Adesso che non c’è più si può dire che l’assessore al Decoro per antonomasia Augusto Salvadori (1936-2022) aveva anticipato i tempi. Una specie di veggente su quello che sarebbe successo a Venezia, trent’anni dopo. Come giornalisti, che più di qualche volta lo abbiamo maltrattato e deriso, dobbiamo chiedere scusa. Scusa Augusto avevi ragione tu.
La storia di Augusto
Quando fu assessore con la giunta Laroni tra il 1985-88 era già un politico scomodo e anomalo. Fece pubblicare un manifesto e venne perfino deriso dai colleghi famosi del Corrierone. Respect Venice! Era il titolo del manifesto diffuso in tutta la città con un gentiluomo in frac che diceva: Venice is sacred.
Gli editti salvadoregni o salvadoriani, come lo prendevamo in giro allora, erano contro i saccopelisti, i torsonudisti, i gondolieri “sudisti” di ‘O sole mio, i bivaccanti ai piedi di un ponte. Fece addirittura una ordinanza per obbligare le masse di turisti di tenere la destra nelle calli strette.
Le doti di Augusto
Aveva una grande dote l’avvocato Augusto Salvadori: l’ironia e l’autoironia. Ma era anche nota la sua tirchieria. Una volta nel self-service vicino a Ca’Farsetti nel corso di una nottata in consiglio comunale, ognuno doveva portare qualcosa. Nel tavolone con consiglieri e assessori, lui portò una semplice caraffa d’acqua fresca! E tutti a ridere e sghignazzare per prenderlo in giro. E lui per tutta risposta: forse ne ho presa troppa ragazzi? Ricordo nel 2008 Salvatori contro la sanatoria degli affitta camere abusivi (non si chiamavano ancora b&b) prevista dal vicesindaco della giunta Cacciari, Michele Vianello. Si batté come un leone. Inutilmente.
Un grande assessore e avvocato
Era stato assessore con tre sindaci: Laroni, Bergamo, Cacciari. Memorabile il giorno in cui si presentò con i netturbini con tanto di pompa ed acqua per la pulizia di Piazza San Marco e Giardini Reali, per non far dormire i saccopelisti. Era un grande avvocato, esperto e preparato. Per decenni ha difeso i giornalisti del Gazzettino in tutte le cause sparse per l’Italia. Non ricordo un direttore di giornale o un cronista condannati.
Caro Augusto, ci mancherai.