Mai dare niente per scontato. Da qualche tempo i sondaggi sono bugiardi, vengono smentiti con troppa facilità. O meglio, l’arte del sondaggio non è bugiarda: ma prevedere a lungo tempo comporta dei rischi che non possono essere calcolati. Per citarne qualcuno: l’astensionismo, la protesta, una guerra improvvisa, un’accelerazione della pandemia. Gli esempi negli ultimi anni non sono mancati.
Nulla di scontato da 30 anni a questa parte
Questo per far capire che siamo dentro una delle campagne elettorali più incerte e più turbolente degli ultimi trent’anni; da Mani Pulite a oggi non ricordo una situazione simile. E’ anche, sotto qualche aspetto, un ritorno al passato; una svolta verso un bipartitismo che sembrava superato. Perfino una ridefinizione di concetti che sembravano assodati: siamo di fronte a un nuovo Centro-destra più sbilanciato a destra e a un nuovo Centro-sinistra sbilanciato al centro.
Qualcuno spieghi
Certo qualcuno deve ancora spiegare perché un Parlamento che stava per arrivare a scadenza naturale tra pochi mesi e con cose importantissime da fare, si sia suicidato pur di andare a votare un paio di mesi prima. Tra fine settembre 2022 e primavera 2023 c’è lo spazio di un mattino. Oltretutto, quelli che sono usciti sapevano benissimo che due terzi di loro non sarebbero mai rientrati.
I parlamentari avevano approvato una riforma che riduce di un terzo gli eletti a Camera e Senato
La legge 51 del maggio 2019 prevede il passaggio da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Per restare al solo Veneto, per esempio, si passerà da 50 a 32 deputati e da 24 a 16 senatori. Questo spiega anche l’affanno nelle aggregazioni, nelle scelte, nella suddivisione tra collegi più o meno sicuro, tra quelli uninominali e quelli proporzionali. Spiega perché si tratta di una campagna elettorale sempre più calda e aspra, spiega perfino l’uso di termini fino a ieri quasi sconosciuti, come il “diritto di tribuna”. Che poi è l’offerta alle liste che rischiano di non superare lo sbarramento del 3% di avere loro candidati in liste sicure di passare la soglia.
Un taglio dato per scontato ma non condivisibile
Non condivido chi ha salutato con entusiasmo la riduzione dei parlamentari, quel numero era stato fissato nel 1948 per un’Italia che aveva poco più di 40 milioni di abitanti; ora che gli italiani sono più di 60 milioni i loro rappresentanti sono diminuiti con un po’ demagogia e un tocco di populismo.
Non diamo per scontato ciò che non lo è
Non sono questi i risparmi che faranno dell’Italia un Paese democraticamente corretto, rispettoso delle regole, con una burocrazia efficiente, una magistratura puntuale, un sindacato che guarda avanti e non difende solo i privilegi di un certo passato, un mondo imprenditoriale che vuole e deve investire nella produzione e non soltanto tesaurizzare per investire in servizi, una classe politica capace di integrare i nuovi italiani.
All’inizio era tutto scontato. Ma ora…
Tutto questo non fa che complicare le cose in un momento in cui il Paese avrebbe dovuto affrontare e superare montagne ben più aspre e rischiose di elezioni anticipate. Basta pensare al Pnrr che per conto dell’Europa riversa sull’Italia una marea di miliardi di euro mai vista, qualcosa davanti alla quale anche il famoso Piano Marshall impallidisce.
E’ il disegno del futuro per un Paese come il nostro, il Governo Draghi aveva ben protetto ambizioni e realtà. Ora lo stesso governo deve amministrare l’ordinaria amministrazione, incassare sapendo che, se qualcuno sbaglierà, bisognerà restituire tutto con gli interessi. I cittadini di oggi si stanno giocando il Paese di domani, giovani compresi.
Impressiona che molte cose siano state messe in gioco soltanto e soprattutto per andare a votare con pochissimi mesi d’anticipo sulla scadenza. In attesa che chi lo ha voluto lo dica apertamente in campagna elettorale, assumendosene le responsabilità, eccoci a vivere una delle estati più drammatiche della nostra vita. E non tanto per una campagna elettorale che seppure forte si presume civile; siamo una democrazia collaudata, non dovremmo avere paura di populismi, sovranismi, tentazioni di altro genere.
Il mio parere
Dovremmo continuare su una strada intrapresa che parla di Europa, di diritti, di doveri, di democrazia piena, di difesa degli Stati dalle aggressioni. E farlo in un momento in cui le cose non vanno proprio benissimo: c’è una guerra che sta spostando molti equilibri e rallentando una crescita economica che sembrava irrefrenabile. C’è una pandemia che da tre anni non se ne va e crea problemi e vittime. Ci sono: un’inflazione che sta annullando molti benefici degli “aiuti” e impoverendo i ceti medi. E un’evasione fiscale spaventosa, al punto che lo Stato dichiara tranquillamente che un italiano su tre non paga le tasse.
In campagna elettorale niente è scontato
Però si incominciano a sentire le sirene di chi vorrebbe nuovi condoni e riforme fiscali non proprio fatte per la maggioranza del popolo dei contribuenti onesti (si può dire, perché ci sono anche quelli disonesti) che è fatta di dipendenti a reddito fisso e pensionati. Insomma, quelli che anche volendo non possono evadere.
Non siamo preoccupati di chi vincerà le elezioni
Per ora non si sa e non lo sanno nemmeno i sondaggisti. C’è una larga fetta di indecisi e di incazzati che potrebbero cambiare le cose anche all’ultimo minuto. E non crediamo nemmeno che esistano in Italia pericolo di ritorni di fascismo o di comunismo come si intendevano una volta. Siamo una Repubblica nata dall’antifascismo, c’è scritto nella Costituzione; per fare il contrario bisognerebbe abolirla! E siamo anche un Paese nel quale, come diceva Nanni Moretti, la sinistra da tempo aspetta uno che dica una cosa di sinistra.
Patti e alleanze
Intanto, si stringono patti e alleanze, si aggregano forze che fino a ieri si guardavano quasi con odio. Si consumano vendette, si travasano pesi politici da una parte all’altra.
E c’è pure un rischio: che tutto resti come prima e che l’Italia sia un’altra volta ingovernabile. Al punto di dover richiamare qualcuno che raccolga i cocci e li rimetta insieme con gusto per ripresentarli all’Europa. Naturalmente dopo un nuovo sondaggio.