Francesca Gislon, avvocata, 58 anni. Da quasi 30 si occupa di diritti della Persona e della Famiglia per assicurare loro un’assistenza competente e personalizzata, aperta alla mediazione, ma ferma nella tutela. Ha svolto e svolge attività di patrocinio e consulenza per enti pubblici e associazioni. Impegnata da anni alle politiche di genere, partecipando come relatrice e docente a convegni, seminari e cicli di conferenze su questo tema. Da oltre 25 anni collabora come volontaria con il Centro Veneto Progetti Donna, associazione che si occupa di disagio femminile e contrasto alla violenza di genere. Da marzo 2019 sono vicepresidente Commissione per le Pari Opportunità, le politiche di genere e i diritti civili del Comune di Padova. Unica donna candidata sindaca prepara gli ultimi colpi per farsi trovare pronta allo scontro con Giordani e Peghin: «Non mi candido per litigare, ma per confrontarci, stimolarci ed avere l’obiettivo comune della visione per Padova». Candidata sindaca di Orizzonti che proverà a infastidire prima di tutto la corsa nel centrosinistra di Sergio Giordani e poi quella dello sfidante, Francesco Peghin. Noi di https://www.enordest.it siamo riusciti a intervistarla in esclusiva a pochi giorni dal voto. Ecco come ci ha risposto.
Dott.ssa Gislon, Padova in questi ultimi cinque anni si è messa a lucido rivalutando il centro e l’Arcella. Ma sembrerebbe a discapito delle zone periferiche. È così o è solo un’impressione?
«Per rivalutare un quartiere non bastano una serie di murales sulle cabine elettriche. Penso a Milano e Roma. L’ex fiera trasformata nel City Life, la zona del Flaminio rivitalizzata dall’auditorium. La nostra ambizione è quella di portare nuove centralità nei quartieri, solo così si abbattono le distinzioni quartieri bene/periferie, con nuove funzioni urbane di qualità».
Urbs picta, nuovo ospedale, lavori per lo stadio. Tutto sembra portare a una città che si vuole lanciare verso l’obiettivo 2030. Ma la questione inceneritore non stona?
«Stona per la mancanza di partecipazione e ascolto dei quartieri. Se un comitato ricorre al Tar, qualsiasi sia l’esito, è una sconfitta perchè significa che i cittadini non si sono sentiti coinvolti. I cittadini dei quartieri Stanga, Terranegra, Camin e Forcellini devono essere risarciti da Hera con una serie di interventi migliorativi della qualità della vita dei cittadini. Almeno questo lo meritano. Poi in generale credo che la qualità della vita in città non si misuri in metri cubi di cemento appaltati».
Dott.ssa Gislon, molti esercenti hanno lamentato la poca vicinanza dell’amministrazione durante la pandemia a differenza di altri comuni meno nobili che sono intervenuti con i ristori. È davvero così?
«Le solitudini sono la vera insicurezza di questi anni e credo che occorra fare meno autocelebrazione tipo il mezzo milione di euro speso per “Padova capitale del volontariato” e più rete con il terzo settore e lo spontaneismo del welfare informale. Faccio un esempio: un gruppo di una dozzina di imprenditori della ristorazione, organizzatosi con Whatsapp durante i lockdown, ha distribuito durante la pandemia oltre 15mila pasti gratuiti, aiutando le Cucine economiche popolari e Casa Priscilla. Senza chiedere nulla al Comune. Se dovessi dire perché mi sono sentita orgogliosa di essere padovana negli ultimi due anni penserei a questo».
Dott.ssa Gislon, se avesse potuto lei in questi cinque ultimi anni cosa avrebbe avuto come priorità?
«L’aiuto alle famiglie in difficoltà e ai nuovi poveri, che spesso sono anche le partite Iva con fatturati sotto i 50mila euro. Attenzione per le solitudini degli anziani e dei ragazzi. Ed uno stop ai nuovi supermercati. Ne abbiamo davvero troppi. A tutto svantaggio del piccolo commercio, che ha anche una funzione sociale nei nostri quartieri».
Ora è candidata sindaca. Quali sono i primi programmi che vorrebbe realizzare?
«Tagliare le spese inutili e i piccoli affidamenti. Occorre avere il coraggio di dire dei no e di battere i pugni nei consigli di amministrazione di Hera e Fondazione Cassa di Risparmio. Voglio di più da queste realtà: occorre redistribuire più ricchezza a Padova con una visione unitaria ed inclusiva, innovativa».
Padova è una città mondiale per bellezza e fama. Il turismo soprattutto religioso è una risorsa immensa. Non trova che non sia sfruttata al massimo?
«Il turismo religioso è solo una componente dei tanti motivi per cui Padova merita di essere vissuta. Ma se non riusciamo nemmeno a mettere una segnaletica efficace in centro storico e se il tram smette di correre prima di mezzanotte e se i treni da e per Milano non ci sono più dopo le 20.00, non è con due cartelloni in più su “Padova meravigliosa” al Bassanello che invertiremo la sorte».
Dott.ssa Gislon, cos’è Padova per lei?
«È una città che può far sentire a casa anche chi è nato altrove. È capitato nei secoli con Sant’Antonio, con Galileo Galilei. Ora i nostri migliori giovani sono costretti ad andare altrove per costruire la propria carriera. Vorrei che Padova tornasse ad essere una città attrattiva in questo senso. Vorrei che fosse sentita la casa in cui tutti si sentono considerati e accolti».