La cosa più divertente e sconcertante è che gli otto rivoluzionari Serenissimi quella notte del 9 maggio 1997, 25 anni fa, si erano tutti diligentemente messi in ferie dal lavoro per andare a fare la rivoluzione a Venezia.
Nel recarsi in Piazza San Marco si erano muniti di un ridicolo tanko home made in Veneto e mitragliatore Mab, arrugginito, modello 1945. Un “Liston” paramilitare, esattamente due secoli dopo la fine ingloriosa della gloriosa Repubblica millenaria. Ma non erano turisti. Volevano occupare il campanile, “El paron de casa”, fino al 12 maggio. Una azione eclatante per una data fatidica. Quando l’ultimo doge, Ludovico Manin, alzò la tonaca cremisi e scappò via da Palazzo Ducale ai primi spari sospetti.
25 anni fa e condanne durissime
La cosa più tragica per i serenissimi è che si beccarono dalla Corte d’Assise di Venezia decine di anni di galera per attentato allo Stato, banda armata e interruzione di servizio pubblico.
Tanto per intenderci subito, i mafiosi che ammazzarono il piccolo Giuseppe Di Matteo, sciogliendolo nell’acido, presero meno anni di carcere, in quanto pentiti.
L’ideologo serenissimo, Bepin Segato da Borgoricco, fu condannato dalla Corte d’Assise a 6 anni e 4 mesi, poi patteggiati a 3 anni e 9 mesi. Finì in carcere a Padova, e morì solo nel suo casolare di campagna, appena 52enne, nel 2006.
Uno strano personaggio
Strano personaggio Bepin Segato. Laureato in scienze politiche. Non avrebbe fatto male a una mosca. Aveva scritto diversi libri. “Il mito dei veneti dalle origini a noi”, “Io credo”, “Uno sconfitto di successo”. Lo avevo conosciuto, prima, durante e dopo l’assalto marciano. Ero andato a trovarlo in carcere e poi a salutarlo prima che morisse da solo in mezzo alla campagna veneta. Un idealista che pensava seriamente che “i veneti fossero i progenitori dell’uomo europeo”. A volte veniva da pensare alla romana: ma Bepin ci fai o ci sei? Lui c’era, veramente.
Eppure 25 anni fa…
A parte quella notte del 9 maggio, quando con un berretto calcato in testa e un grumo di messaggi rivoluzionari in tasca, non ebbe il coraggio di entrare in Piazza San Marco, accostarsi al tanko e tentare di entrare anche lui in campanile. Ancora un mistero il suo comportamento.
Luigi Faccia, l’irriducibile con il Mab, in mano, mi creò qualche problema con la DIGOS. Dal campanile gridò, mentre le forze speciali cominciavano l’accerchiamento: “Ghelo Crovato? El giornalista de la Rai?”. Era stato Bepin Segato a telefonarmi qualche ora prima per avvisarmi di una azione spettacolare. E io mi ero presentato all’appuntamento con l’operatore. Non ho mai capito come mai Bepin, girando come una tarantola attorno alla Piazza, non abbia avuto il coraggio di affrontare in diretta la situazione. Darà poi la colpa alle transenne dei restauri in corso sul campanile che permisero alle forze dell’ordine l’arresto in pochi minuti.
Il gesto di oltraggio
Ricordo ancora l’umiliante strappo della bandiera di San Marco, l’arrivo del sindaco Massimo Cacciari che con flemma impressionante tenta di portare la calma. Bepin Segato verrà arrestato il giorno dopo.
Nel frattempo la notizia e le immagini notturne della Rai avevano fatto il giro del mondo. Per me la piccola soddisfazione che i grandi network privati italiani e stranieri avevano chiesto le immagini alla mia Azienda.
La delusione più cocente?
Alla calma del sindaco Cacciari (era stato allievo a Milano del professor Gianfranco Miglio, il filosofo degli indipendentisti), corrispose la reazione isterica di Umberto Bossi, all’epoca segretario della Lega, che sconfessò subito i serenissimi, definendoli “uomini deviati dei servizi segreti”. Un vero tradimento. Il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, indignato, gridò davanti alle telecamere: “In galera!”.
Il volantino
Il volantino di Bepin, subito scoperto, faceva tenerezza. “Oggi, molti giovani veneti lottano contro ogni avversità e con fede incrollabile per concretizzare i loro ideali di libertà. Aiutali anche tu! E non chiedere mai cosa puoi ricevere, ma soltanto cosa puoi fare, affinché la grande e nobile veneta storia riprenda il suo corso nello splendore di una nuova, libera, indipendente e sovrana Veneta Serenissima Repubblica. W S.Marco.
Portavoce interinale G.Segato”.
Anni dopo lo stesso Bepin mi disse che aveva scoperto nelle sue ricerche storiche un documento che “invalidava la cancellazione napoleonica” e un altro che annullava il referendum di annessione all’Italia del 1866. Un visionario non poteva essere più coerente, sincero, ingenuo.
A distanza di 25 anni mi vengono alla memoria due reazioni comiche
Il capitano dell’Actv che pilotava il ferry boat partito dal Tronchetto e fatto dirottare in Bacino che pensava ad uno scherzo ben riuscito. E quando gli puntarono il mitra rise divertito. E un gruppo di turisti ignari e contenti dello sbarco del tanko in Piazza con gli otto guerriglieri Serenissimi bendati. Pensavano alla scena di un film in presa diretta. Insomma un carnevale veneziano.
Una fiction che a distanza di un quarto di secolo però continua a far riflettere.