Lo sguardo attento sulla realtà che lo circonda, la voglia di esprimere la sua visione con l’”umiltà del guardare”. Franco Murer, pittore scultore artista a tutto tondo, affronta l’opera in una sorta di raccoglimento che è preghiera e concentrazione. Nel suo studio di Falcade, circondato da una natura incontaminata e felice, a pochi passi dal museo che raccoglie l’opera del padre Augusto, Franco Murer che non ama l’appellativo di “maestro”, cesella il suo pensiero. Lo fissa su carta prima di farlo diventare opera vibrante, lo scolpisce plasmando un’idea. Tra i suoi prossimi progetti quello di realizzare una statua monumentale che raffiguri Alessandro Magno, l’eroe divo che conquistò il mondo conosciuto del suo tempo.
Forte di un’esperienza pluridecennale e di un guardare che è prima di tutto capire, Murer ci ha regalato anche una visione personale e densissima dell’Inferno e del Paradiso della Commedia di Dante Alighieri
“Sono da sempre appassionato del Sommo Poeta – racconta – e mi sono cimentato con una serie di dipinti tratti dall’Inferno, alla luce delle celebrazioni dell’anno dantesco. Sono partito dall’interpretazione filosofica e teologica che Alighieri offre nel suo poema e mi sono avvalso dell’aiuto del Cardinale Giovanni Lajolo (Presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente emerito del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano n.d.r). L’ho conosciuto in occasione della realizzazione delle centesima fontana del Vaticano dedicata a San Giuseppe nel 2010 per cui ho realizzato sei formelle in bronzo che illustravano la vita di Giuseppe. Il suo contributo mi ha aiutato ad entrare più profondamente nel significato filosofico dell’opera immensa di Dante e del regno dell’Inferno che attraversa insieme a Virgilio. Dante ha conosciuto il Veneto, è stato a Vicenza a Verona, colloca il tiranno di Padova Ezzelino da Romano nel XII canto dell’inferno e, paradossalmente, la sorella di questo Cunizza da Romano nel IX canto del Paradiso. E l’epoca di Dante ci fa riflettere sul ruolo dei tiranni nell’epoca attuale, con tutto ciò che sta accadendo in Ucraina”.
Murer, cosa può dire l’arte di fronte a questo orrore?
“L’arte di fronte alla guerra è impotente ma in virtù del suo ruolo di interprete creativo, può diventare monito e testimone come fece Goya col suo ciclo di 82 incisioni che documentarono la guerra tra il 1808-1814 con toccante drammaticità. In questo momento è necessaria la volontà della pace. E’ un momento talmente tragico che per me che conosco Odessa è come vedere bombardata Firenze o Roma. Mi infonde calma e introspezione avere terminato tutta la serie dei disegni sul Paradiso”.
I canti del Paradiso sono l’architettura filosofica dell’intera Commedia. Come ci lavora? Ci sono studi preparatori che portano al dipinto, che tecnica utilizza?
“Certamente il Paradiso implica l’analisi di temi complessi collegati alla filosofia e alla teologia del tempo di Dante. Si incontrano figure mistiche e sante come Francesco d’Assisi, la Madonna, Beatrice che è guida e donna angelicata per il poeta, sono immagini reali ma quasi astratte. Per questo ho dato un alone di luce e di bianca luminosità. Preparo sempre degli schizzi prima di giungere a realizzare l’opera su tela. Utilizzo una tecnica mista: olio, acrilico, china, acquarello, tempere. E comunque prima dello schizzo, voglio immergermi nella lettura del testo dal quale riesco a trarre ispirazione e guida”.
Murer, a cosa sta lavorando in questo momento?
“ Sono al lavoro su di una scultura in bronzo di San Martino, patrono di Nereto nel Teramano. E’ un’opera impegnativa che ho iniziato cinque anni fa . L’ho già portata in fonderia a Treviso per la realizzazione. San Martino è il santo patrono di Nereto che è a sua volta gemellata con Tours, a Nereto tra l’altro c’è una splendida chiesa del Trecento dedicata al santo. Ho anche il progetto di realizzare una statua di dimensioni grandi di Alessandro Magno, è un sogno che ho condiviso con gli amici in Grecia, lo penso con un elmo aperto e cavalli. Ma vedremo cosa mi dirà l’ispirazione. Alessandro Magno è una figura che mi affascina molto”.
Quali sono gli artisti che l’hanno maggiormente influenzata?
“Quando ero giovane volevo andare a tutti i costi a Parigi per vedere le opere di Seurat. Poi, una volta arrivato al Louvre sono rimasto incantato da Gericault, Delacroix, sul versante della scultura ovviamente Michelangelo, Bernini, Cellini e certamente Rodin. Adoro anche i disegni di Guttuso, l’energia del gesto di Vedova, quando si è giovani ci si innamora di tutto, dal figurativo all’astratto anche se io rimango un figurativo. In ogni caso un pittore non può dividere, deve saper guardare tutto e assimilare. Tutto dipende da come si guarda, è fondamentale per un artista l’umiltà di guardare”.
Si sente più pittore o scultore?
“In questo momento, forse più scultore”.