Da anni Mestre sta diventando sempre di più un centro importante per la danza per i numerosi eventi che vengono proposti, molti di essi organizzati dalla docente e coreografa mestrina Verena Filippini. Oltre a seguire la sua scuola di danza Ricerca & Danza, la Filippini è ideatrice e direttrice artistica del concorso internazionale Veneto Dance Award che si terrà il 10 aprile a Mestre presso il Teatro Corso.
Una giuria di élite a Mestre per la danza
Una delle caratteristiche fondamentali dell’evento è la prestigiosissima giuria, questa volta composta da: Raffaele Paganini, Vittorio Biagi, Bella Ratchinkaja, Andrè De La Roche, Joseph Fontano, Paolo Londi, Giacomo Molinari, Lucya Tatiana Baranyal e Yevgenia Korshunova. Numerosi i premi in palio, maschere artigianali veneziane, borse di studio nazionali ed internazionali e preziosi gioielli creati dall’artista Giorgio Rossetti dell’azienda Vetri D’arte.
A Mestre il re della danza
Intanto il 9 un appuntamento speciale: la presentazione in anteprima del libro “Il Fulmine Danzante” del coreografo Joseph Fontano. L’autore approfondirà i contenuti del suo libro alle 18 presso la sala “A” ed. 53 all’interno del Forte Marghera. La presentazione sarà dalla giornalista Antonella Benanzato. A presentare il “re” italo americano l’assessore alla cultura del Comune di Venezia Paola Mar.
Per gli amanti della danza sicuramente questo libro suscita interesse e curiosità
Leonetta Bentivoglio nella prefazione scrive: “L’autobiografia di un danzatore e coreografo nato in USA nel dopoguerra, paese travolto dai problemi interrazziali e spinto dal boom economico che lo porterà a essere la potenza più forte del mondo. Joseph Fontano racconta le sue avventure familiari e artistiche intrecciate al mondo che cambia e di una società che gli va stretta.
Un ragazzo alla ricerca delle sue radici italo-americane; un uomo alla conquista del mondo, che da New York si trasferisce in Italia nel ’71: qui costruisce una nuova strada, quella della danza contemporanea. Il tutto raccontato attraverso gli incontri, il lavoro e gli amori di chi non aveva mai immaginato di entrare nei libri di storia come uno dei pionieri di un nuovo modo di vedere l’arte coreutica, un teatro di danza che l’Italia non aveva mai visto prima.”
Le domande al re della danza a Mestre
Al noto coreografo, il cui libro edito da A&B gruppo Editoriale Bonanno, in vendita dal 14 aprile, abbiamo posto alcune domande.
Perché la voglia di scrivere un libro?
“Immaginavo di scrivere con calma, poi, tra poco a settembre compio settantadue anni. Quindi era il momento perfetto per raccontare la mia storia in un libro. Una storia intrecciata tra eventi familiari e quelli artistici. L’idea del libro era venuta anni fa. La stesura del racconto mi ha portato via molto tempo. Attraverso questo lavoro ho potuto fare una lunga analisi sulla mia vita privata e artistica. Ho dovuto tornare in dietro nel tempo per raccontare una storia lunga settant’anni per poter raccontare in parole cosa è stata la mia vita, attraverso il movimento, la danza e l’arte visiva. Ed è proprio per questo che ho deciso di dare la mia testimonianza di una vita dedicata alla danza quasi come un romanzo”.
E’ la sua autobiografia?
“Ho pensato di raccontare il mio percorso di vita da bambino a ragazzo, fino a diventare finalmente uomo. Il mio obbiettivo era quello di raccontare la mia vita attraverso la danza, gli incontri e gli amori. Sono stato fortunato ad aver vissuto in un’epoca stimolante e piena di cambiamenti sociali e culturali che hanno rivoluzionato il mondo, e il nostro modo di affrontare la vita. Il mio scopo principale sin da bambino è stato quello di essere sempre libero dalle convenzioni, indipendente e di conseguenza a non scendere mai a nessun tipo di compromesso. Sono sempre andato alla ricerca delle mie radici italo-americane, così ho deciso di trasferirmi in Europa, e poi in Italia. Il libro racconta gli anni Settanta e come il periodo ha segnato la mia vita. Con questa mia testimonianza spero di poter fare capire alle nuove generazioni che per essere un artista bisogna dedicare la propria vita all’arte”.
E’ stato facile scriverlo?
“Non credo sia mai facile Illustrare la propria vita con delle parole in un libro. Questa è una testimonianza di una storia mai raccontata. Affermazione di come tuttavia la violenza domestica e quella urbana non obbligatoriamente devono condizionarci. Insomma è la prima volta che si racconta in un libro, da uno come me che ha vissuto e da chi ha partecipato alla formazione della conoscenza della danza contemporanea in Italia. Certo non potevo pensare di entrare nei libri di storia, ed è proprio per questo che ho deciso di dare la mia testimonianza di una vita vissuta quasi come un romanzo”.
Immagino che raccontare le abbia fatto rivivere una marea di ricordi e anche avvertire nostalgia…
“Il libro è dedicato a mia madre e al grande legame e amore che ho avuto per lei, una donna forte ma al tempo stesso dolce, comprensiva, fine e gentile. Mi sono quasi vivisezionato nella preparazione di questo libro. Ogni persona mi ha donato qualcosa. Non sono mai stato una persona nostalgica e nemmeno melanconica. Amo la vita! Sono abbastanza fatalista e visionario. Credo che Il nostro destino sia quello di cogliere i momenti, viverli al massimo e imparare ad aspettare. Questo mi ha fatto sempre lavorare guardando oltre a ciò che facevo. Quindi se dovessi tornare indietro nel tempo farei tutto quello che ho fatto esattamente nella stessa maniera. Ogni scelta personale è unica, come il movimento è unico, e come danzatore esprimo un atto che non sarà mai più lo stesso, ogni volta creando, lasciando sul palco una traccia di luce nell’aria. La vita è un palcoscenico dove accadono delle cose irripetibili esattamente come lo spettacolo dal vivo, dove ogni giorno siamo diversi”.