La XVIII legislatura è nata in modo anomalo e si è conclusa in modo disordinato perché è stata segnata fin dall’inizio da un’anomalia. Per la prima volta, nella storia repubblicana, un partito di antisistema ha condizionato la vita delle istituzioni. Il M5S, essendo sul piano parlamentare il partito di maggioranza relativa, ha di fatto condizionato la vita politica del nostro paese. I governi che si sono susseguiti in questi anni sono stati caratterizzati dal fatto che tenevano forze politiche molto diverse e sui temi più delicati, di riforma e di cambiamento, non c’è stata la possibilità di trovare la minima intesa.
Per quanto preparato Draghi non poteva tenere insieme ciò che non può stare insieme
Mario Draghi, nel marzo dello scorso anno è stato chiamato dal Presidente la Repubblica a costruire un governo politico di unità nazionale che consentisse di affrontare la fine dell’emergenza covid, i gravi problemi economici che sono stati ancora più aggravati dalla situazione della guerra che la Russia a mosso contro l’Ucraina. Tuttavia, nemmeno una personalità di altissimo profilo come la sua è riuscita nel compito difficile di tenere insieme ciò che naturalmente non può stare insieme.
Conte e M5S
L’avvicinarsi della fine della legislatura, infatti, ha posto i partiti nella condizione di assumere un profilo sempre più identitario. La stessa apertura della crisi, che molti osservatori minimizzano, in tutta evidenza è stata voluta da Conte e dal M5S sul tema fortemente legato alla loro identità, ovvero la contrarietà a realizzare i termo valorizzatori.
Un errore imperdonabile
È chiaro che chi si è assunto in questo momento la responsabilità di portare il paese all’elezioni anticipate, ha commesso un atto grave. Proprio perché il lavoro di Draghi era rivolto soprattutto alla definizione dei fondi del PNNR. Si tratta di una quantità di denaro enorme che ci viene affidata dall’Europa. Ma che richiede di poter contare su alcune riforme per poter essere impiegata con utilità; nonché di normative chiare che possono accelerare sia la progettazione esecutiva che gli affidamenti.
M5S mettono nei guai non solo il premier ma l’Italia intera
Inoltre, i Cinque Stelle hanno messo in difficoltà non solo la persona del premier, ma anche il nostro Paese che nello scenario di instabilità internazionale dovuto al conflitto in Ucraina, si era posto al centro della scena sia nella difesa dell’integrità territoriale dell’Ucraina, sia nella possibilità di individuare una strada per una soluzione diplomatica. Ciò anche attraverso la credibilità internazionale di Mario draghi. Destabilizzare un paese come l’Italia, che ha un ruolo di primo piano in Europa ma soprattutto all’interno della Nato, attraverso la credibilità che abbiamo acquisito con i nostri contributi al buon esito delle missioni internazionali, è un atto grave in questo momento.
Coraggio Italia ha sostenuto Draghi
Coerentemente a quanto aveva chiesto il nostro presidente Luigi Brugnaro, abbiamo rinnovato la nostra fiducia al presidente Mario Draghi. Nella convinzione che la grave situazione economica del paese, e la complessità della crisi internazionale non consentissero un periodo di instabilità istituzionale. Tuttavia le contraddizioni tra i partiti, ma soprattutto quello interno del M5S, hanno reso il quadro politico impraticabile. Tale da non lasciare nessuna alternativa allo scioglimento delle Camere e all’indizione di elezioni anticipate.
La speranza riposta nelle elezioni
Se da una parte c’è L’amarezza di non poter più far conto su una figura così importante e affidabile come Mario Draghi, dall’altro è giusto prendere atto che il quadro politico del paese è profondamente diverso dall’attuale rappresentanza parlamentare. Il che richiede la necessità di andare il più presto possibile a rinnovo del Parlamento. Nella speranza che le prossime elezioni possano dare una maggioranza netta.