La musica ha un potere inebriante, o energico, dunque ansiolitico o antidepressivo. La religione, della musica. Soprattutto alla radio. La racconto qua, a modo mio, e l’ho fatto anche su http://vannizagnoli.it, sotto forma di video, racconti, naturalmente, anche magari disturbanti e disturbati, come scriverebbe Signori Riccardo, firma de Il Giornale, in pensione, e vicepresidente dell’Ussi, la stampa sportiva italiana. Anzi, cognome e nome è il vezzo di Antonio, Damascelli, il padron Toni de Il Giornale, curatore delle lettere.
La mia musica alla radio
La musica, dunque, la apprezzo in macchina, ho molto di Ivano Fossati, classe 1951, genovese, e di Francesco Guccini, modenese e pure pistoiese, di Francesco de Gregori, per me staccatissimo, da loro, e di Fabrizio de Andrè, il faber di cui ho visto due mesi fa un bello spettacolo, a teatro, con Federico Buffa e Marco Caronna, di lattemiele, la radio, mio antagonista, per le interviste lunghe, come gli hanno detto quelli del volley, non solo a Modena.
La mia esperienza al Radio Bruno
Sono stato al radio Bruno estate, a Mantova, è la creatura di Gianni Prandi, il berluschino, vezzeggiativo di Auro Bellotti, Toni, ex magazziniere, in tintoria, Lux, a Carpi, dove Bruno ha sede e lui è lo storico capo dello sport. In realtà, a Bruno, radio, fa tutto Gianni, classe 1957, magro, con il figlio, e con una bella squadra di artisti, conduttori, come artisti, e di giornalisti, una è artista, Clarissa Martinelli, nata nel giorno di san Valentino e stranamente mai in tv, se non su radio Bruno, appunto.
Mito di Emilia, da Parma alla Romagna, della Toscana, di un lembo di Lombardia, Brescia e Mantova, e di Veneto, Verona, con ambizioni nazionali.
Radio Bruno, modello di radio, esattamente come quelle di nordest, dalla Birikina e dintorni.
Un grande personaggio
Da Carpi, Prandi è diventato un super editore, un cannibale di frequenze, un recuperatore di radio dismesse, un mito, insomma, un grande personaggio, enorme. E la sua enormità è visibile nei concerti estivi gratuiti, nelle piazze. Siamo stati a Modena, poi a Mantova, uno spettacolo trascinante, molto più della partita di pallone media, che a me ha stufato, e non solo perchè ne guardo dal 1978, dai mondiali di Argentina, da quando avevo 7 anni.
Gli artisti: dalla radio al concerto
Mercoledì in piazza Sordello, da Virgilio, come terra, c’erano i Ricchi e Poveri, la brunetta e gli altri, bravi. A Modena mi ha colpito Donatella Rettore, chiamami soltanto miss Rettore. Bene, a un certo punto dice a Tancredi, che non è Franco, l’ex portiere della Roma, questo è idolo delle bellissime: “Lui è un figone”. Lui risponde ricambiando il complimento e declinando la parola al femminile. Ma dai. Grandi. Allora lo dico anch’io, nei video: scommettiamo che se lo dico a una bellissima è sessismo?
Ma al di là di questo la musica è bella, nelle piazze, gratis
Il mese scorso ero stato a Reggio, Emilia, alla Rcf arena, al concerto di Ligabue, con 105mila spettatori, e la settimana dopo dalle 7 donne, antiviolenza, ho fatto domande, proprio sull’ansia. Vai là da giornalista che rappresenta meno di se stesso eppure riesci a prendere la parola, mentre tanti in genere non te la danno.
E dalla radio ecco apparire Amoroso, Giorgia, Nannini, Pausini e Elisa
E allora ho parlato proprio con Alessandra Amoroso o con Giorgia, non ricordo, di ansia e depressione, con Gianna Nannini che era con loro e con Laura Pausini, ravennate, di Faenza. E, soprattutto, con Elisa, la donna di Nordest. Mi sono commosso, ho pianto, scaricato la tensione degli affitti mancati, della disoccupazione, di quanto non racconto, di tanto. Per essere matto, secondo i ben pensanti, non è male, no.
Come sarebbe il mondo senza musica e radio
Ecco, il potere afrodisiaco, della musica, di tutta la musica, da Fossati al rock. “Come sarebbe il mondo senza musica” e “l’importanza dei messaggi lanciati da rockstar” sono altri miei temi. “Filosofici”, direbbe Riccardo Vitanza, showman di Parole e dintorni. Già, parole e dintorni. “Sarà la musica che gira intorno”, cantava Ivano Fossati. “E giù di lì”, direbbe Guccini. Il Guccio, di quando era al liceo.