Era seduto in panchina quel 5 luglio del 1982. Stadio Sarrià di Barcellona (poi demolito nel 1997) ore 17, le cinque della sera, la “cinco de la tarde” ora della corrida in Spagna. Quel 31enne che iniziò a calciare i primi palloni nella Juventina Marghera si chiama Ivano Bordon, di professione portiere. Nato a Marghera nel 1951 all’epoca era il vice di uno dei mostri sacri del nostro calcio, il commendatore Dino Zoff. Bordon, uomo semplice e di poche parole, ben ricorda la vigilia di quella partita, Italia-Brasile 3-2 che assieme ad Italia Germania 4-3 (Messico ’70) resta uno dei match indimenticabili nella storia della nostra nazionale azzurra. Forse una finale anticipata.
Bordon cosa è rimasto dopo 40 anni?
“Non poteva capitarci girone peggiore con Argentina e Brasile. Dopo aver battuto i campioni del mondo uscenti, appunto l’Argentina, in noi aumentò la consapevolezza qualche speranza in più c’era. In quel momento eravamo in una forma strepitosa sia fisica che mentale.
Bordon, al Brasile sarebbe bastato anche il pareggio….
“Quel Brasile era uno squadrone, aveva qualche punto meno forte nel portiere Peres e nel centravanti Serginho. Però aveva una rosa giocatori che poteva sopperire ad ogni difficoltà. Sul 2-2 forse sono stati presuntuosi”.
Sul gol di Falcao un’altra squadra si sarebbe scoraggiata. Cosa accadde?
“Anche prima del 2-2 avevamo avuto occasioni chiare che evidenziavano il fatto che avevamo tutte le carte in regole per vincere. Quella parata di Zoff sulla linea sul colpo di testa di Oscar ci ha fatto capire che avremmo potuto farcela”.
Bordon di Paolo Rossi che si sbloccò con una tripletta che ricordo conserva?
“Quello di un bravissimo ragazzo con il quale avevo già partecipato quattro anni prima ai mondiali di Argentina. Lo conoscevo bene, velocissimo in area arrivava prima della palla. Sapeva già il punto dove sarebbe “atterrata” la sfera”
E il “Vecio”, Enzo Bearzot come vi ha caricato?
“Un grandissimo uomo. Leggeva la formazione e si affidava ai blocchi, poi noi ci conoscevamo già dal 1978. Ai mondiali arrivi già carico, il resto lo dimostri in campo. Eravamo un gruppo amalgamato e che ha saputo superare oltre agli avversari in campo e le eccessive critiche. E’ vero che dopo le prime tre partite (Polonia, Perù e Camerun) non ci fosse nei nostri confronti una grande attesa, però qualcuno nelle varie esternazioni è stato un tantino pesante e presuntuoso”
Bordon il suo rapporto con Zoff? Si dice che l’estremo difensore friulano fosse una sorta di secondo allenatore in campo.
“Un ottimo rapporto, già dal 1978 ci conoscevamo bene, mai una polemica. Un friulano ed un veneziano taciturni dai caratteri un po’ simili. In campo era un vero e proprio allenatore, non sbraitava e non faceva sceneggiate. Usava dei gesti che poi aiutavano i compagni di squadra durante certe situazioni. Non urlava a vanvera. Una vero leader”
Il portiere che la impressionò in quel mondiale? E oggi chi le piace di più tra i pali?
“Toni Scuhmacher della nazionale tedesca, il francese Ettori. Doveva essere il mondiale di Luis Arconada con la Spagna ma non fu fortunato. Ci sono diversi portieri italiani e stranieri che mi piacciono. Uno è Maignan del Milan che ha dimostrato di essere un portiere moderno. Oggi in Francia e Olanda gli estremi difensori praticano da anni il gioco con i piedi. Quest’anno si sono messi in evidenza Vicario dell’Empoli, Cragno del Cagliari e Silvestri dell’Udinese”.
Bordon tra gli azzurri di quel mondiale del 1982 chi più l’ha impressionata?
“Bruno Conti il nostro brasiliano. Conti poteva dare il là a certe situazioni. Determinante anche Pablito sia chiaro. Stampa e tifosi quando c’è una competizione mondiale diventano tutti improvvisamente CT e scatenano più di qualche polemica. Poi Pablito si è sbloccato”.
Lei ha trascorso quasi un ventennio all’Inter. A quale giocatore è maggiormente legato?
“Ho avuto la fortuna di crescere con i “resti” della Grande Inter come Mazzola, Corso e Burgnich. Con me è cresciuto Lele Oriali assieme abbiamo fatto il servizio militare ed è ancora un amico. Quindi Alessandro Scanziani con il quale ho militato sia in maglia nerazzurra che alla Samp. Mai dimenticherò il mio maestro, vale a dire Lido Vieri, grandissimo portiere”
Bordon, lei ha vinto due mondiali
“Nel 2006 in Germania allenavo Gigi Buffon, soprattutto di testa. Un ragazzo bravissimo e fortissimo. C’erano anche Amelia e Peruzzi in quella competizione vinta in terra tedesca. Un bel gruppo ottimi i rapporti e i risultati si sono visti. Attenzione però io ho vinto tre mondiali”.
Scusi Bordon…ha detto?
“ Nel 1973 vinsi i mondiali militari poco più che ventenne in Congo. C’erano anche Ciccio Graziani, Oriali, Furino, Mascheroni, Ammoniaci, Speggiorin, Bittolo, Zecchini lo stopper e Alessandrelli secondo portiere. Tutti quei ragazzi arrivarono nella massima serie”.
Ph: Le tavole sono tratte dal volume “Azzurro” realizzato per la vittoria del 1982 per i disegni di Paolo Ongaro e i testi di Italo Cucci e Alberto Bortolotti gentilmente concessi a enordest.it