Sembra un’enorme astronave sospesa tra cielo, acqua e terra. La sala buia che la contiene risplende grazie a riflessi di luce che avvolgono chi guarda. La sensazione è spettacolare, questa grandiosa installazione, che non ha nulla di terreno, è la ricostruzione di un monumentale lampadario a poliedri policromi composto da circa quattromila elementi. Pezzo forte di una mostra all’Isola di San Giorgio che celebra la luce in tutta la sua essenza: Venini: Luce 1921 – 1985.
Le stanze di vetro di Venini
Davvero imperdibile l’appuntamento autunnale con LE STANZE DEL VETRO, progetto che con questo evento raggiunge l’apice dell’espressività estetica. Curata da Marino Barovier, la mostra è dedicata alla storia della leggendaria vetreria Venini nel campo dell’illuminazione, un settore che ha costituito un aspetto rilevante nella produzione vetraria muranese: teatri, alberghi, uffici postali, palazzi ministeriali, grandi ambienti pubblici e privati in ogni angolo del pianeta.
Overture in grande stile con due straordinarie installazioni nella Sala Carnelutti e Piccolo Teatro della Fondazione Giorgio Cini.
L’omaggio
Ad accogliere il visitatore: Omaggio a Carlo Scarpa, l’immenso lampadario progettato dal grande architetto per il Padiglione del Veneto all’esposizione di Torino “Italia 61”. Era un’occasione speciale, il centenario dell’unità d’Italia. Il 6 maggio 1961 venne inaugurata la mostra delle Regioni.
Temi proposti: “Il governo delle acque” e “ Il senso del colore” che Carlo Scarpa seppe sviluppare con la sua meravigliosa creatività. Ideò un’installazione composta da diverse centinaia di poliedri con sei colori diversi. Il tronco a piramide rovesciato, prolungandosi verso il basso sopra una vasca d’acqua, sembrava una enorme stalattite. Vetro, mosaico, metallo, gli elementi utilizzati da Carlo Scarpa per la composizione asimmetrica che suggeriva l’irregolare caduta dell’acqua dall’alto. “Una ruscellante cascata di tenere vibrazioni di luce e di colore che anima lo spazio”.
Venini e l’idea
Strepitosa l’idea della ricostruzione di un’opera così imponente realizzata sulla base di disegni originali e foto d’epoca e che mantiene la freschezza di quella creazione innovativa grazie alla magia di luci e riflessi.
Una installazione impressionante
Venini: Luce, propone un’altra grande installazione che sorprende per la bellezza e il significato storico: il celebre Velario di Palazzo Grassi del 1951. In quel tempo per utilizzare lo spazio del cortile si decise di realizzare una copertura con un lucernario in vetro schermato da un velario. Una struttura visionaria formata da “festoni” con cavi d’acciaio e sfere in vetro cristallo balloton. “luminoso salone dal soffitto a globi di vetro” scrisse Il Gazzettino nell’agosto del ’51.
Smontato da Gae Aulenti
Smontato nel 1985 da Gae Aulenti in occasione dei restauri quando iniziò la nuova era del Gruppo FIAT che acquistò Palazzo Grassi, oggi è visibile per la prima volta, in dimensione ridotta, dopo quasi quarant’anni. Un prezioso regalo per chi ricorda l’edificio prima di quel restauro, ma soprattutto un lavoro certosino e rocambolesco ricostruire il tutto, quasi quanto l’Arca perduta di Indiana Jones, i pezzi si trovavano in preda all’oblio in alcune casse a Marghera.
Venini e la luce
Grazie all’impresa oggi siamo felicemente tramortiti da infinite sculture di luce, consapevoli di quanta sperimentazione c’era in quegli anni. Affreschi trasparenti, una grande tempesta luminosa in ogni città del mondo grazie alla fornace Venini e ai suoi artisti.
Splendide anche le fotografie scattate da Enrico Fiorese che esaltano gli elementi delle installazioni, i dettagli fanno pensare a un mosaico o a un delicato merletto.
La collezione
All’Isola di San Giorgio, oltre al lampadario di Scarpa e al velario di Palazzo Grassi, possiamo ammirare una selezione accurata di 81 oggetti sia progettati dai vari designer, sia studiati dall’ufficio tecnico della vetreria che illustrano a meraviglia il tema della luce dagli anni ’20 sino a metà degli anni ’80. Tra i protagonisti figurano nomi blasonati come Vittorio Zecchin, Napoleone Martinuzzi, Tomaso Buzzi, Carlo Scarpa, che collaborò a lungo con la vetreria, Gio Ponti.
Dalla forma alla materia
Le opere esposte raccontano la trasformazione delle lampade Venini dalla forma alla materia, dalla raffinata rielaborazione del tradizionale lampadario a bracci, ai nuovi apparecchi a elementi modulari, come i famosi poliedri di grande successo a livello internazionale. Grazie anche al lavoro di Ludovico Diaz De Santillana entrano in catalogo moduli come le gocce, le canne piene, cubi e piastre che consentono svariate tipologie di apparecchi, dalle sospensioni, alle lampade a parete, alle grandi soffittature luminose.
Quando la luce si libera
La luce liberata dal tradizionale concetto di illuminazione diventa elemento scultoreo, protagonista di una nuova stagione artistica, presente a tutte le esposizioni internazionali come la Biennale o l’Esposizione Universale di Bruxelles. Alcune foto d’epoca documentano le installazioni luminose negli edifici di tutto il mondo: New York, Madrid, Manchester, New Orleans.
Il catalogo su Venini
Il progetto espositivo è corredato da un corposo catalogo, edito da Skira, a cura di Marino Barovier e Carla Sonego che illustra i maggiori interventi di illuminazione eseguiti dalla fornace.
“Venini: Luce 1921 -1985” è stata il fulcro di settimane dedicate al vetro: The Italian Glass Weeks, il più importante evento internazionale sul verto artistico e industriale svoltosi in settembre a Milano e a Venezia.
In questo 2022 che è anche il bicentenario di Antonio Canova, rubiamo una citazione di Carlo Scarpa che racconta il suo intervento alla Gipsoteca di Possagno e ci fa capire la libera modernità di una mente geniale che sapeva imprigionare la luce: “Volevo ritagliare l’azzurro del cielo”.
VENINI: LUCE 1921 – 1985
a cura di Marino Barovier
LE STANZE DEL VETRO
Progetto di Fondazione Giorgio Cini onlus e Pentagram Stiftung
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
18 settembre 2022 – 8 gennaio 2023
Sempre stimolante!
Dott.ssa Elisabetta che piacere parlare di vetro e di illuminazione partendo da una mostra che esalta l’arte e la manualità veneziana. Parlare di Murano, per noi che non siamo di Venezia, vuol dire parlare di lampadari, applique, bicchieri, vasi e di oggettistica. Guardando le foto rimaniamo stupiti davanti ai lavori creativi della vetreria Venini. In modo particolare sono bellissimi i poliedri policromi destinati all’illuminazione di sale importanti, però immagino anche la complessità di realizzazione e il suo allestimento, compreso il peso. Mi auguro che questa Mostra legata ad una casa d’arte così prestigiosa, sia destinata anche a mantenere il primato di Venezia e Murano su altri prodotti d’importazione. Paradossalmente, dovrebbe essere obbligatorio per legge, illuminare qualsiasi edificio pubblico italiano con prodotti che nascono dall’arte e dalla maestria italiana. Non vorrei che il costo dell’energia sia un altro elemento che faccia scegliere la copia, forse cinese, a vantaggio dell’originale vetro veneziano. Ci sarà stata pure una ragione se “teatri, alberghi, uffici postali, palazzi ministeriali, grandi ambienti pubblici e privati in ogni angolo del pianeta” hanno scelto le lumiere Venini? Difendiamo la nostra cultura e il bello che siamo riusciti a realizzare.
Incredibile vedere cosa si può realizzare con il vetro, materiale apparentemente povero. Si resta senza fiato ad ammirare le creazioni spettacolari che ci ha mostrato, Elisabetta.
Riesce sempre a incuriosirci, presentando opere insolite, mirabilmente descritte nei particolari.
Grazie ancora per l’opera divulgativa, attraverso la quale ogni volta aggiungiamo un tassello al mosaico della conoscenza.
Marinella Simioli
Dott. Elisabetta oggi ho visto un servizio in televisione con un’intervista ad uno dei fratelli Damiani di Valenza e ha detto che il gruppo Damiani ha acquisito la vetreria Venini. Ha anche mostrato una vetrina della sede di Venezia. Vede il sapere come si consolida e si stratifica?