Il diario liberale è triste. Riporta notizie di una guerra che non è lontana e che potrebbe avere conseguenze devastanti. E il diario piange anche per la morte di un giornalista pesa tanto perché un giornalista è più pericoloso di un nemico
Quando muore un giornalista è come se si spegnesse lo sguardo di milioni di persone sulle miserie sul mondo
Era americano, per caso. Un giornalista non ha nazionalità. Poteva essere un italiano. A ucciderlo è stato un cecchino a un check point russo, mentre osservava da vicino il passaggio di profughi. Era disarmato. Non faceva male a nessuno. Ma guardava e riferiva ai suoi lettori. Era, quindi, più pericoloso di un nemico Adesso che non c’è più, non vediamo né sappiamo. È come se si fosse spento il riflettore sul massacro degli innocenti, cui, così, hanno spento la voce. Le invocazioni denunciano il sopruso, che fa più male al prestigio e all’onore di un popolo.
Corriere, La Stampa, Repubblica e la RAI stanno dando preziose informazioni sulla sporca guerra in Ucraina
Gli altri media spesso appaiono come imitazioni. Eppure li abbiamo sempre criticati perché gestiti dalla politica, nelle mani dei poteri forti, al servizio di questo o quel padrone. Ma oggi si stanno comportando da grandi. Decine di giornalisti, spesso accusati di essere asserviti al denaro o al potere trasmettono immagini e notizie obiettive dai luoghi più pericolosi del conflitto, dimostrando coraggio, passione e obiettività imprevisti. Ce ne sono altri che standosene comodamente in redazione interpretano e sfruttano le notizie secondo gli interessi di gruppi economici o coalizioni politiche che rappresentano.
Cirillo I, arcivescovo della Chiesa ortodossa, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, è favorevole alla guerra
Com’è possibile per un uomo di Dio?! Quindi, anche molti fedeli sono guerrafondai e sostengono l’insana tradizione imperialista del paese. Putin è solo l’interprete. Secondo il metropolita è anche una crociata contro l’omosessualità che definisce piaga della società moderna. Non che in Ucraina ce ne siano più che altrove. Ma da qualche parte si doveva pur cominciare. Sono già morti 5mila soldati russi molti di più i cittadini ucraini, soprattutto bambini. Ecco perché adesso il Cremlino intende ingaggiare mercenari, che combattono per mestiere. Con la benedizione di padre Cirillo.
Quando leggo della guerra in Ucraina non penso solo ai bambini assassinati, tanto prima o poi si deve morire
Soprattutto ai poveri giovani che, anziché scappare come forse faremmo noi (i nostri corridoi umanitari sarebbero via mare verso la Corsica o l’Albania), mettono in salvo madri, mogli e figli, e rimangono tutti a combattere. Si armano per difendere il paese. Niente movida, né aperitivo serale, cui noi non sapremmo rinunciare. Putin sa scegliere vittime abituate a soffrire, alle quali la guerra non pesa come peserebbe a noi.
Come nelle guerre tribali, la Russia in Ucraina bombarda gli ospedali pediatrici per eliminare i futuri nemici
C’è un’Africa tribale dove la civiltà non è arrivata per la difficoltà di comunicazione, l’ignoranza e la miseria, dove spesso scoppiano conflitti tra le varie etnie. Le difficoltà di sopravvivenza sono aumentate da antiche discordie. Lì il bersaglio non sono soltanto i guerrieri nemici, ma soprattutto le donne che si riproducono, e bambini che, crescendo, saranno i nemici di domani, e anche più facili da uccidere. Il genocidio, però, è più lento perché corpo a corpo. Da noi popoli civilizzati lo sterminio è più veloce. Con missili e bombe a grappolo, in un attimo muoiono centinaia di donne e bambini.
40° di latitudine Nord, e 14° di longitudine Est sono le coordinate suggerite a Putin per bombardare Napoli
Che mattacchioni quegli ultrà veronesi, che insistono nel loro volgare razzismo persino in un momento tragico come quello che stiamo attraversando. Un tempo auspicavano l’eruzione di Etna e Vesuvio, adesso l’intervento militare russo. Hanno esposto striscioni di un tale cattivo gusto, alla vigilia dell’incontro di domenica con i partenopei, per rinfacciarci che nonostante il disprezzo continuiamo a credere in loro. Noi terroni, seppure creduloni, sappiamo come si cacherebbero sottoquegli ultrà se dopo avere distrutto l’Ucraina l’aggressione russa si allargasse in Europa.
Ora basta sbandierare sanzioni che intralciano il lavoro della diplomazia. Non si può mediare e minacciare
Purtroppo in questi anni di relazioni con la società occidentale nessuno è riuscito a far capire a Putin che godere della vita è più piacevole del potere. È vero che comandare è meglio di altro, ma corre voce che possegga 600 miliardi di dollari di cui ormai non potrà più servirsi. Adesso, approfittando dei collegamenti instaurati con la via della seta, si deve cercare di inculcare questo sano principio alla Cina, non minacciare i governanti di sanzioni. Forse si dovrebbe reclutare Berlusconi che, sottovalutato come capo di stato, per queste missioni è insuperabile.