Molti sono convinti che è tutto deciso, che il risultato è scontato, che forse non è nemmeno il caso di scomodarsi per andare a votare. C’è chi si comporta già da vincitore e chi si prepara a cambiare tutto. Chi ha la faccia di un perdente con dignità e chi fa capire che lui sapeva tutto e l’aveva già detto. E chi spiega cosa succederà, momento per momento. Nel silenzio dei sondaggi tanto è possibile dire tutto e il contrario di tutto.
Nella realtà nulla è scontato
Nella realtà, invece, troppe cose non si capiscono, a incominciare dalle assunzioni di responsabilità. Resta ancora da capire perché, a pochissimi mesi dalla scadenza naturale della legislatura, ci sia stato chi ha voluto far cadere il Governo Draghi in un momento tra i più delicati della nostra storia. E perché tra chi ha fatto cadere il premier oggi solleciti da Draghi la soluzione dei problemi più urgenti prima che il nuovo governo debba affrontarli. Non solo, tra chi lo ha fatto cadere c’è adesso chi dice che Draghi ha sempre avuto ragione, per esempio nel chiedere per primo il tetto al prezzo del gas!
Promesse da marinaio
Tutti poi promettono anche quello che sanno benissimo che non potranno mantenere. Si fanno conti su impossibili debiti futuri, si offrono vantaggi fiscali e economici che nessuno potrà assumersi. Gli stessi sondaggi finora hanno più spaventato che informato, ammesso che il sondaggio sia in questo momento uno strumento ancora affidabile come in passato. Nessuno tiene conto dell’altissima percentuale degli indecisi e degli astenuti, questi ultimi ritenuti in crescita, specie per quanto riguarda l’elettorato femminile.
Una campagna in cui nulla è scontato
Misteri della nostra politica e della nostra classe politica. La realtà è che siamo davanti a una delle campagne elettorali più delicate e nervose della nostra storia repubblicana. Nuova sotto certi aspetti, per esempio quello legato al peso dei social e alla loro influenza. Vecchia per quanto riguarda i veleni e, soprattutto, la limitatezza di una classe politica che va al rinnovo dopo essersi ridotta di un terzo la presenza in Parlamento, per affidarsi a una legge elettorale che potrebbe sconvolgere la struttura stessa della politica affidando alla coalizione che va oltre il 40% dei voti una maggioranza assoluta tra Camera e Senato. Percentuale vicina al 70% che consentirebbe a una forza omogenea di fare e disfare quanto vuole, di mettere anche mano alla Costituzione riformandola quasi d’ufficio. A incominciare dalla proposta non ben definita di presidenzialismo, con chi confusamente incomincia a gridare che se fosse così Mattarella dovrebbe andarsene in fretta dal Quirinale.
La questione Russia – Ucraina
Meglio tornare con i piedi per terra. Ed ecco una realtà drammatica: una guerra non lontana che ci ha coinvolti in mille modi, un paese invasore che chiude il rubinetto del gas e aumenta il prezzo a piacere e minaccia di spegnere del tutto se l’Unione Europea (Italia naturalmente compresa) non ritirerà le sanzioni. Il risultato è che ci stiamo dimenticando di una guerra che potrebbe addirittura portare al rischio di un conflitto più esteso, per parlare soltanto e soprattutto della crisi energetica. Non c’è più il problema dell’Ucraina invasa e schiacciata con la forza, ma il problema del nostro inverno senza riscaldamento, delle industrie piccole e grandi senza energia e in difficoltà, dei posti di lavoro in bilico, del Pil che minaccia di non crescere più. Non solo, c’è l’inflazione che sale quasi in un silenzio omertoso (scivola verso il 10%, da tanti anni non si toccava la doppia cifra) e c’è la speculazione che ha portato all’aumento poco controllato di generi di ogni tipo, a incominciare dagli alimentari.
Aiutare le famiglie? Non è così scontato
C’è una situazione drammatica da affrontare: sostenere le imprese e sostenere le famiglie. E’ evidente che chiunque dovesse andare al governo dovrà fronteggiare i problemi e si auguri che qualcuno provi a risolverli prima. Ma se questa era l’emergenza valeva la pena far crollare la casa per anticipare le elezioni di sei mesi, tanti erano quelli che separavano dalla fine naturale della legislatura?
Ormai il piatto è stato rotto e serve a poco discutere, se non a spiegare agli elettori se ci sono responsabilità e di chi sono. La mia impressione è che chi ha spinto per elezioni anticipate lo abbia fatto più per risentimento e desiderio personale di rivalsa che per motivazioni politiche e ideologiche. Più per essere stati rimossi dai posti di potere e volerci tornare che per reali problemi politici. Il discorso non riguarda la Meloni, la sola all’opposizione. Ma gli altri erano a pieno titolo nel governo che hanno fatto saltare senza nemmeno avvertire i loro ministri.
La presunzione
Non credo nei fantasmi del fascismo, siamo vaccinati da una lunga democrazia, ma ho paura dell’improvvisazione dilatata dalla presunzione. Si possono fare danni enormi che pagheranno soprattutto i figli. Si possono fare passi indietro in diritti che sono stati conquistati a fatica. Raramente si è andati alle urne in una situazione simile. Per questo è più difficile fare previsioni. In occasioni come questa contano le emozioni, la rabbia, la paura, le delusioni. Contano gli indecisi e quelli che non vogliono andare a votare. E’ una campagna anomala anche perché molto ridotta nel tempo. Nulla è dunque scontato.
Ma forse ha ragione chi dice che gli italiani si vedono quando le cose si mettono davvero male. Così abituati a vivere nell’emergenza, non ci facciamo caso. Come diceva un grande presidente americano: bisogna avere paura solo della paura.