79° esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel segno della riflessione sulle nostre paure, sulle marginalità e gli emarginati. Dall’apertura con il film di Noah Baumbach “White Noise” tratto dal romanzo di Don DeLillo, affollato e claustrofobico viaggio nel terrore della morte di una famiglia americana alle prese con imminenti catastrofi e fobie più o meno controllabili. La nevrosi accompagna la pellicola in concorso al festival, gettando lo spettatore in un vortice affabulatorio da cui si esce, sinceramente, un po’ frastornati e confusi. Esilaranti alcuni momenti tra suore tedesche e duelli accademici a colpi di Hitler ed Elvis Presley. Sempre convincente e istrionico Adam Driver che regge tutto il film, tuttavia i “disaster film” americani in tempi di pandemia, guerre e disastri ambientali non fanno proprio passare un’ora e mezza di piacevole intrattenimento. Il film di apertura poteva darci più tregua, così come il sistema di prenotazione col quale da domenica 28 agosto accreditati e non continuano a combattere una guerra senza sosta.
Dalle fobie al visionario
Visionario, denso e onirico, il film di Alejandro Innaritu, “Bardo” che trasporta in un universo parallelo quasi felliniano. In quel realismo magico che percorre molto del cinema latino americano. La biografia emotiva del regista messicano spazia dalla sua nostalgia per il paese d’origine, al viaggio di un’anima in una terra di mezzo dove potrà misurare ogni istante dell’esistenza terrena. Spirituale e a tratti contemplativo, il film di Innaritu è un autentico film da festival. Quasi tre ore di paesaggi magnifici, di esperienze fuori dal corpo e dentro il corpo. Insomma, bello.
Dalle fobie al cannibalismo
Sconvolgente il film di Luca Guadagnino, “Bones and all”, prima pellicola italiana in concorso al festival, cannibalismo e marginalità. Primo film americano di Guadagnino, protagonista l’idolo delle teen ager, Timothéè Chalamet e una straordinaria Taylor Russel nel ruolo della giovane cannibale in fuga. Un film che non lascia indifferenti e che ha riscosso una buona accoglienza nel corso della proiezione per il pubblico in Sala Grande. Il secondo film italiano in concorso a Venezia 79 è firmato da Andrea Pallaoro “Monica”. Cast americano e protagonista la transgender Trace Lysette alle prese con il rapporto con la madre sofferto e contrastante.
Una chicca da non perdere
Tornando ai grandi temi, un film da vedere è sicuramente “Argentina 1985” per la regia di Santiago Mitre. Interpretato da un maestoso Ricardo Darin il film regge tutto sul processo a Vileda e alla giunta militare che si macchiò di terribili atti di tortura, rapimenti e uccisioni, nei confronti dei civili. La terribile vicenda degli oltre 30mila desaparecidos di cui ancora oggi non si sa nulla. Un film che ci si augura possa vincere un premio a Venezia. Sarebbe il giusto tributo per un atto di coraggio da parte del regista argentino. Un film che finora “nessuno aveva osato fare”, come ha ricordato il direttore del festival, Alberto Barbera. Un modo per ribadire un chiaro e forte “nunca mas”.