Ho fatto un giro all’isola della Certosa, una Venezia insolita di fronte S.Pietro di Castello che forse non molti veneziani conoscono. Dal 2004 trasformata in diporto velico dalla società Vento di Venezia di Alberto Sonino e collegata regolarmente con il servizio pubblico Actv. Sono 22 ettari di verde, di natura e di storia. Ora tra i candidati europei del premio Artbonus 2021 per avere riesumato il millenario ex chiostro, prima agostiniano e poi certosino.
Una storia strana quella di S.Andrea della Certosa
Oggetto di ricerche archeologiche da parte della Soprintendenza, coordinate da Massimo Dadá con scavi diretti dall’archeologo Davide Busato. Volete vedere quello che rimane dell’ex monastero anno di fondazione 1199? Bisogna andare a 60 chilometri da Berlino, cittadina di Potsdam, Brandeburgo, quella famosa località durante la guerra fredda per lo scambio di spie sovietiche e occidentali. Grosse Neugierde, questo il nome da film poliziesco.
S.Andrea della Certosa in Germania
Troverete un parco e un castello, lo Schloss Glienicke, ovvero castello di Glienicke, patrimonio Unesco. Nel klosterhof, colonnato ricomposto del chiostro, troverete mezzo convento di S.Andrea della Certosa. C’è scritto pure nella guida turistica. Stile romanico-veneziano-bizantino (è citato proprio così…) con tanto di colonna e Leone di San Marco. Opere d’arte provenienti dalla laguna di Venezia, convento S.Andrea della Certosa. Già, ma come sono finite proprio lì?
La storia
Tutto parte dal viaggio in Italia nel 1840, del principe Carlo di Prussia assieme al fratello Federico Guglielmo, entrami amanti della cultura classica. Si soffermano in laguna ai tempi del giovanissimo inglese John Ruskin, uno storico dell’arte vittoriano che le pietre di Venezia oltre a descriverle amava esportarle, soprattutto se gotiche. I due principi prussiani incaricarono successivamente gli architetti, Karl Schinkel e Peter Joseph Cenné a trattare con antiquari veneziani senza scrupoli, Francesco Pajaro e Antonio Sanquirico. La combinazione volle che il governo austriaco decise proprio in quegli anni, di smantellare quasi tutto il convento certosino per esigenze militari e mettere i beni all’asta.
E pensare che doveva diventare un cimitero
Pochi anni prima, durante le due dominazioni francesi della città, l’isola della Certosa sarebbe dovuta diventare, secondo l’Editto di Saint Cloud, il cimitero municipale di Venezia. La scelta definitiva poi cadde invece sulle isolette di San Michele e San Cristoforo, tra Venezia e Murano.
S.Andrea della Certosa se la portano via
I prussiani mandarono una nave e si portarono a Berlino, mezzo chiostro certosino. Tutto in regola, allora non esistevano i veti delle Soprintendenze. Oltre al chiostro a Potsdam c’è un bel mosaico proveniente dalla chiesa di S.Cipriano e l’arcata ciborio di San Donato di Murano. Nel 1851 il parco prussiano era completato. In quegli stessi anni, sempre grazie alla volenterosa opera degli antiquari veneziani, centinaia di vere da pozzo veneziane, spiccarono il volo, per abbellire in Europa, i giardini più belli.
Quel che rimane del chiostro di S.Andrea della Certosa
Ora gli scavi e i lavori archeologici della Certosa, riportano alla luce, quello che rimane dell’antico convento certosino. Unico edifico antico in piedi rimane però il cinquecentesco Casello da Polvere, restaurato dall’arch. Franco Bortoluzzi a spese del Comune, una trentina di anni fa.
Un libro racconta la vera storia di S.Andrea della Certosa
La Certosa, ora che è diventata parco comunale, vale la pena di una visita, prima però di aver letto l’interessante volume di Paola Sfameni e Davide Busato “L’isola della Certosa di Venezia”, anno 2009.
La storia recente è presto riepilogata. Fino al 1958, i 22 ettari in mezzo alla laguna erano ancora opificio pirotecnico militare, nel 1968, in pratica abbandonata, era il poligono militare dei lagunari, battaglione San Marco. Nel 1997, su iniziativa del sindaco Massimo Cacciari, cominciarono i lavori di restauro e la proposta di creare un cantiere nautico con relativa darsena. Dal 2004 opera la società “Vento di Venezia” di Alberto Sonino.
Una Venezia insolita, non meno struggente.