Un quinto delle imprese agricole del Veneziano potrebbero chiudere i battenti. Gli imballaggi (carta, vetro, etichette), i trasporti, il costo dei carburanti sono aumentati spaventosamente. Sono raddoppiati i costi di produzione per un’azienda agricola, vedi la voce del gasolio in agricoltura che ha subito un’impennata spaventosa. Un altro rischio è la chiusura delle stalle, ma anche dei florovivaisti perché il riscaldamento di una serra registra oggi costi elevatissimi. Ne abbiamo parlato con Andrea Colla presidente della Codiretti Venezia che ha appena partecipato ad vertice in Regione.
Valerio Nadal presidente Condifesa TVB ha lanciato un vero e proprio allarme: un quinto rischiano la chiusura. Cosa chiedete al Governo?
“Il Taglio delle accise per il gasolio, sia per aziende agricole che per i pescatori per uscire in mare per effettuare alla pesca. Tornare ad avere una sovranità energetica e alimentare non più demandando a Paesi terzi la produzione ma guardando con lungirmiranza e capire quanto serve al nostro Paese per il sostentamento”.
Imprese con l’acqua alla gola. Per oltre un decennio l’agricoltura ha tenuto anche nei momenti peggiori quando penalizzata era l’occupazione. Cosa serve ora?
“Un aiuto economico alle imprese con nuovi finanziamenti con garanzia statale. Bisogna permettere alle imprese di affrontare questo periodo di contingenza. Serve una difesa verso la concorrenza sleale riguardante i prodotti di importazione tipo latte straniero. L’agricoltura non si mai fermata per mettere sugli scaffali il miglior cibo al mondo quello italiano sano e genuino che segue la dieta mediterranea. Dopo una guerra si riparte da zero e si deve ricostruire pensiamo positivo”.
E ora si riparla di clima pazzo. Si parte con la siccità e si rischia la chiusura di un quinto delle imprese
“La siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in media in un miliardo di euro all’ anno per le quantità e la qualità dei raccoltiAiuto. E dal territorio arriva un grido di preoccupazione e allarme che non lascia presagire nulla di buono in un panorama generale già molto provato da due anni di pandemia e ora dalle pesanti conseguenze della guerra ucraina. Gli orticoltori del litorale del Cavallino e le isole, descrivono le carciofaie già in sofferenza: le piante di carciofo avevano sofferto la siccità dell’estate scorsa, mai avremmo pensato che la situazione si potesse prolungare fino ad oggi, bloccando la crescita della pianta che visivamente è metà per dimensioni di come dovrebbe essere in questo periodo. Temiamo quindi che la stagione produttiva possa essere fortemente compromessa nelle quantità”.