Ci sono 10 mila posti di lavoro in più nel Veneto, soprattutto nel settore metalmeccanico. Esattamente 10.025. A trainare è il settore industriale che in un anno è cresciuto del 41%. Certo non mancano le criticità legate al rialzo dei prezzi energetici e alla difficoltà di approvvigionamento di materie prime. E’ la principale osservazione che balza dall’analisi dei dati di Veneto Lavoro sul mercato del lavoro riguardante i rapporti a tempo indeterminato, a tempo determinato e di apprendistato. Un risultato superiore sia a quello registrato in situazione pre-pandemica nel febbraio 2020 (+6.400), sia rispetto a quello di febbraio 2021 (+7.022). Per trovare un bilancio mensile superiore bisogna tornare al 2019, quando si registrò un aumento di 12.200 posizioni lavorative.
10 mila in crescita
La crescita dei posti di lavoro è largamente attribuibile al tempo determinato, che segna un aumento di 8.000 posizioni lavorative. In terreno positivo anche il tempo indeterminato (+2.100), mentre l’apprendistato fa segnare una variazione lievemente negativa (-103).
In crescita anche le domande di lavoro
Anche la domanda di lavoro risulta in crescita: le assunzioni mensili sono state complessivamente 42.000, per un aumento del +2% rispetto al 2020 e del +38% sul 2021. Forte ripresa nel settore industriale, che cresce sia rispetto al 2021 (+41%) sia nel confronto con il 2020 (+12%), trainato dal metalmeccanico e dalla maggior parte dei comparti del Made in Italy. Nei servizi bilancio positivo rispetto al 2021 (+52%), grazie soprattutto a turismo e commercio, ma non sul 2020 (-5%), penalizzato dai settori allora oggetto di restrizioni anti Covid, quali gli stessi servizi turistici e le attività culturali. Andamento negativo in agricoltura, che fa registrare un -8% rispetto al 2021 e -4% sul 2020.
10 mila con Venezia capolista
A livello territoriale saldo mensile positivo in tutte le province, con risultati migliori rispetto ai due anni precedenti. Il recupero maggiore si registra a Venezia, con un saldo di +2.686 posizioni lavorative dipendenti (erano +1.133 nel 2021) e un numero di assunzioni raddoppiato rispetto all’anno precedente. L’unica eccezione è rappresentata da Belluno, che registra un saldo positivo di 235 posti di lavoro contro i +738 del 2021 e un calo delle assunzioni del 19%.
In aumento le dimissioni
Aumentano le cessazioni (+37%), la cui crescita non può più essere ricondotta solo a misure di tutela del mercato del lavoro e al blocco dei licenziamenti in vigore lo scorso anno, considerato che i licenziamenti, pur essendo in crescita, rappresentano solo il 10% del totale delle cessazioni. Continua invece ad aumentare il numero delle dimissioni, che nei primi due mesi del 2022 sono aumentate del 33% rispetto all’analogo periodo del 2021 e il cui peso è passato in media annua dal 61,2% del 2019 al 68,7% del 2021.
10 mila con l’incognita di quanto avviene in Ucraina
L’esplosione del conflitto in Ucraina, tuttavia, rende lo scenario economico-occupazionale quanto mai incerto, così come il rialzo dei prezzi energetici e le difficoltà di approvvigionamento delle sempre più onerose materie prime e dei semilavorati, che, guardando le ore autorizzate di cassa integrazione, più che raddoppiate rispetto a gennaio 2020, sembrano aver già causato i primi effetti sul mercato del lavoro. Una proiezione dell’Istat, inoltre, calcola che lo shock energetico può comportare una riduzione di 0,7 punti percentuale rispetto a quello stimato.
Le parole di Zecchinel
Marco Zecchinel, Presidente di Confapi Venezia, ha dichiarato. “I dati di Veneto Lavoro, elaborati dal nostro centro studi, evidenziano la vigorosa ripresa del settore manifatturiero e le ricadute positive sull’occupazione che questa comporta. Finalmente, dopo due anni difficili, i fondamentali economici erano avviti al superamento della crisi pandemica. Purtroppo, noi imprenditori, ci troviamo ora precipitati in una congiuntura che rischia di far arretrare il sistema industriale. Più di quanto non abbia potuto il Covid. Qualsiasi materia prima o semilavorato è oramai introvabile e dal costo lievitato esponenzialmente; questo determina una spirale inflazionistica congiunta ad un calo della produzione. Il panorama che sembra delinearsi per il mercato italiano è quello di una ‘Stagflazione’. Confapi Venezia ritiene necessario un rapidissimo intervento politico-economico prima che gli effetti di questa situazione si riversino oltre che sulle imprese anche e drammaticamente sull’occupazione.”