Adesso è lui a recarsi umilmente da Fratelli d’Italia. Un tempo ci avrebbe mandato Crozza che lo interpreta mirabilmente. E magari l’avrebbero scambiato per lui. Il “vecchio” leader non si sarebbe mai sottoposto a quell’umiliazione e al ridicolo. Eravamo tentati di biasimare Gorgia Meloni per avere costretto un uomo di 86 anni a recarsi lui nella modesta sede che era stata del Movimento Sociale, di Alleanza Nazionale e di altre sigle della medesima famiglia postfascista. Poi, mi sono reso conto che anche lei era forse dispiaciuta. Però, la politica ha le sue leggi, che non sono pietose, e bisogna rispettarle. Del resto non era una visita di cortesia, ma una penitenza per avere alzato un po’ troppo la voce. Per una richiesta sbagliata. Sono stati i figli, giovani e ovviamente ancora lucidi, a indurre il padre a fermarsi e fargli capire che le parti si sono invertite.
Un leader che non accetta l’età
Adesso è lui, anziano e mal in arnese, a dovere recarsi da lei che dà le carte, seppure ancora poco più di ragazza. Chi vince, impera. Anche se ci sono 40 anni di differenza con l’alleato pentito. Del resto, ce ne sono 55 con la fidanzata. Ormai sono poche le occasioni e i luoghi in cui primeggiare. Ecco perché ora è lui dovere recarsi da lei, avendo gestito male la sua forza politica, senza la quale verrebbe complicato a lei avere la maggioranza e governare.
Perchè mettere in mezzo i figli?
Impietoso, invece, il co-fondatore di Fratelli d’Italia che lo avverte – pur sapendo che non ne ha – di portare con sé i migliori, come quelli che lo hanno assistito nella creazione di Mediaset. Non le mediocrità di cui si attornia in politica per emergere anche in età avanzata, come il gallo nel detto napoletano che canta orgoglioso perché sul covone di immondizia si sente più alto degli altri. Non ne ha di migliori, come Totò in Miseria e Nobiltà. Quando il giovane principe si reca in visita nella casa fatiscente loro cercano la sedia migliore, che non c’è. Neppure i migliori in Forza Italia ci sono.
C’è da dire – ma lui non ha più la lucidità per reagire – che neppure Crosetto ha le personalità che pretende da Berlusconi. Anche il suo è un partito senza classe dirigente, con qualche vecchio trombone e tanti neofiti che sono saliti sul carro del vincitore che era previsto. Tanto che alla vigilia della chiusura delle liste il partito, un tempo costituito da fedelissimi, ha dovuto imbarcare gente estranea, ma più autorevole degli autoctoni. Molti non sono politici. Ecco perché la Meloni ha fatto proposte a membri del governo Draghi, ha corteggiato funzionari e si è rivolta a tecnici perché non ha chi possiede le competenze necessarie in certi dicasteri.
Quando il leader comandava
Fino a pochi anni fa era lui che riceveva nelle sue ville, anche Craxi, persino Putin. Allora, però, era un uomo potente e di prestigio. Ancora oggi avrebbe potere – anzi forse addirittura di più – ma non sa gestirlo. Lo spreca per una Ronzulli qualsiasi. Invece, i figli pensano ai vantaggi cui per un inutile braccio di ferro dovrebbero rinunciare. E allora va lui, perdendo anche quel po’ di prestigio che gli era rimasto. Sarebbe più opportuno ritirarsi con dignità come fanno i grandi in qualsiasi settore. Escono imbattuti, mentre sono ancora campioni in carica. Se no, si cade nel ridicolo prima e nel patetico dopo. E lui ci cadrà ancora perché non è orgoglioso dell’età che ha raggiunto e non accetta le limitazioni fisiche e mentali che comporta e di cui Crozza celebra ogni settimana l’epopea. Si vergogna di invecchiare è crede di potere rimanere sempre giovane e attivo, mentre qualsiasi età ha le sue gioie.
Il rischio dimenticatoio
Cospargersi il capo di cenere non gli servirà a ottenere più rappresentanza per il suo partito perché, se no, a perdere la faccia sarebbe la Meloni. Tutto si è concluso con una stretta di mano e forse anche con un falso bacio. E lui avrà ottenuto qualche privilegio per sé e le sue aziende, come d’uso da quando è entrato in politica. E tutti faranno finta di avere dimenticato. Per rispetto al grande imprenditore che fu, propiziatore di un centro-destra sorto con un finto liberalismo e finito in un sovranismo esagerato che lui non è più in grado di mitigare. Ma anche per la convenienza di tenere salda la maggioranza. Che, però, non è affatto salda.
È questo che gli italiani non gli perdoneranno
Accecato da quella che lui definisce insolenza e arroganza da parte della Meloni, ha perso di vista il ruolo del suo partito nella coalizione. Per difendere la Ronzulli, che ambiva a diventare ministra in un governo che ha la pretesa di essere autorevole – si spera più dei presidenti delle Camere – si è ridotto a doversi recare lui dalla Meloni. In tempi di maggiore lucidità un leader avrebbe ricordato alla sua protetta che lo status raggiunto, da infermiera a senatrice, è molto di più di quanto all’inizio del loro incontro sperasse e meritasse.
Quando lo si apprezzava come leader
Lo apprezzammo – ed è per questo che l’8% degli elettori lo votano ancora – quando avvertì che non avrebbe sostenuto un governo euroscettico e non atlantista. Allora credevamo che avesse l’autorevolezza per condizionare Meloni & C. Ora non più. Dovrà accettare tutte le decisioni che Fratelli d’Italia e la Lega prenderanno. Anche colpa di noi elettori che non avevamo previsto il suo crollo, per altro naturale a quell’età, e la sua vanità.
L’esempio di Bossi
Molto meglio Bossi, nonostante l’ictus e l’infermità. Purtroppo ora viene ricordato come il padre del Trota. Lui è lucido e senza acredine né rancore per essere stato messo in un angolo da Salvini, come, invece, fanno i mediocri quando se ne presenta l’occasione. Non lo accusa di incapacità, ma invita la propria gente di tornare alla politica da lui intrapresa per difendere gli interessi del Nord. Del resto, che senso ha estendere le propaggini al meridione senza una equilibratrice Lega del Sud? È solo sete di potere.
Ma il cav non è l’unico che sbaglia
Dal canto loro i terroni dimenticano che la Padania auspicava l’eruzione del Vesuvio e dell’Etna per sommergere territori e abitanti di lava. Sfruttare la dabbenaggine di quella povera gente che senza dignità li votavano non poteva durare a lungo. Infatti, il 25 settembre chi era di destra ha dirottato i voti verso Fratelli d’Italia e chi di sinistra per il M5S. Salvini, con l’ambizione di conquistare la colonia padana del meridione, ha dimenticato il Nord, che ora Bossi propone di riconquistare, bocciando di fatto l’attuale politica. Salvini, però, si salva perché neppure la Lega ha – tranne Giorgetti e qualche altro – una classe dirigente, né un personaggio con cui sostituirlo, anche se i suoi errori sono continui. Nessuno dimentica la richiesta di pieni poteri che nel 2019, con la crisi che lui creò, portò la sinistra al governo.
Se il leader anche se anziano cede ai ricatti
Adesso perderanno la Presidenza della Lombardia, cui ambisce a 73 anni la Moratti. È uno dei risarcimenti che la Meloni ha probabilmente concesso a Forza Italia, riconoscendo che la vedova è uno dei pochi intellettuali presentabili del partito. Lui l’ha tenuta lontana da Roma perché aveva troppe giovani donne accanto a sé. Però, da qualche mese la Signora milanese chiede ad alta voce di potere scalzare Fontana, che sperava nella riconferma alle prossime elezioni regionali di primavera.
Non so come Fontana abbia governato
Ma la perdita di tanti voti in Lombardia è anche colpa sua. Poi c’è stata una storia di camici della moglie e del cognato venduti alla regione e di tanti soldi ereditati dalla madre e chissà perché depositati in Svizzera. Dalla magistratura fu assolto, ma evidentemente non dagli elettori. Pur non essendo chiara l’elezione di Bossi – prima rimasto fuori dal parlamento e qualche ora dopo ripescato – non c’è dubbio che è ancora il politico più fertile di quella zona.
Un altro leader che lascia
Per la Bonino, invece, non c’è stato un ripescaggio. Non è stata eletta. Certo i problemi sorti col rincaro delle bollette non l’ha aiutata in campagna elettorale. Gli italiani che dimenticano tutto si sono probabilmente ricordati che il Partito Radicale, capeggiato da Marco Pannella e gestito anche dalla Bonino, ci indusse a rinunciare al nucleare. Ricordate lo slogan? “Nucleare? No, grazie”. Invece, gli altri paesi, limitrofi con l’Italia, ce l’hanno e per gli abitanti le bollette non sono aumentate. Oggi in Svizzera il consumo costa mediamente 20 franchi a famiglia.
Però, siccome le responsabilità non sono mai tutte da una parte, mentre gli elettori hanno bocciato la Bonino – 74 anni, sette legislature come deputata, due come senatrice, quattro come euro parlamentare e due esperienze da ministra – noi biasimiamo anche loro per aver bocciato, al referendum del 1987, l’adozione dell’energia nucleare.
Gli altri leader silurati
Come la Bonino e Di Maio, sono rimasti fuori dal parlamento – perché neppure candidati – la Raggi, Di Battista e tutti coloro che sono rimasti nel M5S, dove Grillo – prima che Conte assumesse i pieni poteri del movimento – ha preteso di rinnovare il parco disoccupati con i parenti degli ex. Innamorato delle proprie idee balzane non ha ancora capito che per fare politica ci vuole esperienza, oltre che cultura. È un’arte complicata e difficile anche per chi ha studiato e la pratica sin da giovanissimo, figuriamoci per ignoranti come sono quelli del M5S che cambiano a ogni legislatura. Gli ex hanno capito come farsi sostituire in parlamento dai familiari. Ognuno – tranne chi è solo al mondo – ha istruito un parente come inserirsi alle primarie gestite da Casaleggio per entrare in lista.
Leader disoccupati
La compagine dei nuovi disoccupati con titoli di studio scadenti ma la presunzione del legislatore di alto profilo provocherà altre polemiche e litigi che ridurranno ulteriormente gli sprovveduti guidati da Conte che ha avuto l’astuzia di non candidare Di Battista che gli avrebbe rubato il primo piano. Il poveretto aveva rinunciato a candidarsi cinque anni fa sperando poi di fare una carriera più lunga. Si sbagliava. Adesso anche lui rimarrà a lungo in cassa integrazione.
Il peggior sindaco di Roma
Nel 2030 il comitato internazionale non ci assegnerà l’esposizione mondiale, seppure l’Italia sia in pole position, perché la politica italiana ha designato la Raggi alla presidenza, e ovviamente l’hanno giudicata non idonea. Peccato. È la seconda occasione, dopo le Olimpiadi del 2026, che, a causa della peggiore sindaca nella storia del Campidoglio, perdiamo l’occasione di richiamare l’attenzione del mondo sul nostro paese.