Giugno 1980, Venezia. Sindaco Mario Rigo: “La città storica è un’opera d’arte e come tale va preservata. La questione della tutela della città deve essere preminente rispetto alla libertà d’accesso. Per questo non c’è alternativa alla prenotazione obbligatoria, al numero chiuso”. Fu un boom scandaloso all’epoca e la notizia fece rapidamente il giro del mondo. Giugno 2022, Venezia. Sindaco Luigi Brugnaro, intervista a RTL, radio nazionale. “Chi prenota dovrà beneficiare di un risparmio evidente, chi non prenota tassazione più alta. Non ci sarà numero chiuso, ma sconti e accessi prioritari per chi prenota”.
La questione numero chiuso che dura da 42 anni
In fondo sono passati solo 42 anni, cinque amministrazioni di sinistra e tre di centro-destra. Non è cambiato niente, a parte l’afflusso massiccio di turisti giornalieri mordi e fuggi e di b&b. Solo 7700 appartamenti autorizzati per turisti a Venezia-centro storico, o se preferite l’odiatissimo termine “città antica” su un totale disponibile di circa 40 mila. Anche se Mestre, porto di Cavergnago tardo-romano, ha un primato di maggiore antichità…Ma il fenomeno b&b invade l’intera area metropolitana. In questi giorni di tutto esaurito: controllati, visti e certificati dai monitors comunali del Tronchetto, oltre 100 mila telefonini (pardon turisti…). E chi l’avrebbe detto? Anche i nuovi e “mostruosi” hotel, (a detta della stampa locale), totalmente prenotati. Sono quelli di fronte alla Stazione di Mestre. In fondo servono.
Qualche conto della serva che però non torna
Se ci sono 49.999 residenti e 40 mila appartamenti. Significa che circa un residente occupa un appartamento? Ah, saperlo. Forse siamo una realtà di seconde residenze? Ora si parla seriamente di prenotazione obbligatoria, sia esso un pensiero di destra o di sinistra (incredibili dictu est…): ticket di ingresso obbligatorio che va dai tre euro ai dieci. Per la precisione: bollino verde, giornata mosce, 3 euro, rosso 8, nero 10).
Numero chiuso o no ma chi controlla?
Chi controlla? Il grande fratello a Piazzale Roma, alla Ferrovia e al Tronchetto. E chi arriva via barca da Chioggia o dal Cavallino? Ancora non si sa. Forse sarà tassa di sbarco. Il vecchio e indimenticato Mario Rigo da Noale, parlava a suo tempo di tassa di scopo. “Io turista, partecipo con il mio obolo alla manutenzione della città”. Oggi si parla di smart-accesso con telefonino e segnalazione del pagamento. La città costa (immondizie, trasporti, inquinamento e altri disagi per i monumenti).
Il numero chiuso in altri posti
Ma la domanda è: Venezia è un’isola? Se sì, Elba, Lampedusa, La Maddalena, Capri, ecc. hanno provveduto da mo’ al numero chiuso e alle prenotazioni obbligatorie. Se no: San Giminiano in Toscana (Disneyland medioevale, auto definizione..) da quando negli ultimi trent’anni ha perduto due terzi dei residenti, lo fa. Firenze, gemella omozigote di Venezia (per bellezza…), secondo l’Unesco auspica il numero chiuso, in fondo ci sono 5.866 turisti ogni km quadrato. Troppi. Capri, da marzo a novembre chiude il passaggio a moto e auto (esclusi i residenti). Alle Baleari, isole dei cugini spagnoli e delle trasgressioni, esiste da sei anni una tassa turistica che va dai 2 euri al giorno agli 0,50 per i saccopelisti degli ostelli. Le meravigliose Cinque Terre in Liguria, che isole non sono, hanno messo un freno pesante anche ai podisti. Nelle Dolomiti, che l’alpinista Reinhold Messner ha voluto patrimonio dell’umanità, per accedere alla visione della Tre Cime di Lavaredo, si paga. Una città che si avvicina ai fatidici 49.999 residenti, qualcosa deve pur fare.
La mia modesta opinione?
A Venezia può arrivare qualsiasi persona che lo desideri, in fondo è territorio nazionale. Con una sottile differenza tra chi ha prenotato museo o albergo (un telefonino infatti serve anche a questo) e chi invece viene a fare l’escursionista giornaliero tout-court. Allora scusami, come direbbe il vecchio Mario Rigo, contribuisci alla sua manutenzione o quanto meno, al disagio che provochi agli ultimi, coraggiosi e pertinaci, residenti. Quelli che resistono per restare, per intenderci.
Apprezzo molto èNordEst, che approfondisce i temi della cultura e della socialità e costituisce così importante pilastro della crescita del nord est. Ugo Ticozzi