Non sono qui per accusare qualcuno, ma per dare voce al fiume – il “mio” fiume Marzenego di cui conosco un piccolo tratto di riva, ma per ogni giorno e per decenni lo continuo a conoscere. Lui scorre parallelo ed equidistante tra la via Ferrara e la via Toscanigo, segnando l’antico confine tra i comuni di Salzano e di Noale che ne hanno una riva ciascuno. La riva sinistra appartiene a Noale ed è quella di cui qui parlo.
Merita di essere difeso questo fiume e quando dico fiume intendo le sue acque, il suo alveo e gli alberi che rendono le rive una magia di ombre, di anfratti, di volumi, di suoni vivaci di uccelli e di ripari per specie infinite di creature. Lui ci stava dentro mollemente, scorrendo tra mille riflessi cangianti nelle ore del giorno e delle stagioni. E, se stavi in quel tunnel verde, tutto il resto era confusione e superfluo.
Marzenego; prima e dopo l’abbattimento degli alberi
Questo prima, prima cioè che, in quel breve tratto, ci fosse l’abbattimento di 110 alberi. Una mattina, dentro una luce senz’ombra, ho visto le chiome rovesciate sulle rive, i loro alti fusti segati in pezzi. Ero troppo scossa per pensare di fotografarli. Il giorno dopo già non c’erano più i tronchi, così ho contato le loro cento e dieci basi segate e qualche giorno dopo non erano rimaste più neppure quelle. Sembrava che lì non ci fossero mai stati alberi o piante – tutto sparito e nascosto il corpo del reato!
Forse ciò è stato fatto perché la manutenzione sarà più comoda – sarà veloce il passaggio dei grossi mezzi per tagliare l’erba e risistemare le rive, o forse per avere qualche metro quadrato in più da coltivare sul limite del campo… a chi giova? non si sa chi sia il responsabile. Certo è che tutto è stato fatto in sordina e in modo sorprendentemente rapido e “discreto”.
Una storia messa in fila
Io lo conosco da decenni quel tratto di fiume e per questo parlo a sua difesa, perché ho visto un susseguirsi di aggressioni sulla sua riva che dovrebbe essere “protetta”. Invece nel giro di una decina di anni è sorta una importante fabbrica che tratta 260 sostanze tossico-nocive. Nascoste da barriere di cipressi sono depositate ed esposte all’aria montagne di terre diverse a ridosso del fiume e della strada che porta a Venezia.
E pazienza perchè qualcuno dovrà pure trattare le sostanze tossico-nocive no? Poi hanno costruito una strada in parte sopraelevata a ridosso del fiume che taglia in due le campagne. D’altra parte serve di certo un sistema viario veloce a questo Veneto pieno di imprenditori… ma lasciate almeno gli alberi giusto?
Marzenego, un magico corridoio di aria
C’erano rimasti loro a fare da paladini del fiume: lui assediato dentro un alveo sempre più stretto, ma ancora con tutto il suo corteo di paesaggio, un magico eroico corridoio di natura, attraversato da arie profumate. Una delle poche zone di natura spontanea in questa campagna circondata di strade e cementificata.
Hanno tagliato 110 alberi sulla riva sinistra del Marzenego
Ma ora hanno tagliato anche gli alberi del fiume e se ci vai ti ferisce la loro assenza: tu che l’avevi conosciuto prima quando cammini lungo le rive stai male, senti acutamente la mancanza delle chiome, dei fruscii e dei canti deglli uccelli. Ora hai solo la puzza delle macchine, il continuo rimbombo di auto e camion dalla strada. Anche l’erba che ricresce è molto più noiosa e meno ricca di specie – tarassaco, gramigna, edere e piantaggini sembrano le uniche a non soffrire. E poi l’acqua del fiume… vuota di colori, di riflessi, di ombre di alberi, sembra un povero canale desolato, senza più poesia. Anche tu ti senti così e non puoi fare niente per rimediare.
Cancelli sulle rive del Marzenego
Si cammina ora sospesi sull’argine di terra e erba, ne’ si sa se ciò sia consentito dal consorzio Acque Risorgive, visto che in più punti questo pone cancelli sugli accessi alle rive (rasate a puntino per chi?) e consente ai privati di fare altrettanto, inglobando gli argini alle loro proprietà e interrompendo il percorso sul demanio fluviale.
Il nuovo paesaggio
Non si vedono che tralicci, pali elettrici, strade e case in questa pianura padana piatta. Per questo specialmente a lei servirebbero – come prima aveva – quelle chiazze di siepi e filari di alberi e fossi rigogliosi tra lenzuola di campi – ahimè ormai solo di granturco e soia.
E ora parlo anche per noi umani: che sarà dell’aria, delle case, della gente? Che beneficio ne trarranno le campagne ormai totalmente a ridosso della strada e non più protette dalle verdi barriere degli alberi? Gli inquinanti delle auto e dei camion ricadranno sui campi che ci nutrono. Il taglio indiscriminato degli alberi pare stia accadendo non solo a Noale lungo il Marzenego, ma anche lungo il Brenta e lungo il Po e anche in altre regioni. I consorzi procedono con tagli drastici lungo le rive e molte associazioni e cittadini stanno protestando. Queste autorità possono agire senza coinvolgere la popolazione che così drasticamente e dolorosamente ne viene irreversibilmente privata?