In questi giorni in più comuni italiani si sente spesso, per effetto del caro bollette, che l’ente comunale decide di spegnere l’illuminazione pubblica notturna. E se per strada spengono i lampioni? Certamente una scelta responsabile visto gli aumenti di tariffa dell’energia elettrica, ma sorge, a mio avviso, un riflesso in ambito impositivo relativamente ai cosiddetti servizi indivisibili.
Cosa sono
Sono quei servizi erogati dal Comune e utilizzati in generale da tutti i cittadini per i quali non è possibile individuare una utenza specifica (a differenza dei servizi “a domanda individuale” quali l’asilo nido o il trasporto scolastico dove paga solo chi usufruisce dello specifico servizio).
Sono servizi indivisibili i seguenti: illuminazione pubblica, manutenzione stradale e del verde pubblico, protezione civile, vigilanza urbana, anagrafe, ecc…
I lampioni prima nella TASI
In precedenza erano stati accorpati in un tributo specifico ovvero la TASI (TAssa sui Servizi Indivisibili), per effetto 27.12.2013 numero 147 è stata accorpata nella IUC (Imposta Unica Comunale) che prevedeva l’istituzione dell’accoppiamento di IMU TASI e TARI, ma poi con la legge di bilancio del 2020 si è deciso di integrare la componente della TASI nell’IMU (che così difatti è aumentata per effetto di questa disposizione). Ne consegue pertanto che per trasposizione normativa oggi nell’IMU (Imposta Municipale Unica) sono ricompresi i servizi indivisibili.
Dai lampioni alle bollette
Ora il ragionamento tributario è che in origine i servizi indivisibili erano tasse. Ovvero: somme di denaro versate allo Stato o ad altro Ente impositore in cambio di servizi specifici. Mentre dopo essere unificate fanno parte di una imposta (Imposta Comunale Unica), dove le imposte, sono dei tributi imposti dallo Stato. Che non corrispondono ad alcuna prestazione specifica svolta, dallo Stato stesso, per il versamento di quella somma.
Questo a prima lettura potrebbe far apparire che se l’ente non eroga alcun servizio di illuminazione pubblica notturna può comunque addebitarne una componente ai propri cittadini.
Il mio parere: non spegnete i lampioni!
Personalmente, però, ritengo che l’origine della tassazione richiesta è ed era una tassa per l’appunto la TASSA SERVIZI INDIVISIBILI. Dove rimane pertanto l’obbligo, se pagata, dell’erogazione di un servizio: ovvero quello dell’illuminazione pubblica. Da qui ne consegue che i cittadini/contribuenti potrebbero richiedere ai comuni che decidono di spegnere l’illuminazione notturna di ridurre l’aliquota di tassazione IMU applicata per effetto del minor servizio ricevuto.