Domenica 28 aprile 1996 “Il Gazzettino” annunciò il ritrovamento del diario del partigiano padovano Claudio Muffato. Si trattava di un blocco rilegato di trentadue fogli protocollo a righe, scritti a mano. Fu il figlio di Claudio, Egidio, a ritrovare il documento in occasione del funerale del padre.
Dal diario al libro
Nel maggio scorso il testo, revisionato da Giambattista Bacca, Renzo Miozzo e Angela Angelieri, è stato pubblicato a spese dell’ANPI di Padova e presentato a Padova, presso la Sala Montalcini con interventi di Paolo Casaro, Socrates Negretto, Maurizio Angelini, Stefano Brugnolo ed Egidio Muffato.
Chi era Muffato
Claudio Muffato, undicesimo figlio nato da una famiglia operaia, nasce il 1° ottobre del 1913 a Mortise, una borgata agricola in provincia di Padova. Padre socialista, madre cattolica, credente, non praticante. Dopo la licenza elementare inizia subito a lavorare. Durante gli anni Trenta la famiglia tenterà la fortuna emigrando a Sabaudia, nelle Paludi Pontine bonificate dal regime fascista, per gestire un podere. Ma l’esperienza si concluderà presto, a causa dei guadagni modestissimi a fronte di un lavoro molto gravoso in una zona insalubre. Muffato, dopo le nozze con Jolanda Beda (da cui nasceranno quattro figli: Egidio, Silvio, Laura e Sandra), lavorerà nell’ambito dell’edilizia.
Muffato e la guerra
Quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale, Muffato viene arruolato nel Genio, aggregato alla Divisione Alpina Julia. L’8 settembre 1943 si trova ad Udine e riesce a sfuggire alla cattura e alla deportazione da parte dei Tedeschi. Rientrato fortunosamente a casa, inizia a operare nella clandestinità già nel dicembre dello stesso anno inizialmente con funzioni logistiche e propagandistiche, poi anche con incarichi militari.
Muffato e la sua vita
Nel suo diario, Claudio ripercorre la propria esperienza di vita, ricorda la fame durante gli anni della Prima Guerra Mondiale (“all’ora dei pasti, nonostante la mia tenera età, due volte al giorno, dovevo andare con il pentolino a ritirare un po’ di riso – la “sboba” si diceva allora – dai soldati acquartierati in una casa di contadini vicino alla mia). Ricorda l’insorgere in lui della coscienza politica attraverso le lotte per il posto di lavoro, l’opposizione al regime fascista. Fino alla decisione di dare il suo contributo entrando nella Resistenza con il nome di battaglia di “Bovetto”.
Muffato e i tanti episodi ricordati
Molti gli episodi che emergono dalle sue pagine, ancora vividi dopo molti anni (la stesura del diario si conclude nel gennaio del 1983). Con una scrittura corretta e scorrevole, Muffato ci racconta atti di eroismo, la nascita dei GAP (Gruppi d’Azione Partigiana) e delle SAP (Squadre d’Azioni Partigiane), i volantinaggi notturni in bicicletta, l’insurrezione a Milano del 25 aprile 1945, la cattura e i disarmo di sei tedeschi a Torre (PD) il 26 aprile e di altri trenta il giorno dopo.
Nel testo sono presenti alcuni “omissis”
L’autore allude in quei brani a comportamenti riprovevoli tenuti da alcune persone, ma, non essendo possibile oggi dar conferma o smentita di tali atti, i curatori della pubblicazione hanno preferito toglierli dalla trascrizione del diario per la stampa.
In ricordo di Meneghello
Nel volumetto è presente anche un breve ricordo di Luigi Meneghello, del quale ricorre quest’anno il centenario della nascita, una riflessione di Stefano Brugnolo (originario di Ponte di Brenta e docente di Teoria della Letteratura a Pisa) dal titolo: “Ciò che ethos gavìo voilatri?” ovvero buon 25 aprile con Meneghello e con il partigiano Castagna, pubblicato sul suo profilo Facebook in occasione della Festa della Liberazione.
Brugnolo e i Piccoli maestri
Brugnolo cita un brano da quel capolavoro che è Piccoli maestri nel quale “Meneghello si diverte a fare il verso ai discorsi troppo solenni” e in un dialogo molto divertente tra “il giovane Luigi e il pochissimo politicizzato ma simpaticissimo partigiano Castagna” entra la battuta, appunto “Ciò, che ethos gavìo voialtri?”, vale a dire “Ehi voi, da che ethos siete animati?”.
Brugnolo ci invita a rileggere questo dialogo in cui “emerge che” la lotta partigiana “fu fatta con una buona dose di improvvisazione e con tanto estro e inventiva”. Meneghello, infatti, alla fine del romanzo scrive “mentre Russi e alleati tiravano il collo al nazismo, noi cercavamo di tirare il collo alla retorica” (pp. 62-63).
Il più bel giorno della mia vita. Ricordi del partigiano Claudio Muffato, Padova, ANPI, 2022.
Le guerre son dichiarate dai potenti della Terra, ma son combattute dai poveracci. Grazie per questa testimonianza perché fare memoria correttamente è l’unico modo per sbugiardare la rinata cultura neofascista. Grazie a Annalisa Bruni per lla sua chiarezza e e le informazioni fornite che fa venir voglia questo diario. Grazie per tutto a Claudio Muffato perché a fronte di una palude, la maggioranza degli italiani, scelse di dire no al fascismo.
Grazie!
Le guerre son dichiarate dai potenti della Terra, ma son combattute dai poveracci. Grazie per questa testimonianza perché fare memoria correttamente è l’unico modo per sbugiardare la rinata cultura neofascista. Grazie a Annalisa Bruni per la sua chiarezza e e le informazioni fornite che fan venir voglia di leggere questo diario. Grazie per tutto a Claudio Muffato perché a fronte di una palude, la maggioranza degli italiani, scelse di dire no al fascismo.