Riscaldamento, condizionamento, grandi elettrodomestici, lampadine e doppi vetri: il rapporto Istat disegna lo scenario (e ne traccia i connotati) di come le famiglie italiane consumino l’energia in casa.
Energia e crisi
In vista di una possibile crisi energetica invernale a livello europeo, eventualità che spaventa molto ma per la quale non si può evitare di prendere provvedimenti nella speranza di non doverli mettere in atto, a fare il punto sui consumi energetici nazionali è l’Istat, il quale rileva il fatto che frigoriferi e lavatrici sono presenti in quasi tutte le famiglie (99,5% e 97,3%), la metà delle stesse (50,2%) possiede la lavastoviglie, il 15,2% l’asciugatrice e il 27,3% il congelatore esterno al frigorifero. Le percentuali variano a seconda se ci sono figli, veri e propri indicatori della presenza di lavastoviglie. Nelle famiglie monocomponente, infatti, la presenza di questo elettrodomestico scende al 38,2 %, mentre nelle famiglie con bambini, quelle che ne hanno di età fino a 6 anni, raggiunge il 68,3%.
Energia e lavatrice..e non solo
La lavatrice è largamente diffusa, sia nelle famiglie monocomponente (93,8%) che in quelle numerose (come detto più sopra, nel 99,5% delle famiglie con cinque componenti e oltre). Si effettuano in media circa cinque lavaggi a settimana con la lavastoviglie e quattro con la lavatrice, escludendo dal calcolo quelle famiglie che effettuano solo uno o due lavaggi al mese, mentre nelle famiglie più numerose (quelle con oltre cinque componenti) si arriva a sette lavaggi medi a settimana, sia per la lavatrice sia per la lavastoviglie. Forni e piani cottura sono anch’essi molto diffusi; il piano cottura è alimentato prevalentemente a metano (75,5%) o a GPL (17,6%), mentre i forni sono per lo più elettrici (82,5%) o a metano (13,9%).
Energia e finestre
Un elemento dell’abitazione che influenza molto i consumi energetici sono le finestre e le portefinestre: il loro numero, il materiale di cui sono fatte e la presenza di doppi e/o tripli vetri, limitano molto la dispersione di calore nell’abitazione. Fortunatamente per noi, nonostante la bassa quota di produzione nazionale ma grazie al relativamente contenuto costo dell’importazione, il metano è la fonte di alimentazione più comune: nel 68% dei casi per i sistemi di riscaldamento e nel 69,2% per l’acqua.
Famiglie ed energia: i dati chiave
Riassumendo, le cose stanno in questo modo: 98,6% è la percentuale delle famiglie che vive in abitazioni dotate di sistema di riscaldamento e nel 99,6% dei casi, le abitazioni dispongono di acqua calda sanitaria, con un impianto autonomo indicato come prevalente dal 65,7% per riscaldare e dal 72,6% per l’acqua calda.
Le famiglie
Il 78,5% delle famiglie accende il sistema di riscaldamento quasi tutti i giorni durante i mesi freddi. Le abitazioni sono riscaldate in media per 8 ore e 33 minuti al giorno: l’accensione giornaliera raggiunge le 10 ore e 25 minuti al Nord-Est mentre, ovviamente, è più bassa nelle regioni del Centro (7 ore e 18 minuti) e del Sud (6 ore e 34 minuti). Il 48,8% delle famiglie dispone di un sistema di condizionamento. Nei mesi caldi i condizionatori sono accesi in media 6 ore e 17 minuti al giorno; rimangono accesi per circa 3 ore nel pomeriggio, poco più di 2 ore di notte e circa un’ora la mattina.
La questione luce
Il 95,8% delle famiglie dispone di almeno una lampadina a risparmio energetico e il 45,2% ne possiede ancora almeno una tradizionale. Le lampadine a risparmio energetico sono l’84% del totale per le famiglie del Mezzogiorno, l’83,1% per quelle del Centro e il 77,6% per quelle del Nord. Il 61,1% delle famiglie ha installato i doppi (o tripli) vetri in tutte le finestre e portefinestre dell’abitazione. La variabilità territoriale è notevole, con valori massimi nelle regioni del Nord-est (70,8%) e minimi al Sud (51%) e sulle Isole (43,2%).
Energia e aria condizionata
Quasi una famiglia su due, in Italia, possiede un impianto di condizionamento, che rimane acceso con importanti differenze regionali. I valori minimi delle famiglie che ne dispongono si registrano in Valle d’Aosta (4,7%) e Trentino-Alto Adige (15,2%). I maggiori vanno dal 70% delle famiglie in Veneto, al 62,4% in Sicilia, al 60,3% in Emilia-Romagna e al 57,3% della Puglia.
Questi appena elencati, sono solo alcuni dei dati che emergono dall’ultimo rapporto Istat dedicato ai consumi energetici del nostro Paese in una indagine che ha riguardato un campione di oltre 54mila famiglie, rappresentativo a livello nazionale e regionale, escludendo le seconde case.
Il futuro dell’estrazione del metano in Italia
Il metano è la prima fonte energetica nelle case degli italiani; i sistemi a energia elettrica, invece, rappresentano l’8,5% per il riscaldamento e il 16% per la produzione di acqua calda. Questo è un dato di cui tenere particolarmente conto, vista l’attuale e complicata fase di approvvigionamento del metano dovuta al conflitto russo- ucraino che, per altro, non sembra essere destinato (purtroppo!) a una rapida conclusione.
Quindi, accertato il fatto che il metano è il combustibile più utilizzato dalle famiglie italiane, quanto ne estraiamo attualmente in Italia?
Le stime del MISE riferite al 2021 parlano di 3,34 miliardi di metri cubi di gas naturale estratto. A fronte di un consumo complessivo di 76,1 miliardi di metri cubi. Per questo motivo la risorsa gas viene largamente importata dall’estero anche se non è sempre stato così. A cavallo tra gli anni ’90 e i 2000, la produzione nazionale raggiunse picchi attorno ai 20 miliardi annui. Circa 6 volte la quantità attuale.
Energia: ma quanto andranno ad influenzare la produzione di gas?
Nelle migliori delle ipotesi potremmo raggiungere entro qualche anno una produzione annua attorno ai 10 miliardi di metri cubi. Considerando che il consumo annuale di metano nel nostro Paese è di circa 70 miliardi di metri cubi, si passerebbe dall’attuale 5-6% di produzione interna al 14-15% circa. L’incremento non è trascurabile, certo, ma non inciderà un granché sul costo del metano al consumatore. Considerando che l’estrazione di gas non si può avviare da un giorno all’altro. Senza dubbio, ci vorranno diversi anni per aumentare in modo sensibile la produzione nazionale di metano.