La NATO, sino allo scoppio del conflitto russo-ucraino, era quasi celata agli occhi dell’opinione pubblica occidentale, concentrata a seguire il trend del Covid e la speranza di uscirne presto. Dall’inizio dell’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, la NATO è ritornata protagonista sullo scacchiere internazionale.
A che serve la NATO
È noto che questa organizzazione internazionale a carattere regionale s’occupa primariamente della sicurezza e difesa europea, soprattutto nei riguardi dei trenta attuali Stati membri. Il numero crescerà con l’ingresso di altri due Paesi: ingresso discusso nell’ultima riunione del Consiglio atlantico a Madrid. Un vertice che, senza dubbio, sarà raccontato sui libri come un momento storico per due ragioni fondamentali: 1) l’ingresso di due Paesi scandinavi come la Finlandia e la Svezia; 2) la fine della neutralità della prima dopo 80 anni e della seconda dopo due secoli.
Più sicurezza
Questo fa capire non solo come i due Paesi abbiano deciso di accantonare dalle loro rispettive costituzioni l’istituto della neutralità, ma anche la novità di un mutamento storico che rende più saldo la sicurezza del mar Baltico, della Scandinavia, dell’Europa dell’Est e anche dell’intera Europa.
L’ingresso nella NATO e il veto turco
L’ingresso dei due Paesi scandinavi aveva subito un’impasse a causa della minaccia di veto da parte della Turchia che aveva accusato i governi finlandese e svedese di proteggere alcuni membri terroristi curdi. Ostacolo rimosso a Madrid dove la delegazione turca ha rimosso il veto grazie all’accordo denominato Memorandum Trilaterale Understanding. Sotto molti aspetti soddisfatte alcune richieste di Ankara concernenti la lotta al terrorismo che, per il governo turco, include il PKK (partito comunista curdistano), il non porre alcun tipo di embargo alla vendita di armi da Paesi occidentali alla Turchia.
Un aumento che rafforza la NATO
La via procedurale di adesione all’Alleanza atlantica riceve una luce verde politica fondamentale. Per cui gli Stati membri passeranno da trenta a trentadue e si andrà de facto a costituire un confine che parte dall’artico per tutta la Scandinavia, i baltici, la Polonia con la Russia e la Bielorussia.
Il documento di Lisbona
Il secondo elemento del summit del Consiglio atlantico, che entra nella fase storica di questa organizzazione militare, concerne l’adozione del concetto strategico. Documento molto importante per questo organismo internazionale. Dopo il Trattato di Washington del 1949 che diede vita all’Alleanza atlantica e il precedente documento strategico, adottato a Lisbona nel 2010, questo documento prende in considerazione quello che è accaduto In Ucraina e in altri Paesi. E offre delle linee-guida sino al 2030.
Il nuovo concetto strategico
Gli elementi del nuovo concetto strategico riguardano, prima di tutto, il fatto che ci si trova di fronte oggi ad un’Alleanza atlantica che negli ultimi anni ha badato sia alla difesa collettiva, sia alla gestione delle crisi nell’area balcanica, in Afghanistan e in Libia. Non dimenticando che ha anche accordi di partenariato verso l’aerea mediterranea, mediorientale e quella del Golfo.
NATO in stato di allerta
In questa fase storica siamo di fronte a un’Alleanza atlantica che guarda alla difesa collettiva del territorio degli Stati membri in Europa rispetto alla Federazione russa. E per fare ciò passa da una presenza leggera di forze militari dei Paesi occidentali in quelli di Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia quindi sul fianco orientale. In grado, in caso di attacco delle truppe russe, di passare a una difesa avanzata. Quindi di andare verso maggiori capacità militari dispiegate direttamente sul fianco orientale. Oltre a capacità di comando e controllo, di monitoraggio e di equipaggiamenti pre-posizionati e uno stato di allerta di maggiori forze NATO sino a 300 mila unità in Europa e in Nord America. Pronte ad intervenire sul fianco orientale europeo in caso di attacco russo.
NATO e Cina
Un altro punto interessante di questo nuovo documento sta nel fatto che dedica ampio spazio, per la prima volta, alla Cina. Ma in chiave non sempre positiva. I 30 Stati membri della NATO hanno posto nero su bianco che le ambizioni delle politiche di Pechino sfidano gli interessi, la sicurezza e i valori dell’Occidente. Puntano il dito sugli investimenti delle forze armate cinesi, sul fatto che il diritto internazionale viene contestato da Pechino in ambito marittimo, spaziale, cibernetico. Sulla questione che vi sono attacchi cibernetici e campagna di disinformazione da parte delle autorità cinesi contro gli Stati membri del Comitato atlantico. E sul problema che la stessa Cina si avvicina sempre più alla Russia.
Il campo cyber
Un ulteriore elemento del nuovo concetto strategico riguarda lo spazio dato al dominio cibernetico e quello extra-atmosferico. Guardando al cyber e allo spazio in ottica integrata con i domini terresti, navali e aerei in termini operativi.
Per ora no all’Ucraina
Infine, la NATO focalizza lo spazio dei Balcani e del Mar Nero e, quindi, gli Stati georgiano, ucraino, bosniaco erzegovino, in cui si asserisce che saranno supportati in quanto tali e non quali membri del Patto atlantico. L’Alleanza atlantica non si azzarda a fare un passo oltre verso l’allargamento alla Georgia, alla Moldavia e all’Ucraina visto il rischio giudicato troppo pericoloso. Pertanto l’Ucraina resta fuori dall’idea di un allargamento della NATO.
Bel post, l’ho condiviso con i miei amici.