Lo squalo e Chiello smettono, lo sport italiano è un po’ più povero. Vincenzo Nibali è composto, Giorgio Chiellini allarga le braccia, spesso, ad accompagnare il passaggio, a impostare o anche nell’opporsi agli attaccanti e poi per protestare.
Nibali e Chiellini. Stoppati dall’età
Sono del 1984, età elevata, soprattutto per il ciclismo, con l’eccezione di Valverde e persino di Joop Zootmelk, l’olandese campione del mondo a 40 anni, a Giavera del Montello, nell’85, circuito per Moreno Argentin, che si impose l’anno successivo.
Chi è Nibali
Nibali è un mito del pedale, ha vinto il Tour, libertè, egalità, nibalitè, scriveva Pier Augusto Stagi, su Il Giornale.
Nibali è meno personaggio di Marco Pantani, negli ultimi anni è calato parecchio, non ha vinto il mondiale, c’è solo andato vicino, è una persona seria, vera, di classe e fatica, l’ideale erede di Gianni Bugno, due mondiali di fila.
Con Nibali, Chiellini
Chiellini è livornese, schietto, con la calvizie incipiente dietro, è stato la Juventus, era già pronto per andare al mondiale del 2006, non era inferiore a Zaccardo, che iniziò fra l’altro titolare. Chiello ha un fratello manager, è laureato, di sicuro resterà alla Juve, con o senza Bonucci, quando anche il suo alter ego smetterà. Hanno vinto l’Europeo, sono stati finalisti nel 2012, hanno fallito solo ai mondiali.
Cosa li accomuna
Nibali è messinese, ha il fratello ciclista, lo squaletto, mio interlocutore in divertenti messaggi whatsapp vocali. Nibali è il simbolo del sud nel mondo, dopo Pietro Mennea, la freccia di Barletta, lui è lo squalo dello Stretto. Ha gareggiato in Kazakistan, negli anni ultimi per la Trek Segafredo, dunque per Massimo Zanetti, l’imprenditore di Treviso del caffè, vincitore della Eurocup con la Virtus Bologna, scopritore di Ayrton Senna, altro mito.
Il rammarico della Coppa dalle grandi orecchie
A Chiellini manca giusto la Champions league, si contenta di due finali, con Massimiliano Allegri. Sono l’emblema del motto di Giampiero Boniperti: “Vincere è l’unica cosa che conta”. Sarebbe meglio dare spettacolo, a prescindere, il più possibile, anche a costo di vincere un trofeo di secondo piano di meno.
Nibali e Chiellini. Quando anche la sfortuna gioca brutti scherzi
Vincenzo e Giorgio sono usurati, soggetti a infortuni, cadute per il ciclista, problemi muscolari il difensore, centrale e mancino, più centrale che di fascia, soprattutto con l’andare degli anni.
Due personalità diverse
Ho posto domande a Giorgio negli anni, in mixed zone, è una bella persona, ma nella biografia di Maurizio Crosetti è andato oltre. Giorgio ha accusato Vidal di non essere un professionista serio, fuori dal campo, ha detto la verità, anche su Felipe Melo, lo volevano picchiare, se l’avessero incontrato a caldo, magari fra anni sorrideranno di quegli aneddotti.
Accusò Giorgio di non avere fatto abbastanza per realizzare il gioco di Maurizio Sarri, per sopportare la sua ironia tosca.
Chiellini era da podio nel Pallone d’oro, considerato il successo dell’Italia all’Europeo, Matthias Sammer lo conquistò nel ’96 perchè da libero, quasi, coniugò Europeo e Champions e poi mondiale per club, con il Borussia Dortmund.
Nibali
Vincenzo è una persona tranquilla, in un’altra puntata magari ripescherò una mia bella intervista di anni fa. Può tranquillamente fare già il ct, se l’ha fatto Paolo Bettini, appena smesso.
Per il calcio è diverso, Chiellini magari farà il dirigente. Uso la frase preferita da Marcello Lippi, che mi ha dichiarato su Gattuso: “Appartiene a quella categoria di persone che qualunque cosa faccia la fa bene”. Ecco, pensate dov’è arrivato Gattuso, per due volte a sfiorare la qualificazione in Champions league, fra lo scetticismo perchè era un giocatore dai piedi non elegantissimi. Quelli di Chiellini sono appena migliori.