Nel lontano 1966 il grande giornalista Mario Pennacchia, per anni cronista e prima firma del quotidiano “Il Corriere dello sport”, fu incaricato di fare un’intervista a Giampiero Boniperti che aveva chiuso con il calcio giocato da cinque anni e precisamente il 10 giugno 1961 al termine della famosa partita contro l’Inter dei “ragazzi” vinta dalla Juventus per 9 a 1 con sei reti di Omar Sivori e goal della bandiera nerazzurra siglato dal diciannovenne Sandro Mazzola.
Quando Boniperti appese le scarpe al chiodo
Dopo quella partita si recò dal magazziniere della Juventus e gli disse: “Ecco le mie scarpe, ho finito”. Chiuse la carriera a soli trentatré anni dopo quindici campionati giocati con la maglia bianconera, quattrocentoquarantaquattro partite, centosettantotto goal in seria A e trentotto partite con dieci goal in nazionale.
Boniperti dall’intervista al libro
Questi quindici anni vennero narrati da Mario Pennacchia in quella che doveva essere una semplice intervista e invece ci fu un lungo racconto dove i due coetanei (Pennacchia e Boniperti entrambi nati nel 1928 ed entrambi morti nel 2021) si protrassero per due giornate intere. Quel racconto venne pubblicato a puntate sul Corriere dello Sport. Oggi esce per le Edizioni InContropiede un volume che racchiude tutta l’intervista dal titolo “Boniperti: il calcio è una cosa meravigliosa”. A cura di Marco De Polignol con l’introduzione di Massimo Raffaeli.
Un racconto di un campione
C’è tutto il Boniperti calciatore dai primi calci all’oratorio passando per i tornei giovanili dove segnò addirittura undici goal in una sola partita. Passando per l’esordio in maglia bianconera. E ovviamente i periodi di grande successo al fianco di campioni come Parola e Piola (i suoi primi maestri). E poi i grandi stranieri come Hansen, Praest, Charles , Sivori e tanti altri.
Non un romanzo ma un ritratto
Il ritratto di Boniperti calciatore “disegnato” da Mario Pennacchia è il vero protagonista di un lungo racconto più che di un romanzo. Dove emerge la sua figura non solo di atleta ma anche di uomo innamorato di questa disciplina sportiva definita “una cosa meravigliosa”.
I segreti
Nell’intervista si susseguono rapidamente i ricordi soffermandosi su momenti importanti come quelli dettati dal grande Torino che Boniperti definiva gli “amici”. Non a caso si trovava a cena in via Nizza con Bacigalupo, Martelli e Rigamonti. Il ricordo della convocazione con la squadra del Resto d’Europa ad affrontare i maestri inglesi. Dove durante una partita immersa nella nebbia segnò anche una memorabile doppietta.
Boniperti, Mazzola, Agnelli
L’elogio a Valentino Mazzola è di grande eleganza, paragonandolo all’immenso Fausto Coppi. Il ricordo di tanti goal e di tante partite e soprattutto di scudetti vinti e di una classifica dei cannonieri vinta nel 1947/48. Il racconto/intervista scorre piacevolmente e non mancano gli aneddoti su Gianni Agnelli che mise in palio un orologio da polso con sveglia per scommessa. E Papa Pio XII che accolse la nazionale nel 1950 prima dei mondiali e quando porse la mano per farsela baciare uno dei tre portieri dell’Italia invece gliela strinse di fronte all’imbarazzo di tutti.
La raffinatezza
E’ un libro molto piacevole che descrive in maniera molto raffinata la figura di quello che è stato uno tra i più grandi centravanti prima e mezz’ala dopo (con l’arrivo di John Charles n.d.r.) del calcio italiano. Prima di chiudere il libro, alla fine, c’è anche l’opportunità di leggere l’articolo che pubblicò Italo Cucci sul Corriere dello Sport il giorno dopo la morte di Mario Pennacchia.