Venezia è un navigatore satellitare della storia, puoi passeggiare orientandoti tra le sculture di chiese e palazzi, scoprire luoghi abitati da artisti, letterati, poeti. È una città da leggere e sfogliare, culla primordiale del libro come lo conosciamo oggi, tascabile e accessibile a tutti. Proprio a Venezia nel 1490 viene fondata la più celebre tipografia d’Italia e del mondo grazie all’innovazione di un editore e umanista illuminato. Scegliere di fare l’editore nel terzo millennio sembra molto più complicato di un tempo, un’avventura da capitani coraggiosi. Ne abbiamo incontrato uno: Andrea Molesini.
Scrittore affermato, ha anche vinto un Campiello, traduttore e poeta, ha deciso di intraprendere una strada davvero impegnativa, fondando una nuova casa editrice a Venezia, con l’ambizione di rivitalizzare il ruolo della poesia.
Se è vero che non esiste vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane, come è nata l’dea di formare questa flotta?
“Credo che oggi più che mai ci sia bisogno di poesia. La poesia, questa grande disturbatrice di significati, questa forza primitiva, ma culturalmente elaborata, che abita in noi e serve a rompere le catene dell’utile: le mot juste, la parola opportuna che esiste senza uno scopo preciso, che non cambia il mondo ma lo vivifica, riempiendolo di senso, e mettendo alla berlina i luoghi comuni, le comode falsità del quotidiano. La nostra flotta navigherà.
Cito da Oscuro come il tempo di Emmanuel Moses, che sarà in libreria dall’11 novembre: “Ma prima di tutto c’è la poesia, più misteriosa, più incandescente, più aspra ancora / la poesia che è la nostra fame, la nostra sete, la nostra necessità e il nostro desiderio […] Il mare in tempesta che ci lacera / il docile mare che ci rispecchia / il mare traslucido dove vediamo tesori insospettabili / il mare nero come un incubo senza fine / la poesia continua là il suo viaggio / galleggia / hai mai visto una poesia fare naufragio?”
Molesini, decidere di fare l’editore oggi a Venezia, è più affascinante o pericoloso?
“La bellezza di Venezia è quotidianamente vilipesa dall’orda dei turisti – gli smutandati che siedono ruminando panini dove pisciano i cani – che trasforma la città in uno shopping center, un lupanare o, se si vuol essere benevoli, in un museo. Nel mio piccolo, con i miei pochi mezzi, sto cercando di creare qualcosa che contribuisca a rendere la nostra città degna delle sue grandi eredità culturali. Lo faccio grazie all’aiuto, alla dedizione disinteressata, di collaboratori veneziani di eccezionale talento, che sono anche gli autori dei primi libri del catalogo: Bianca Tarozzi, Francesco Zambon e Gilberto Sacerdoti. Non mi nascondo le difficoltà materiali, ma le considero una sfida, più che un ostacolo”.
Molesini, possiamo avere i particolari del progetto e un’anteprima delle uscite?
“Dieci libri all’anno. I primi sette sono già nei magazzini delle Messaggerie, il nostro distributore nazionale. Il primo, in vendita in tutte le librerie fisiche e on-line a partire da sabato 29 ottobre, è Messaggio di Pessoa – il suo testamento poetico, indispensabile per ogni appassionato di letteratura – nell’emozionante traduzione di Francesco Zambon, che ha curato, per la prima volta in Italia, l’edizione critica del testo portoghese, controllato sull’edizione originale dell’opera, corredandola di un saggio e un commento davvero sorprendenti. Un libro che richiede impegno da parte del lettore, ne sfida l’intelletto, ne assedia l’anima: un vero gioiello.
Il secondo titolo, Il pesce rosso che ci nuota nel petto, che esce insieme al primo, è di Gioconda Belli, nicaraguense di origine italiana, celebre guerrigliera del Fronte di Liberazione Sandinista che negli anni Settanta del secolo scorso ha cacciato Somoza, un brutale dittatore fascista. Ha scritto romanzi, versi, racconti per bambini tradotti in una quindicina di lingue. I movimenti di liberazione femminile l’hanno eletta loro icona. Oggi vive in Spagna, e spero venga presto a Venezia a presentare questo libro dalla struggente cantabilità, dove l’autrice si racconta in totale libertà e sincerità, come dice il suo traduttore Emilio Coco. Un libro dove violenza e tenerezza, arguzia e abbandono s’intrecciano in un giocoso gomitolo emotivo che non può non affascinare”.
“Molesini Editore Venezia”, nasce con il suggestivo motto di Vitruvio FIRMITAS, UTILITAS, VENUSTAS (solidità, praticità, bellezza). Perché questa scelta come logo?
“La risposta sta innanzitutto nella grafica. Niente immagini in copertina, solo il cognome dell’autore in verticale, a caratteri grandi. Un breve testo poetico al centro, con titolo e sigla editoriale. Formato tascabile. Carta di grande qualità, rilegata e cucita a mano. Libri solidi, pratici, belli. Belli dentro e fuori, come le costruzioni di Vitruvio. Il carattere tipografico è il Baskerville Original. Quasi tutta l’editoria italiana fa uso del Simoncini-Garamond o delle sue varianti: Garamond è stato un geniale tipografo francese della prima metà del secolo XVI, mentre John Baskerville è un inglese del secolo dei Lumi.
La nostra scelta vuole essere un omaggio alla libertà di coscienza, alla laicità. Ricordo le parole di Marguerite Yourcenar: “Quando non c’erano più gli dèi e Cristo non c’era ancora, da Cicerone a Marc’Aurelio ci fu un momento unico dove solo l’uomo è stato. Una gran parte della mia vita sarebbe trascorsa nel cercare prima di definire, poi di ritrarre, quest’uomo solo e tuttavia collegato a tutto”. A quest’uomo, con il nostro lavoro, rendiamo omaggio”.
A volte dimentichiamo che proprio a Venezia nasce il concetto di editoria moderna, grazie al talento di Aldo Manuzio che aveva scelto il motto “festina lente” affrettati lentamente. Per il terzo millennio vale ancora questo ossimoro?
“Sì, sono convinto di sì. Credo anzi che in un mondo come il nostro, dominato dalla fretta, la lentezza, sorella della contemplazione, porta dell’interiorità, stia sempre più diventando necessaria. Siamo sempre figli del Verbo, dopotutto, anche se talvolta qualcuno vorrebbe farci credere che siamo figli del Numero”.
A proposito di citazioni, troviamo nell’incipit di “Molesini Editore Venezia” una frase molto bella: “La bellezza non è il capriccio di un semidio ma il colpo d’occhio rapace di un falegname”. Cosa significa?
“La bellezza è dappertutto, a disposizione di chiunque abbia orecchio e occhio per distinguerla e goderne. È frutto del lavoro dell’artigiano, del falegname dal colpo d’occhio rapace: è il lavoro costante che genera l’ispirazione e il momento di grazia. Genio e sregolatezza vanno molto meno d’accordo di quanto si creda”.
Molesini spesso in classifica
Il nostro settimanale enordest.it si occupa ampiamente di letteratura, nella nostra classifica dei libri più venduti abbiamo avuto sul podio per molte settimane proprio Andrea Molesini grazie a romanzi che hanno affascinato il pubblico ricevendo importanti riconoscimenti dalla critica, il Premio Campiello: “Non tutti i bastardi sono di Vienna”, tradotto in tutto il mondo. Grande successo letterario anche per: “Il rogo della Repubblica”, ambientato nel 1480. Storia appassionante e misteriosa: avventurieri levantini, umanisti, la peste, l’odio contro gli ebrei, un bambino scomparso nel nulla.
Ancora una domanda: Molesini quanto è importante una buona traduzione e come dovrebbe realmente essere: buona, fedele o innamorata?
“Fedeltà e amore qualche volta non vanno d’accordo, altre volte sì: l’amore, per essere fedele, deve essere assoluto. Una traduzione è sempre un tradimento, come suggerisce il verbo latino tradere, consegnare. Ma cosa consegna la traduzione? Un’interpretazione dell’originale. Il punto è che non si possono tradurre solo le parole e le frasi, bisogna tradurre, cosa quasi impossibile, il contesto culturale che produce certe parole e certe frasi. Un esempio: l’inglese Carry coals to Newcastle si rende in italiano con Portare vasi a Samo. La cultura d’oltre-Manica poggia sulla rivoluzione industriale, la nostra sulla Grecia antica. Un verso è un abracadabra, nessuno traduce una formula magica. E proprio qui sta il punto: la poesia è intraducibile, ma bisogna tradurla. La casa editrice che porta il mio nome accetta la sfida, e i suoi primi libri tradotti – Pessoa, Belli, Moses, Dautbegović – sono, spero e credo, un esempio di fedeltà e amore”.
Dott.ssa Elisabetta, concordo con il suo incipit e mi complimento con lo scrittore ed editore Andrea Molesini per aver avuto dedicare il suo lavoro alla divulgazione della poesia. E’ vero che la poesia è capace di dare il significato giusto ad ogni cosa, usando sapientemente la parola, ma è anche vero che si rivolge a persone sensibili, attente, ha una una utenza che percepisce questa raffinata comunicazione in modo opposto a quello che può accadere, per esempio, con la televisione. Questa operazione editoriale ha anche qualcosa di civico: rendere la nostra città degna delle sue grandi eredità culturali. Poi ci ricorda l’attualità, come non dare ragione alla tutela della Serenissima: La bellezza di Venezia è quotidianamente vilipesa dall’orda dei turisti – gli smutandati che siedono ruminando panini dove pisciano i cani – che trasforma la città in uno shopping center, un lupanare o, se si vuol essere benevoli, in un museo. Mi è piaciuta anche la caratterizzazione della copertina, una caratteristica che farà conoscere questa nuova casa editrice. Complimenti per questa bella iniziativa che andrà a vantaggio sia della cultura, sia della città di Venezia.