare in tutti i modi la sua arte, in luoghi così prestigiosi, aiuta a far conoscere un artista che ha segnato un secolo. Anche a Majolati Spontini, presso la chiesa di San Giovanni, abbiamo un richiamo ad Antonio Canova. Infatti grazie ad un suo allievo abbiamo una chiesa neoclassica e una tomba che sembra disegnata dal virtuoso di Possagno, anche se fu un suo allievo a compiere il lavoro. L’idea del film sul recupero delle opere trafugate da Napoleone sarebbe una operazione culturale bellissima, speriamo che venga raccolta questa idea da uno sceneggiatore che conosca bene le vicende del primo Ottocento europeo. Cosa sarebbe Venezia senza due dei suoi simboli: i cavalli di San Marco e il leone alato della colonna? La tomba cenotafio posta nella Basilica dei Frari è un grandioso monumento a Canova, splendido. Guardando le foto allegate all’articolo credo che il Dott. Fabio Zonta sia un grande artista, è bellissima la critica che scrive: “capace di rubare l’anima ad alcune invenzioni di Canova con una intuizione visiva: una sola fonte di luce, nella stessa posizione”.
Tutto sublime! Grazie