Fresco di stampa, un’autentica anteprima: è appena uscito, per i tipi di Einaudi, l’ultimo travolgente romanzo di Chiara Valerio. S’intitola Così per sempre ed è una storia di vampiri, anche. A dirla tutta, è una storia di noi umani. Ha una trama avvincente, come un gioco di scatole cinesi, o una macchina del tempo in cui si mischiano gli avvenimenti e le epoche, la piccola storia di ogni giorno e la grande Storia.
Così per sempre…forse siamo noi
Il punto di vista è deviato, naturalmente, il mondo conosciuto attraverso gli occhi del Conte, di Mina Monroy che non è mai morta. Uno scarto enorme, si potrebbe pensare, eppure no, forse minimo, perfino più etico delle guerre che angosciano il nostro presente. Una storia in cui il sangue è solo un fluido che nutre, non segno distintivo, privilegio, ragione discriminante, motivazione somma: «alcune persone – ammonisce il Conte – epoca storica dopo epoca storica, torneranno a perseguitarci, perché noi siamo ciò che mischia il sangue e gli uomini vivono o dicono di vivere per la certezza del sangue, i figli, le malattie, le proprietà. Il sangue – conclude amaro – per gli esseri umani è un principio ordinatore ed è il tema dei fascismi …».
Un parallelo importante
Il pensiero dell’autrice è sottile, dalla profonda valenza politica: quante persecuzioni hanno conosciuto le genti in nome del sangue, in funzione eugenetica o per superstizione ancestrale? «Il sangue va mischiato» ribadisce Dracula e nella sua affermazione si riassume un pensiero plurimo, intelligente.
Il ragionamento, e la trama, hanno una struttura logica adamantina, ma non consecutiva, che consente deviazioni di rotta e salti temporali vertiginosi, in una mappa di senso che deriva, talvolta, da infinitesimi particolari. La realtà è una vertigine, una spaccatura più fonda di quanto l’opinione comune preveda, sembra dirci Chiara, e par quasi dimostri un teorema.
Così è per sempre: l’autrice
Del resto la scrittrice – matematica di formazione con dottorato a Napoli e post dottorato tra Roma e Cambridge – ragiona a trecentosessanta gradi: è scrittrice, editor, direttore di collana per Marsilio, traduttrice, autrice e conduttrice radiofonica. Una visione così ampia e multiforme da averne fatto una delle figure più interessanti del panorama intellettuale italiano.
Chi è
Nata nel 1978 e cresciuta a Scauri, in provincia di Latina, tra un giardino disordinato e il mare, Valerio vive un’infanzia felice, popolata di avventure, condita da tanti libri. Ha due sorelle, un padre professore di fisica, una madre segretario comunale. Finisce a studiare matematica per opposizione, visto che non l’hanno accettata, per filosofia, alla Normale di Pisa. Poi, dopo molti anni dedicati alla materia, passa ad occuparsi di letteratura, senza trovarci una grande cesura: lei stessa ha affermato che la matematica, dopotutto, è anch’essa una grammatica.
Una carriere inarrestabile
Dal primo libro di racconti pubblicato nel 2003 per Robin, un editore indipendente di Roma, Chiara non si è più fermata, legandosi prima a Nottetempo, poi ad Einaudi. È membro del comitato editoriale della rivista “Nuovi Argomenti”; ha collaborato al blog “Nazione Indiana”, con “Il Sole 24 Ore” e “L’Unità”. Ha scritto per il teatro, per la radio, per il cinema. Dal 2018, è editor in chief del settore “narrativa italiana” di Marsilio.
Valerio ama la radio e gli ascoltatori la amano: è sua la rubrica L’isola deserta di Rai Radio3 e la cura del programma Ad alta voce, con Anna Antonelli, Fabiana Carobolante e Lorenzo Pavolini. Poi collabora con giornali e riviste: “Vanity Fair”, “Amica”, i quotidiani “Domani” e “La Repubblica”.
Così è per sempre..semplicemente bello
I suoi libri sono sempre, semplicemente, belli: fanno scaturire vicende fantastiche da dati oggettivi, come se un incidente frattale intervenisse a scompigliare le carte. Eppure, quest’ultimo, Così per sempre, quasi cinquecento pagine di godimento puro, un autentico fuoco d’artificio di emozioni, avventure, pensieri serissimi, situazioni paradossali o ineluttabili scherzi del destino, possiede in più una forza costruttiva da cattedrale.
Torna tutto, sempre, nulla è a caso
Neppure le conversazioni di Dracula con Carl Gustav Jung che – gli occhialetti d’oro in bilico sul nobile naso – non ha bisogno di credere alla natura del Conte. La sa, sa che niente è impossibile.
Il buono delle recensioni è che dovrebbero spingere alla lettura, senza raccontare troppo della storia. Qui la vicenda è talmente intricata che si può andare per accenni.
Il Conte oggi in Così per sempre
Il Conte oggi è Giacomo Koch, vive a Roma e fa l’anatomopatologo all’Ospedale Fatebenefratelli. Con i secoli ha imparato che tutto ciò che scorre, nutre. Senza scordare nulla, con la raffinatezza che lo contraddistingue (e Valerio è prodiga nel mettere in luce i particolari, perché – meglio chiarirlo subito – la forma è sostanza), la sua è una forma intermittente di vita umana.
In più Giacomo possiede una percezione acuita della vita fisica e psichica, una forza preveggente e malinconica. Tutto sommato gli esseri umani, la loro eterna coazione a ripetere (senza imparare mai troppo), la fiduciosa vocazione ad esistere, gli piacciono. Ama la scienza, Koch, l’abbraccia tutta nei secoli; ama la fragilità dello stato umano e una donna che non cambia, Mina.
Così per sempre e un riferimento a Stoker
La sua storia con Mina Monroy non è finita nel 1897, non può finire per due personaggi sottratti allo scorrere del tempo. Oggi Giacomo Koch (vezzo d’autrice questo cognome, è quello della germanista Maria Ludovica Koch, allieva di Mario Praz) risiede nella Città eterna, mentre Mina – che lo odia perché lo ama ancora – a Venezia, che è una città immortale. Tra eterno e immortale, sostiene Valerio, c’è una grande differenza.
Mina Monroy è un vampiro che forse non ha capito il mondo degli umani, e cerca vendetta. I due condividevano un gatto assetato di sangue, di nome Zibetto, che ora vive a Roma con Giacomo: feroce, autonomo, nero e possente, con due fedi d’oro alle zampe anteriori.
Una girandola infernale
Intorno, nei secoli, ruotano personaggi fondamentali: Ion Tzara che è fedele al Conte da epoche, Luisa che segue Mina con il suo bagaglio di esplicite volgarità; donne mortali che preferiscono restare mortali o che ambiscono all’immortalità, costi quel che costi.
La storia
La vicenda si sviluppa (con molte digressioni in altre zone dell’orbe terracqueo) tra Roma e Venezia, descritte con una dovizia di particolari da rammentare una sceneggiatura cinematografica: l’Isola Tiberina, il quartiere ebraico, Largo di Torre Argentina dove si trova l’appartamento del Conte; riva dei Sette Martiri a Venezia, le isole della Laguna, campo Santa Margherita (dove Mina decide di aprire un’interessante attività, giusto in faccia alla libreria Marco Polo).
Tutto è reale, librai compresi, tutto è plausibile
A pensarci bene, è reale anche quello che succede: in fondo, anche tra gli umani, accadono cose terribili, ordinaria amministrazione del tragico. Però questo è anche un vero thriller con stacchi d’azione pura, nostalgico, poderoso affresco storico: memorabile è l’intrigo della lettera con la ricetta di cucina ebraica che William, il figlio mortale di Mina, consegna ad Hannah, incidendo il proprio destino nella tragedia della Shoah.
Nulla resta fuori dal mondo in così per sempre
La qualità delle sete o i coltelli d’osso animale, le regole della fisica o i macchinari degli occultisti, la logica matematica e l’eccezione. La formidabile eccezione dell’ingegno, l’incidente che rovescia il banco. I colpi di scena, tanti tuffi al cuore. L’eternità, fino all’ultima pagina, ti sorprende. Perché, dice Chiara, non esiste la vita senza differenza.