“Mi spiace bimbo mio ma non puoi portare via il tuo gioco preferito”. Così mi disse la mamma. Mentre intorno la terra bruciava e il fragore delle bombe risuonava in ogni dove, mio malgrado, non potei raccogliere e portare con me tutti i ricordi di un’infanzia. Come quell’orsetto di lana con gli occhi ricavati da due bottoni. Ne mancava uno di occhio ma per me era l’orsetto più bello del mondo. Quante volte lo abbracciai nei freddi inverni trascorsi e quante volte gli parlai nei momenti di solitudine.
I ricordi
Lasciammo tutto a parte qualche vestito di ricambio gettato alla rinfusa, per la fretta, nella vecchia valigia di cuoio che usavamo quando si andava in vacanza in campagna dai nonni. Anche quel bel maglione colorato che mi fece la nonna non lo vedrò mai più. Come le foto con i miei cuginetti mentre si facevano i tuffi al laghetto e lo slittino che mia madre usava per portarmi a scuola nei freddi inverni ricchi di neve, trainandomi con la corda mentre sorridevo e salutavo i miei amici.
E loro? Li rivedrò mai più? Quanti pensieri mi gremivano la mente
Sembrava tutto un brutto sogno, e la cosa peggiore era non capire il perché. E la cosa più spiacevole è che non bastavano le mani sulle orecchie per attenuare i rumori delle esplosioni. Tutto il mio passato abbandonato, distrutto, da dimenticare. Non avevo lacrime di ricambio, le avevo già consumate tutte e ne avrei volute avere a miliardi per estinguere il fuoco che divampava nelle case, nelle scuole e nei cinema semi distrutti.
Un bimbo non può dimenticare
Era tutto da dimenticare ma come facevo. Come si poteva dimenticare la visione di corpi abbandonati per le strade, anneriti dal fumo e coperti dalla cenere in posizioni grottesche e impossibili da vivi, distorti e ricomposti dal caso, dopo essere stati sbalzati dallo spostamento d’aria e colpiti dai detriti. Non si può, non si potrà mai dimenticare…..
Vedere con gli occhi della speranza
“Dove stiamo andando?” Mi permisi di chiedere alla mamma. Lei rispose un secco “NON LO SO ANCORA” Avrei voluto mi rispondesse: in un mondo migliore e aspetteremo papà che ritorni dalla guerra, andremo in un posto più bello dove tutti si aiutano a vicenda, dove tutti hanno un bel lavoro e dove ogni persona, ogni santissimo giorno, avrà qualcosa da mettere tra i denti, un posto stupendo dove i bambini giocano e imparano senza pericoli, dove la sera si sta tutti in famiglia a giocare e a parlare di cosa faremmo questa estate e di acquistare quella bella bicicletta nuova che ti piace tanto.
Ma così non c’è nessun fottuto futuro. E il bello che non sappiamo nemmeno il perché, soprattutto perché, chi decide di fare la guerra, sta al sicuro in bellissimi palazzi, mentre chi muore lo fa nella miseria e nelle macerie.
Ridate a quel bimbo il suo mondo a colori
In un bel film, “L’attimo fuggente” il professore diceva agli alunni da sopra una scrivania “ SONO SALITO SOPRA LA CATTEDRA PER VEDERE IL MONDO DA ANGOLAZIONI DIVERSE, E IL MONDO APPARE DIVERSO DA QUASSU’ “.
Magari, caro Professore, magari ma da qualsiasi angolazione guardi la guerra, questa fa comunque schifo. Mi balena in mente solo una cosa, mamma, non voglio morire….. e anche se non potrei perché sono piccolo urlerò con tutte le mie forze “ VAFFANCULO GUERRA”………. Rivorrei il mio mondo a colori.