Immaginiamo di sorvolare, anche solo con l’aiuto della telecamera di un drone, l’Alpago. Superiamo le montagne, che raggiungono con il Col Nudo i 2.471 metri sul livello del mare. Seguiamo il corso del torrente Tesa “che taglia la Conca di colline, vallette, pendii, boschi e prati, per gettarsi nel Lago di Santa Croce”. Nessuna strada di valico permette “di uscire dalla Conca: arrivati sui monti si può solo tornare indietro o restarci per sempre. Nel catino dell’Alpago ci sono però tante piccole strade, i trój, i sentieri di un’epoca remota che portano a paesi, borghi, case isolate, stalle, baracche e da qui conducono direttamente al passato. Che è ben oltre il secolo scorso.” Così, nell’introduzione al libro Montagna madre. Trilogia del Novecento, (Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’immagine, 2022) che raccoglie tre delle sue opere di narrativa ambientate in quel territorio (Cronache dalla valle, 2010; Paesi alti, 2015; Vita e morte della montagna, 2013) l’autore, Antonio G. Bortoluzzi, offre al lettore una visione d’insieme di ciò in cui verrà rapidamente immerso e assorbito.
Pagine che raccontano di una montagna madre
Trecentosessantatré pagine che raccontano una montagna che non è “idillio alpino”, non è solitudine cercata per rilassarsi e dimenticare la stressante vita di città (il solitarismo, così lo chiama Bortoluzzi), ma è soprattutto vita di comunità, perché la quotidianità di chi ha abitato e abita tuttora quel territorio, non ha mai portato “come dono principale il relax, la spensieratezza” (p. 14). Era, è, una vita dura, raccolta nei paesi e nei borghi dove la forza millenaria del “noi” è durata più a lungo che in altri luoghi, a causa dell’isolamento determinato dalla collocazione geografica.
Chi ha dato voce alla montagna madre
Antonio Bortoluzzi ha dato voce (e che voce!) alle genti che hanno vissuto e faticato in quella terra, conducendo un’esistenza di povertà senza miseria e di misurata dignità. Il suo sguardo, del tutto originale, rende giustizia alle donne (ecco perché la parola “madre” nel titolo), ribaltando un punto di vista e una narrazione che sono sempre stati centrati “sull’asse maschile” della popolazione, che ha lasciato la parte femminile ai margini, sullo sfondo, praticamente assente. Mentre invece, ci insegna l’autore, l’anima della montagna è sempre stata proprio femminile. Chi rimaneva a lavorare la terra, a governare gli animali, a coltivare l’orto, a crescere i figli, a curare gli anziani e i disabili quando gli uomini erano lontani, emigrati o in guerra? Le donne.
La trilogia
I tre romanzi qui raccolti ci restituiscono appieno questa comunità, senza farne agiografia, con profondo affetto ma anche con sincera lucidità, disegnando personaggi, raccontando episodi, illuminando spicchi di vita, con la potenza commovente di chi questi personaggi, questi episodi, questi spicchi di vita li conosce bene, dall’interno, e li ha vissuti o visti in prima persona.
Nel volume l’ordine cronologico di uscita dei romanzi è stato modificato per dare maggiore continuità cronologica allo svolgersi di una Storia che è sullo sfondo. Cronache dalla valle (arricchita di tre inediti: Le femmine di Genova, Giù al torrente, Dove sei nato) si svolge tra il 1935 e il 1950, Pesi alti è ambientato negli anni ‘50, mentre Vita e morte della montagna si muove tra il 1965 e il 2010. Questa “trilogia della montagna” nella quale Bortoluzzi ha riportato in luce, con affetto e onestà intellettuale, il mondo ormai perduto delle valli che aveva fatto della solidarietà fraterna la sua vera essenza, non per bontà d’animo, intendiamoci, le persone sono uguali dappertutto, c’è il buono e il cattivo ovunque, ma per la consapevolezza che solo unendo le forze, dandosi una mano nel momento del bisogno, aiutandosi l’un l’altro, si poteva sopravvivere in un contesto segnato dalla povertà e dalla scarsità di risorse.
Una nuova raccolta
Di questi libri ho già scritto per éNordest (trovate la mia recensione qui: https://www.enordest.it/2021/01/24/lo-scrittore-di-montagna-adesso-scende-a-valle/) ma ho ritenuto importante segnalare la nuova raccolta in unico volume ai lettori della rivista come una testimonianza letteraria di ciò che è stato il Novecento, illuminato attraverso le persone e le esistenze che lo hanno attraversato, tra partenze e ritorni, desiderio di benessere, speranze e delusioni, errori e pentimenti.
Bortoluzzi, la montagna madre e non solo
Antonio G. Bortoluzzi è nato nel 1965 in Alpago, Belluno, dove tutt’ora vive. Nel 2022 ha pubblicato l’antologia Montagna madre, Trilogia del Novecento (Ed. Biblioteca dell’Immagine). Nel 2019 ha pubblicato il romanzo dal titolo Come si fanno le cose (Marsilio Editori) da cui è tratto l’omonimo spettacolo teatrale. Ha pubblicato nel 2015 il romanzo Paesi alti (Ed. Biblioteca dell’Immagine) con cui ha vinto nel 2017 il Premio Gambrinus – Giuseppe Mazzotti nella sezione Montagna, cultura e civiltà. Con lo stesso romanzo è stato finalista al Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo 2016 e al premio letterario del CAI Leggimontagna 2015. Nel 2013 ha pubblicato il romanzo Vita e morte della montagna (Ed. Biblioteca dell’Immagine) vincitore del premio Dolomiti Awards 2016 Miglior libro sulla montagna del Belluno Film Festival. Nel 2010 ha pubblicato il romanzo per racconti Cronache dalla valle (Ed. Biblioteca dell’Immagine). Finalista e quindi segnalato dalla giuria del Premio Italo Calvino nel 2008 e 2010 è membro accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (GISM). È docente al Portolano scuola di scrittura autobiografica e narrativa di Treviso. Suoi articoli sono pubblicati su riviste nazionali e sulle pagine culturali dei quotidiani del Nordest.
Antonio G. Bortoluzzi, Montagna madre. Trilogia del Novecento, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’immagine, 2022.
Bellissima recensione per una bellissima trilogia!
Grazie!
Grazie Annalisa Bruni, grazie éNordEst! Un saluto dall’Alpago!
Viva L’Alpago!!
Sempre bravo Antonio, ma brava anche Annalisa per questa recensione, profonda e di grande empatia!
Grazie!
Complimenti per la cura nello scrivere questa recensione che fa ben comprendere al lettore l’essenza di ciò che l’autore Antonio G.Bortoluzzi lascia trasparire già dal titolo della sua ultima pubblicazione : Montagna Madre infatti racchiude in due parole un mondo tutto da scoprire e riscoprire.
Grazie ad Annalisa Bruni e a éNordEst
Tiziana Buoso
per Edizioni Biblioteca dell’Immagine
🙂