“La magia è il mezzo per avvicinarsi all’ignoto per vie diverse da quelle della scienza o della religione.” Incipit di Max Ernst che ci ha lasciato opere visionarie e piene di alchimia come L’Europa sotto la pioggia II. Olio su tela dipinto tra il 1940 e il 1942, il suo lavoro più rappresentativo, struggente, quasi profetico. Un paesaggio apocalittico e sterile, allegoria della violenza politica, della guerra e dell’ascesa del fascismo. In questa Europa desolata c’è la storia di molti artisti costretti a migrare durante l’occupazione nazista, come lo stesso Max Ernst che si rifugia a New York. Possiamo ammirare il dipinto, assieme ad altri capolavori, in una mostra imperdibile per chi ama gli arcani: “Surrealismo e magia. La modernità incantata” a cura di Gražina Subelytė, Associate Curator, Collezione Peggy Guggenheim, fino al 26 settembre 2022.
La magia di Peggy
Il Museo Guggenheim per me non è solo un itinerario artistico, è soprattutto un desiderio, come quando in un sogno varchi un cancello e ti trovi davanti a “L’impero della luce” di Magritte. Esistono varie versioni di questo capolavoro, le ho viste quasi tutte, da New York, a Bruxelles la sua città. Quando entro nella casa di Peggy a Venezia, indipendentemente dalle esposizioni, che sono sempre straordinarie, la prima cosa che faccio è una visita a Magritte, lo raggiungo come in uno stato ipnotico: la strada buia, il cielo blu, le nubi cumuliformi, il giorno e la notte, la luce e l’oscurità. È magia!
La magia nera
Questa nuova mostra non fa eccezione, la prima interamente dedicata all’interesse dei surrealisti per la magia, l’alchimia e l’occulto. Circa sessanta opere provenienti da prestigiosi musei e collezioni private internazionali. Dalla metafisica di Giorgio de Chirico ai dipinti iconici di Max Ernst alle opere di Leonora Carrington (1917-2011). Ovviamente c’è anche il mio adorato Magritte con un’opera che ha un titolo perfetto per questo clima surreale: “La magia nera”.
Dove esiste il mistero si materializza spesso una storia d’amore, anzi tre
In primis il rapporto tra Max Ernst e Leonora Carrington. Lei era la musa inquietante del Surrealismo con le sue opere enigmatiche, scrittrice e pittrice. Al suo romanzo “Il latte dei sogni” si ispira la Biennale 2022. Racconto che narra la possibilità di cambiare per vincere la paura. Trasformarsi, diventare altro, una metamorfosi tra creature fantastiche. Max Ernst definì Leonora: ”La sposa del vento”. Incontro folgorante tra i due, avvenuto nel 1937, sarà una relazione importante, quanto intensa e burrascosa.
La sposa e il ritratto
“Surrealismo e magia. La modernità incantata “ ci permette di ammirare due opere simbolo: La vestizione della sposa di Max Ernst del 1940, pezzo forte della Collezione Guggenheim e Ritratto di Max Ernst della Carrington. Lui dipinge Leonora come strega e incantatrice. Leonora lo ritrae rappresentandolo come alchimista, eremita, figura sciamanica. Olio su tela del 1939 che si trova a Edimburgo. Dopo circa 80 anni abbiamo l’opportunità di ammirarle nella stessa sede museale a Venezia. Sempre di questa artista, da vedere, lo straordinario I piaceri di Dagoberto e La cucina aromatica di nonna.
La magia nera della Carrington
Di origini anglo-irlandesi, fortemente attratta dal folklore celtico, Leonora Carrington adotta le figure della strega e dell’incantatrice come alter ego formidabili, sovvertendo la visione stereotipata dell’incantatrice oggetto del desiderio o della perversione, trasformandola invece in un’icona dell’emancipazione femminile. Indubbiamente le istanze del Surrealismo, viste con gli occhi del terzo millennio, hanno una potenzialità innovativa straordinaria. Come il concetto di androginia che per molti surrealisti è sinonimo della cancellazione del binomio maschio-femmina e sovverte le gerarchie di potere tipiche delle società patriarcali.
Max Ernst
Ci sono altre due donne importanti nella vita di Max Ernst, le sposerà entrambe: Peggy Guggenheim e Dorothea Tanning. Dorothea conosce il pittore tedesco a New York visitando la mostra “Fantastic Art, Dada and Surrealism”. Colpito dal fascino di Dorothea, Max la invita a partecipare ad una nuova esposizione organizzata da Peggy, non solo gallerista ma anche sua moglie in quel periodo.
Ci consola sapere che perfino le grandi donne sono sopraffatte dalla gelosia. Ecco come nelle sue memorie Peggy descrive Dorothea: “era pretenziosa, noiosa, stupida, volgare e si vestiva con il peggior gusto possibile, ma aveva un certo talento ed imitava i quadri di Max, cosa che lo lusingava immensamente”. In questo chiaro momento di preveggenza Peggy intuisce già la fine della loro relazione: Max convolerà a nozze con Dorothea nel 1946.
Nel groviglio di relazioni e colpi di fulmine, colpisce la considerazione di Peggy Guggenheim: “Leonora fu l’unica donna che Max abbia mai amato”.
L’origine della mostra tra magia e simboli
All’origine di Surrealismo e magia c’è il superbo patrimonio di opere della Collezione Guggenheim, pezzi iconici che riflettono con grande enfasi il dialogo tra i surrealisti e la tradizione dell’occulto. Molti artisti, i cui lavori sono inclusi in mostra, vengono esposti da Peggy Guggenheim che alla fine degli anni trenta è considerata una delle collezioniste più vivaci del Surrealismo. È in quegli anni che Peggy acquisisce familiarità con il movimento e presto diventa intima amica di Ernst e Breton.
Il surrealismo
Questo movimento letterario e artistico nasce nell’ottobre del 1924 con André Breton e il suo “Manifesto del Surrealismo” che indaga l’universo dell’attività psichica dell’inconscio. Diventerà ben presto la principale avanguardia di un’epoca dominata dagli orrori della Prima e Seconda Guerra Mondiale. Segnati dall’epoca inquieta i surrealisti rifiutano la razionalità seguendo strade alternative: i sogni, l’inconscio, ma anche la magia, la mitologia, l’alchimia e l’occulto. Tematiche in grado di stimolare e liberare l’immaginazione da ogni limite, fonte di ispirazione per una umanità che vive profondi turbamenti. Il movimento diventerà un lasciapassare per cambiare il mondo attraverso la rinascita culturale e spirituale post-bellica.
Magia?
Il percorso espositivo esalta temi come l’alchimia, la metamorfosi e l’androgino, i tarocchi, la sostanza totemica, la dimensione dell’invisibile e quella cosmica, la nozione dell’artista come mago e della donna come essere magico, dea e strega. Prende il via dai dipinti metafisici di Giorgio de Chirico, che Breton considera il principale precursore.
Il Surrealismo si addice alle donne, esseri magici per eccellenza
Sono promotrici del cambiamento in una visione poliedrica anche se a volte contraddittoria. La donna è capace di numerose trasformazioni e significati: caotica, potente, erotica, fata, strega, sacerdotessa, sirena, sfinge. Molte artiste si riconoscono nella visione di donna forte, sicura di sé e aderiscono alla corrente di pensiero con obiettivi di emancipazione decisamente protofemministi. André Breton guarda all’autorità matriarcale con personaggi femminili trionfanti. Un modo per abbattere il confine tra i sessi.
Le pittrici surrealiste rifiutano totalmente la nozione di donna come accessorio passivo, la figura femminile è sempre protagonista, soggetto attivo della narrazione. Oltre alla Carrington e alla Tanning, in mostra troviamo le seducenti opere di Leonor Fini, pittrice di origine argentina.
L’universo surrealista si popola di seduttrici letali, donne che incutono timore, simboliche guardiane di enigmi senza fine. Quando nelle loro composizioni compaiono gli uomini, sono spesso passivi, belli e deboli.
La magia
I tarocchi, la cabala, sono temi centrali nell’arte di Victor Brauner, pittore ebreo di origini rumene. Si unisce al gruppo surrealista a Parigi nel 1933, non riesce ad espatriare come altri in Messico o negli Stati Uniti, rimane in Francia trascorrendo gli anni della guerra in clandestinità. Alla Guggenheim possiamo ammirare l’opera che realizzò nel 1947 dal titolo: “Il surrealista”, basata su una carta dei tarocchi. Nel dipinto sono inseriti i quattro semi delle carte (Denari, Spade, Bastoni, Coppe) corrispondenti ai quattro elementi (Terra, Aria, Fuoco, Acqua). Altri simboli compaiono sul cappello del Mago: la prima lettera dell’alfabeto ebraico aleph, che raffigura l’inizio e il simbolo dell’infinito, che rappresenta la vita.
La vera magia: dalle immagini alle parole
Il piacere delle immagini è sostenuto da quello delle parole, i titoli delle opere esposte rendono ancora più sublime la visione dei pezzi, come l’olio su tela del 1940 di André Masson (1896-1987) che arriva da Gerusalemme: Goethe e la metamorfosi delle piante. L’artista francese influenzerà gli espressionisti astratti come Jackson Pollock. Molto legato a Venezia, amico di Luigi Nono ed Emilio Vedova, nel 1972 espone alla Biennale.
Masson
Incredibile la sua vita, nel 1914 sotto le armi viene gravemente ferito al petto. In convalescenza a Parigi la sua produzione sarà in gran parte influenzata dai traumi della guerra. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale durante l’occupazione nazista della Francia, le sue opere vengono considerate arte degenerata. Riesce a fuggire e raggiunge gli Stati Uniti. Poi accade anche questo, al suo arrivo a New York gli ufficiali della dogana che ispezionano il bagaglio sequestrano alcuni suoi disegni erotici distruggendoli davanti a lui.
Potere dell’arte, un grido di libertà che disorienta e sconvolge, frantumando pericolosamente l’ordine costituito. Necessaria sempre.
Anche un giardino è magia
Il meraviglioso giardino del Guggenheim è il luogo adatto per sedimentare la visione di tutte le opere in mostra, misterioso come la splendida opera di Paul Delvaux “Il richiamo della notte” .
A proposito del protagonismo femminile, ci aiuta una citazione di Dorothea Tanning: “Artista-donna. Non esiste una cosa o una persona simile. È una contraddizione, come dire artista-uomo o artista-elefante. Puoi essere una donna e puoi essere un’artista. Ma la prima cosa è un dato di fatto, la seconda sei tu.”
Surrealismo e magia. La modernità incantata
A cura di Gražina Subelytė, Associate Curator, Collezione Peggy Guggenheim
9 aprile – 26 settembre 2022
Collezione Peggy Guggenheim
Palazzo Venier dei Leoni Dorsoduro 701 Venezia
La mostra, organizzata dalla Collezione Peggy Guggenheim con il Museum Barberini, a Potsdam, si sposterà successivamente nella città tedesca, dal 2 ottobre 2022 al 16 gennaio 2023, con la curatela di Daniel Zamani, Curator, Museum Barberini, Potsdam
Credits: © Leonora Carrington, by SIAE 2022,Victor Brauner, by SIAE 2022, © The Estate of Dorothea Tanning, © Max Ernst, by SIAE 2022, © Giorgio de Chirico, by SIAE 2022, © Giorgio de Chirico, by SIAE 2022, © Leonora Carrington, by SIAE 2022, © Paul Delvaux Foundation, © Leonor Fini, by SIAE 2022, © René Magritte, by SIAE 2022 photo: J. Geleyns,© Max Ernst, by SIAE 2022, © Kurt Seligmann, by SIAE 2022, © Max Ernst, by SIAE 2022, © Leonor Fini, by SIAE 2022, © Wifredo Lam, by SIAE 2022, © Leonora Carrington, by SIAE 2022, © Remedios Varo, by SIAE 2022, © Leonor Fini, by SIAE 2022, © Oscar Domínguez, by SIAE 2022, © Victor Brauner, by SIAE 2022, © Jacqueline Lamba, by SIAE 2022, © Jacqueline Lamba, by SIAE 2022
Grazie Elisabetta! Mi informi in maniera stupenda!
Un plauso è dovuto a chi sa descrizione l’arte con tanta magnificenza..incuriosendo e suscitando voglia di essere presente difronte a tanta bellezza.
Gentile Elisabetta,
un lavoro splendido l’ excursus sul Surrealismo. Grazie
Dott.ssa Elisabetta che bellissima presentazione di questa mostra “magica” così importante per la cultura del secolo scorso. Pur non essendo un esperto di arti visive sono rimasto ammirato dalle immagini da Lei proposte in questo travolgente articolo che unisce due entità soprannaturali Peggy Guggenheim e Venezia. Osservando queste opere, conoscendo anche per sommi capi alcune vicende degli autori, si comprendono le letture critiche che ci ha proposto. Sicuramente questa è una delle mostre che andrebbero viste insieme ad un’esperta come Lei che ha avuto la fortuna di vedere tante altre opere in vari musei del mondo. Complimenti.
Ogni suo scritto mi sorprende per i messaggi che lancia. Come si può rinunciare ad incontrare le opere che ci presenta in maniera così chiara e precisa? Grazie
Molto interessante questo excursus sul surrealismo e sui suoi pittori. Mi piace Max Ernst. Mi interessa la sua tecnica del “frottage”, dove sovrappone un foglio a una superficie ineguale e sfregandovi sopra con una punta di grafite, fa affiorare il disegno sottostante in rilievo. Vidi queste opere ad una lontana Biennale di Venezia e ne rimasi colpita
Surrealismo. Un vocabolo che evoca pensieri dell’intimo più profondo.
Ed è proprio la magia creata dagli artisti del movimento che appassiona chi li ama come me. Il tuo invito, cara Elisabetta, mi trova molto disponibile dopo aver letto il tuo inebriante articolo.