Siamo a un punto della storia del COVID-19 che ci permette di farci una domanda: la pandemia ha avuto effetti negativi sulla green economy? Iniziamo dal riciclo dei rifiuti, che ha sofferto perché gli investimenti green sono rallentati, anche se il consumo di energia rinnovabile è rimasto più o meno stabile, ma le nuove installazioni di impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici è diminuita di quasi il 40% rispetto al 2019; come se ciò non bastasse, anche il trasporto pubblico e la mobilità condivisa, meglio nota con l’inglesismo sharing mobility, sono diminuiti in modo notevole, eccezion fatta per biciclette e altri veicoli elettrici. Gli interventi di rigenerazione urbana hanno subìto dei rallentamenti e le produzioni agroalimentari di qualità hanno sofferto per la flessione dei mercati esteri, del turismo e della ristorazione.
La green economy nell’anno della pandemia
Il primo semestre dell’anno 2020 è stato caratterizzato da un calo della domanda energetica senza precedenti che, se è vero che ha provocato una sensibile riduzione delle emissioni di gas serra (-17% rispetto allo stesso periodo dell’anno 2019), e anche se le rinnovabili sono state le uniche fonti energetiche che hanno continuato a crescere, con un più 3% nel primo semestre, ciò che preoccupa fortemente è il calo degli investimenti nelle rinnovabili (fotovoltaico, eolico, geotermico, ecc.).
Anche per quanto riguarda i rifiuti, il calo nella produzione di quelli speciali è di circa il 25% nel 2020, mentre quelli urbani hanno avuto una flessione compresa tra il 10 e il 14%. Com’è ovvio aspettarsi, si sono avute notevoli difficoltà nel riciclo per la riduzione delle attività degli impianti, ma soprattutto per l’abbassamento dei prezzi e la carenza di sbocchi di mercato delle cosiddette “materie prime seconde” (in economia circolare, gli sfridi di lavorazione delle materie prime o materiali derivati dal recupero e dal riciclaggio dei rifiuti).
Il settore dell’agroalimentare ha sofferto per il calo dell’export, il blocco della ristorazione e del turismo. Nel settore della mobilità ci sono stati cali notevoli nel trasporto pubblico urbano e ferroviario ma anche nella sharing mobility. Sono, invece, aumentate le vendite di biciclette e di auto elettriche, che ha fatto registrare un vero e proprio boom di acquisti, aumentati del 12,1%. Purtroppo, i progetti di rigenerazione urbana hanno subìto rallentamenti, a causa delle maggiori difficoltà di apertura e gestione dei cantieri, principalmente per i distanziamenti e le infezioni da COVID-19.
La green economy non gode di buona salute
A tutti piacerebbe poter dire che la green economy va a gonfie vele, ma purtroppo non è così e per la prima volta dopo parecchi anni, si presenta un bilancio in difficoltà, anche se siamo tutti sempre più consapevoli del fatto che il riscaldamento globale è portatore di una crisi probabilmente molto peggiore di quella legata alla pandemia, soprattutto in termini di durata nel tempo e di costi globali.
Ma noi, in italia, a che punto siamo?
Tra alluvioni, bombe d’acqua e trombe d’aria varie, il numero di eventi estremi è passato dai 142 del 2008 agli oltre 1.400 nel 2021, passando per il picco dei 1.668 nel 2019. Nel frattempo, negli ultimi anni l’Italia ha rallentato il passo nell’impegno verso il clima. E anche la crescita della quota di fonti energetiche rinnovabili, che è tuttavia ancora lievemente superiore rispetto ai principali Paesi europei. Siamo un po’ al di sotto della media europea 17,8% contro il 18,9% (dati 2018), seguiti da Spagna (17,5%), Francia (16,6%) e Germania (16,4%).
Rispetto al 2014, però cresciamo di meno (il 6,7%) rispetto a una media europea del 13,9%. L’Italia è in buona posizione per tasso di circolarità (materiali da riciclo sul totale dei materiali impiegati) in Europa (siamo al 17,7%). Però è sempre una percentuale relativamente bassa, mentre il riciclo dei rifiuti urbani è al 50% circa, contro la media europea del 47%. In Italia, inoltre, il consumo di suolo continua ad aumentare. Nel 2019 le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 57,5 chilometri quadrati, circa 16 ettari al giorno (dato Ispra 2020). Quasi la metà del consumo di suolo avviene nelle città. In Italia, rimane bassa la vendita di auto elettriche, dietro ai principali paesi europei. Come Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Francia, Svezia, Regno Unito e Spagna, meglio per le ibride e per quelle a gas.
Per quanto riguarda il nostro settore agroalimentare, la superficie agricola biologica rappresenta il 15,5% di quella totale (era l’8,7% nel 2010). L’Italia si colloca al terzo posto, dietro Francia e Spagna, per estensione totale delle colture biologiche. Ma l’obiettivo indicato dalla strategia europea Farm to Fork (letteralmente: dalla fattoria alla tavola) appare ancora lontano. Nel 2018, l’Italia ha confermato il primato mondiale con 824 prodotti tra DOP (Denominazione d’Origine Protetta), IGT (Indicazione Geografica Tipica) e STG (Specialità Tradizionale Garantita). Per un valore complessivo stimato di 16,2 miliardi di euro, in aumento di oltre il 6% rispetto al 2017.
Ma ci sono nuove proposte green?
Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, chiarisce alcuni punti. ”Per uscire dalla crisi del Covid e per raggiungere una nuova normalità. Che sia verde e duratura – ha detto – occorre stringere un nuovo patto e per farlo occorre riempirlo di azioni concrete e immediate che il Governo ha già assunto. O sta assumendo su tutto lo spettro delle sue attività. Dalla transizione energetica a modelli nuovi di mobilità, dal sostegno alle imprese verdi alla lotta al dissesto idrogeologico, alla valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggistico. Dalla riforma fiscale in chiave green fino alla decarbonizzazione dell’economia”.
Nella Relazione sullo Stato della Green Economy, anche le proposte del Consiglio nazionale che spaziano dalle innovazioni tecnologiche per la produzione di idrogeno verde all’adozione di criteri stringenti per indirizzare gli investimenti. Dagli incentivi per tecnologie di riciclo dei rifiuti plastici e del settore edile, all’aumento fino al 30% del territorio e del mare tutelato, una graduale carbon tax (letteralmente: tassa sul carbonio), la riduzione del tasso di motorizzazione privato al di sotto di 500 auto per mille abitanti, l’incremento dell’agricoltura biologica e il taglio dei fertilizzanti chimici.