Per me era solo un vecchio ricurvo che camminava lentamente con il bastone con sciarpa bianca e capelli bianchissimi. Percorso Zattere e Strada Nuova, oppure Accademia, Rialto e ritorno. Dipendeva dalla giornata di sole. Una iconografia della Venezia degli anni Settanta, come il barbone Eugenio che cantava con lo spartito al rovescio alle Zattere, oppure il rito del gelato da Nico, o lo spilungone un po’ gibboso, ovvero l’artista Emilio Vedova, oppure la barbona Adele Casso, strabica, che girava per le Zattere al grido: “cosa fa tuta sta gente scarabociada in giro?”, rivolgendosi ai veneziani. Quel vecchio ricurvo si chiamava Ezra Pound, uno dei maggiori poeti del ‘900, autore del Canti Pisani e della più bella poesia in assoluto sulla città: Litania notturna a Venezia. “O Dio, quale grande gesto dì bontà abbiamo fatto in passato, e dimenticato, Che tu ci doni questa meraviglia, O Dio delle acque?”. Ma io non lo sapevo. Avevo solo notato, e siamo nel 1972, giusto mezzo secolo fa, un vecchio cadere sul ponte Ca’ Balà in rio delle Fornace a Dorsoduro.
Quell’incontro del 1972
Aveva perso l’equilibrio e stentava a rialzarsi. Posso aiutarla? Sì, mi disse in modo un po’ scontroso. La posso accompagnare a casa? Sì. Ma abito a pochi passi. Mi disse ringhiando. Lo accompagno in una calle cieca e stretta parallela alla Fondamenta del Ca’ Ballà. Apre la porta una bella signora straniera, probabilmente sua figlia e mi guarda con grande sospetto. Chi è lei? Sono solo un veneziano che ha visto questo signore cadere, scusi. Grazie, molto gentile e mi sbatte la porta in faccia. Ci sono rimasto un po’ male. Stronzi questi stranieri, forse americani. Dopo pochi giorni rivedo il vecchietto. Lo salutò e mi saluta. Si esprimeva solo a monosillabi. L’artista Eulisse che aveva lo studio nei dintorni mi avverte: è quel fascista del poeta americano.
Io vedevo solo un vecchio macilento
Quando mi incontrava per strada mi salutava sempre. Come va? Bene. Che strana persona, si esprimeva a monosillabi. Poi mi dicono Ezra Pound non parla con nessuno da quando è tornato in Italia, tra Pisa e Venezia nel 1958. Che strana persona. Poi leggo sul giornale del 2 novembre: è morto il poeta americano autore dei Cantos e gran conoscitore di Dante.
Quel 1972 e la notizia che non mi aspettavo
Dovevo partire per il servizio di leva, presso i Vigili del fuoco, Roma, Capannelle. Prima della partenza vado al suo funerale nella cappella del Rio dei Mendicanti. Alla cerimonia c’erano cinque persone, tutte straniere. La signora che mi aveva aperto la porta mi dice: cosa fa lei qui? “Sono venuto al funerale del poeta”. Ero l’unico italiano. Mi ricordo la gondola nera a quattro remi, in una giornata di nebbia che porta la bara fino a San Michele. Avevo la totale percezione di un momento storico. Perché il grande poeta del ‘900 aveva deciso di morire a Venezia?
La città come metafora della vita e della morte, ma anche della poesia
Si può condannare Dante, il più grande poeta italiano, solo perché guelfo e non ghibellino. E se guelfo perché bianco e non nero? Perché partigiano per una Firenze autonoma e non papalina?
Ezra Pound, fu fascista, nazista, antiebraico, aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Insomma le aveva tutte per essere condannato a morte quando venne fatto prigioniero dagli americani nel 1945.
La storia prima del mio incontro del 1972
Subì per tre settimane la tortura delle gabbie della morte nella pineta di Tombolo. Gabbie d’acciaio all’aperto 1,8 x 1,8. Senza servizi igienici e all’addiaccio, con riflettori di notte, insolazione. Tutto preparato per avere un crollo mentale, oltre che fisico. A Washington venne condannato a 12 anni di manicomio criminale. In pratica salvato, perché giudicato infermo di mente, affetto da schizofrenia di tipo paranoide con depressione.
I grandi nomi si schierano per lui
Per la sua liberazione si interessarono Ernest Hemingway e Allen Ginsberg che certo fascisti non erano. E nel 1964 lo incontrò perfino Pier Paolo Pasolini. La prima tesi al mondo sul poeta venne discussa a Venezia, all’università Ca Foscari. Piero Sanavio, uno studioso padovano, andò addirittura a incontralo in manicomio. Una volta liberato, Pound tornò in Italia.
1972. Ultima data scritta nel silenzio
“O Dio del silenzio – Purifiez nos coeurs, Purifiez nos coeurs – Poiché abbiamo visto – La Gloria dell’ombra – della tua Belleza ha camminato – Sull’ombra delle acque – in questa tua Venezia – E dinnanzi alla santità- Dell’ombra della tua ancella – Mi sono coperto gli occhi, O Dio delle acque”.
È sepolto a San Michele in Isola. Una lapide per terra, il nome e due date: 1885-1972.