Sono una donna fortunata, il mio primo servizio televisivo fu emozionante e memorabile. L’emittente per cui lavoravo mi mandò ad intervistare Cesare Musatti. Non conservo purtroppo materiale dell’incontro con questo grande personaggio, tra i primi a porre le basi della psicoanalisi in Italia. Mi è rimasto però nel cuore l’aneddoto sulla sua nascita che lui spesso amava raccontare. Cesare Musatti era nato a Dolo sulla Riviera del Brenta. Mentre io nascevo, disse, Sigmund Freud passava con il treno davanti alla mia casa. Da allora sono sempre stata affascinata dal mondo della psicoanalisi e un ottimo soggetto da studiare. Nel mio archivio conservo invece molto materiale del periodo radiofonico in Rai a Palazzo Labia. Mettendo ordine tra vecchi nastri ho trovato alcune interviste. Mi sono emozionata sentendo la voce di una famosa scrittrice, Milena Milani, così mi è venuta l’idea di scrivere una piccola storia su tante donne intervistate negli anni, un mosaico composto da tessere affascinanti e piene di suggestione.
Tante donne “sotto i portici”
Era il 1987, la trasmissione Rai si chiamava “Sotto i portici” conversazioni con personaggi del mondo della cultura, dell’arte, della politica. Per l’8 marzo, avevo deciso di invitare una donna che era sempre stata controcorrente, pagando anche di persona: Milena Milani. Cercammo di analizzare il significato di quella che non era una semplice festa, ma una Giornata Internazionale.
Ragazza sensibile e ribelle del Novecento, Milena Milani (1917-2013) fu molto legata a Venezia, compagna e collaboratrice del gallerista Carlo Cardazzo, che con la sua Galleria del Cavallino segnò un’epoca artistica leggendaria portando le avanguardie artistiche del Novecento.
La prima delle tante donne a creare imbarazzo
Milena, eversiva quanto basta per provocare una tempesta perfetta con un libro: “La ragazza di nome Giulio”. Alla prima pubblicazione il romanzo venne subito ritirato dal commercio perché ritenuto “gravemente offensivo”. È la storia di una ragazza alla ricerca della sua identità, ma a quel tempo non piacque il modo con il quale il tema del sesso veniva trattato. Forse perché a scriverlo era una donna? “La ragazza di nome Giulio” divenne un caso letterario e editoriale: il libro sequestrato, con relativo processo a carico di Milena Milani e dello scrittore Mario Monti direttore di Longanesi e condanna a 6 mesi di reclusione per pubblicazione oscena oltraggiante il comune senso del pudore. In appello la scrittrice fu assolta con formula piena grazie al sostegno del mondo intellettuale che si schierò al suo fianco, in primis Giuseppe Ungaretti.
Cosa accadde al Festival di Berlino
Dal romanzo venne tratto un film con Silvia Dionisio. Era in cartellone al Festival di Berlino del 1970 ma la chiusura anticipata del concorso ne impedì la visione. Subito mi sono chiesta cosa fosse accaduto di tanto drammatico a Berlino in quell’anno.
Tutta colpa di un film: “O.k.” di Michael Verhoeven. Una pellicola basata su fatti realmente accaduti durante la Guerra del Vietnam, l’incidente della collina 192. La storia di una pattuglia statunitense che cattura una ragazza vietnamita morente, violentandola e torturandola fino alla morte. Un soldato del gruppo non prende parte alla violenza e racconta l’accaduto. Il film accese polemiche infinite con l’accusa di antiamericanismo rivolta al regista tedesco, la Giuria Internazionale si dimise in blocco, il Festival chiuse i battenti due giorni prima, nessun premio venne assegnato.
Veronica Franco
Nella trasmissione “Sotto i portici” chiedevo sempre agli ospiti quale personaggio della storia avrebbero voluto trovare passeggiando per i portici della nostra bella regione. Giancarlo Ligabue mi disse: Emilio Salgari. Mentre Milena Milani scelse Veronica Franco citando un libro di Alvise Zorzi che le era piaciuto tanto e che aveva letto tutto d’un fiato durante la notte.
Veronica Franco, poetessa e cortigiana del ‘500 è probabilmente un archetipo di donna libera anche oggi. In questo articolo potete trovare un frammento dell’intervista con la preziosa descrizione di Milena Milani.
Tra tante donne anche una pornostar
Assieme alla radio e alla televisione c’è anche il mio grande amore, la carta stampata. Prime corrispondenze con tante interviste a personaggi dello spettacolo durante le loro tournée in Veneto, tra Riccardo Cocciante, Giorgio Gaber, Franca Valeri, trovai anche Ilona Staller che quando mi vide disse: un’altra Cicciolina che viene ad intervistarmi!
Una svolta
Negli anni Novanta decisi come “giornalista Cicciolina” di chiudere con questo settore optando per qualcosa di più solido. Ma quando gli dei vogliono punirci, esaudiscono le nostre preghiere ha scritto Oscar Wilde e così mi proposero di condurre un talk televisivo: Ore 12. Accettai sapendo che non poteva durare, ma era una bella avventura. Durò circa vent’anni. Oltre alla diretta, unico momento nel quale mi rilassavo, dovevo fare un grosso lavoro di redazione per cercare tutti i giorni ospiti famosi o particolarmente interessanti.
Quella volta che con tante donne creai un “caso”
Una volta invitai un celebre avvocato del foro veneziano. Un avvocato particolare con una storia che fece scalpore. Si era recentemente sottoposto ad un intervento chirurgico per cambiare identità sessuale. Era diventato donna, una trasformazione attuata all’età di quarantotto anni con un matrimonio e tre figli alle spalle. Giovanni era diventato Giovanna. Sapevo che si trattava di un argomento delicato e che raccontare la difficile metamorfosi non sarebbe stato semplice.
Tutto andò bene finché arrivò una telefonata, Ore12 era in diretta e aperta alle chiamate del pubblico che interagiva con il programma: “Lei è una… “ non ricordo esattamente le parolacce ma erano talmente tante da sconvolgere lo studio. L’avvocato non si scompose e disse: “meno male che ha usato il genere femminile! C’è anche un libro che racconta la vicenda: “Nata due volte” di Maria Nadotti e Giovanna Rizzo.
Tante donne femministe?
Sempre negli anni ’90 una donna meravigliosa e cara amica, mi portò in studio l’allenatore degli allenatori: Helenio Herrera. Fiora Gandolfi, giornalista, scrittrice, fotografa, autrice di performance contro il femminicidio è stata spesso ospite nelle varie trasmissioni, suscitando sempre dibattiti infuocati grazie al suo carattere brillante ed eversivo. Fiora è davvero il prototipo di donna illuminata. Appartiene ad una famiglia di femministe veneziane e trevigiane, mi ha raccontato che la bisnonna si iscrisse all’Università di Padova perché Ca’ Foscari non esisteva ancora come istituzione.
Dietro i grandi uomini ci sono sempre grandi donne
Erano tempi in cui le donne colte facevano paura, nell’Ottocento alle donne laureate lanciavano pietre e patate, i pomodori ancora non si usavano, aggiunge con delizioso sarcasmo. Clamorose le tappe della sua carriera giornalistica che iniziarono con le sfilate di moda. Allora era vietato fotografare, così lei disegnava. Dino Buzzati vede i suoi lavori e la chiama al Corriere d’Informazione. Comincia a seguire lo sport e il Giro d’Italia. Un bel giorno durante un’intervista nasce la storia d’amore con Helenio Herrera, mitico Mago dell’Inter. Così tratteggia il suo inconfondibile carattere: “Il mondo era la sua patria, aveva scelto di essere straniero, cioè diverso ovunque, escogitava cose che non erano mai state inventate”.
Effettivamente Helenio ha anticipato i tempi con lo studio dei poteri dell’autosuggestione, il training autogeno, l’alimentazione corretta. Aveva anche predisposto durante i ritiri corsi di scacchi e di inglese per i giocatori. Fiora ha scritto su di lui un libro delizioso: “Tacalabala” esercizi di magia di Helenio Herrera. È il ritratto di un uomo inafferrabile, scrive Fiora, che ha condotto un’esistenza vagabonda, intensa, e spericolata fino all’ultima notte. Dongiovanni nella vita e monaco del calcio, si imponeva cibi spartani e orari severi legati al ciclo della luce del sole e delle stelle. La miscellanea di idiomi, francese, spagnolo, italiano, gli serviva per arrivare con il minor numero di parole a centrare il concetto: due passaggi e … gol”.
Spagnolo? No! Veneziano
A proposito, il mitico grido di battaglia Taca la bala che significa attacca il pallone, erroneamente creduto di origine ispanica, deriva invece dalla presenza nell’Inter di molti giocatori veneti come Bedin, Corso, Tagnin, che usavano chiamare il pallone bala.
L’assonanza di Tacalabala con Abracadabra è innegabile, strada spianata verso la vittoria in campo.
Calcio e tante donne
A proposito di calcio e di donne, sono riuscita ad invitare in studio anche Moira Ogston, l’insegnante di inglese a “Quelli che il calcio”, fortunata trasmissione di Fabio Fazio. Scozzese, ma trevigiana d’adozione. Mi raccontò il suo arrivo nella Marca Gioiosa, capì subito che sarebbe stata la sua terra. Conobbe un trevigiano a Jesolo e si sposò. Le chiesi pregi e difetti degli italiani, mi disse che amava molto la loro spontaneità ma che polemizzavano troppo su tutto, anche sul tempo.
Quando nasce un’amicizia
Per un giornalista è molto bello quando da un’intervista nasce anche una vera amicizia con una persona che incontri nell’ambito lavorativo. Si tratta di eventi rari e preziosi che professionalmente arricchiscono.
Mi è accaduto con Maria Gabriella Sartori, psicoterapeuta. Ricordo che mi è piaciuta subito per la solarità e lo straordinario accento spagnolo. Nata a Treviso, emigra in Argentina con la famiglia nel 1950 quando è solo una bimba di tre anni. A Buenos Aires si laurea in Psicologia e diventa un’importante ricercatrice dell’età evolutiva, impegnandosi anche contro le tossicodipendenze e la rieducazione dei minori. Vive drammaticamente gli anni della dittatura, viene sequestrata e rinchiusa in un centro di detenzione clandestino. Nel 1985 torna a Treviso, arricchendo l’attività di psicologa e psicoterapeuta con la sua esperienza e conoscenza di uno dei periodi più bui della storia, la dittatura militare in Argentina. Tra le sue numerose pubblicazioni: “Desaparecidos. Violenza e salute mentale”. Ogni tanto ci sentiamo perché lei ama Venezia ed è una straordinaria vogatrice.
Michela Pavesi
Michela Pavesi pranoterapeuta trevigiana fa parte del periodo più interessante e creativo in televisione. Venne da me per una serie di incontri sulla pranoterapia e siamo diventate subito grandi amiche. Io ho spesso cambiato città, lavoro, casa, e con Michela ho condiviso una bella parte del mio universo quotidiano. Lei mi portò in studio Donatella Rettore, eravamo insieme anche quando invitai in diretta Lino Toffolo e durante una lunga intervista telefonica con Sandro Ciotti.
Grande professionalità quella di Michela, pervasa da una dolcezza infinita. Recentemente ha presentato a Venezia al Consiglio Regionale il libro: “Cristina. Seme di speranza” promosso dall’associazione Mondo di Carta, prezioso volume che raccoglie i racconti degli studenti di tutta Italia, volti a diffondere la cultura della legalità e a ricordare Cristina Pavesi, giovane vittima innocente di mafia e criminalità organizzata.
Tante donne contro la mafia
C’è una data tragica impressa nella memoria di Michela, il 13 dicembre 1990. Sua nipote Cristina Pavesi, studentessa di 22 anni, perse la vita a bordo del diretto Bologna-Venezia. Stava tornando a casa dopo aver concordato all’Ateneo patavino l’argomento della tesi di laurea. Il treno sul quale viaggiava passò proprio nel momento in cui un’esplosione andava a coinvolgere il Venezia-Milano. La banda di Felice Maniero aveva ordito un agguato ai danni di un vagone postale. Gli uomini di Maniero avevano collocato del tritolo sui binari.
La deflagrazione tremenda sventrò il treno sul quale viaggiava Cristina uccidendola sul colpo e causando il ferimento di altre persone. Da allora Michela Pavesi promuove e diffonde la cultura della legalità per ricordare Cristina, giovane e innocente vittima di mafia.
Luciana Boccardi. Il non plus ultra tra tante donne
Spesso in trasmissione è venuta a trovarmi Luciana Boccardi, grande giornalista e cara amica scomparsa da poco. Ecco come si definiva: Sono una fuori serie. Niente cerchi magici, in nessun caso della mia vita. Sono una fuori cerchio, con tutti i problemi e i vantaggi che questo può comportare. È stata una scelta precisa che ho dovuto in qualche caso pagare cara.
Un vero carattere quello di Luciana
“Mai paura di niente”. Motto del padre musicista, che per soccorrere le persone da un incendio scoppiato in una cabina di proiezione di un cinema, si gettò nel fuoco che gli bruciò gli occhi. Una giornalista colta e raffinata, studiosa di moda e di costume punta di diamante de “Il Gazzettino”. Stupiva sempre per l’originalità di ogni risposta. Era una miniera di aneddoti, come l’incontro con Laurence Olivier e Vivien Leigh. “Era davvero bellissima, ma di una bellezza inquietante, vibratile. Mi avevano detto che soffriva di un disturbo che allora era poco conosciuto, la sindrome bipolare…Laurence Olivier non la lasciava mai sola”. Avevano chiesto dodici bottiglie di whisky in camerino e nella sala prove.
“Dentro la vita” è il suo ultimo romanzo autobiografico, pieno di colpi di scena, sorprendenti proprio come lei.
Tante donne con poesia e cervello
Chiudo questa panoramica al femminile con l’amica del cuore, Anna Orlando splendida poetessa, le sue liriche hanno la stessa armonia dei versi di Emily Dickinson. Abbiamo condiviso negli anni tante dirette, interviste, convegni, mostre di poesia e fotografia. L’8 marzo, partecipa a Treviso all’evento “Donne che leggono donne che leggono…” scrittrici, poetesse, performer con le loro esperienze artistiche in tema con la giornata.
Articolo dedicato a tante donne, ma l’aforisma di chiusura è di un uomo
Mi piace moltissimo e dovrebbe essere fonte di ispirazione per chi lavora nel mondo dell’informazione dove pare che il silenzio sia una cosa negativa da colmare con spiegazioni inutili.
“Crea spazi vuoti. Nel calcio come nella vita, nella pittura, nella musica, i vuoti e i silenzi sono importanti come i pieni”. Helenio Herrera.
Che onore Elisabetta , per avermi inclusa in questo articolo. Ti ringrazio di cuore. E avrò sempre piacere di incontrarti. Sei Grande amica. E Grande giornalista.
Dott.ssa Elisabetta che bel racconto autobiografico per festeggiare l’8 Marzo e tutte le donne. Lei è stata fortunata a svolgere un lavoro così empatico, in tante forme, in una città e regione che ha del fascino del suo, quindi tutto diventa più solenne e importante. Per un interesse mio personale mi è piaciuta la prima citazione della scrittrice Milena Milani. Essere femministe o parlare bene delle donne oggi è quasi un atto doveroso, ma quando la scrittrice frequentava il Caffè Aragno di Roma, che fu prima luogo d’incontro de crepuscolari e dei futuristi, poi di altri personaggi della cultura, qui la scrittrice era diventata eroina. Anche la rigida e “perbenista” morale la fecero soffrire con il racconto La ragazza di nome Giulio. Mi sono piaciute anche le foto personali che illustrano l’articolo. Disgustato dall’elezione del Presidente della Repubblica, vorrei ricordare che le donne parlano dell’8 Marzo, ma poi quando è il momento opportuno per farsi valere non agiscono e lasciano gli spazi ai soliti uomini, affidando a quelle poche straordinarie donne eroiche la difesa sociale, culturale ed etica del genere femminile. Insomma le donne non hanno votato una donna alla carica di Presidente della Repubblica. Io non avrei votato la Presidente del Senato, ma fra oltre trenta milioni di donne che ci sono in Italia forse ne avrebbero potuta votarne una. Meglio una donna che un bis insipido e legato ai soliti poteri della vecchia DC. Buon 8 Marzo Dott.ssa Elisabetta e grazie per la Sua affascinante narrazione.
Intenso e profondo questo tuo ricordo di persone ed amiche conosciute! In un periodo storico, in cui c’è ancora una misoginia profonda spacciata per inclusione di nuove categorie, l’esistenza dell’essere femminile è tuttora discussa in modo capzioso e censorio. A questo proposito, ricordo l’episodio della cantante Adele che ha vinto agli ultimi Brit Awards, prestigioso premio musicale. Salita sul palco, ha pronunciato la fatidica frase “Amo davvero essere una donna, un’artista donna”. Le è crollata addosso una valanga virtuale d’odio e di fango. Mi sembra che siamo precipitati in un Medioevo spacciato per perverso progresso e che, con la fobia delle discriminazioni, si nega la libertà di essere. Quindi onore all’intelligenza, determinazione, audacia e coraggio di noi donne!
È con grandissimo piacere che si prende parte alle piacevoli ricostruzioni delle storie relative ai profili delle donne presentate dall’amica Elisabetta in occasione soprattutto della ricorrenza dell’8 marzo. Si entra in zone di varie personalità avendo il gusto della scoperta di mondi diversi ed interessanti. L’opera dell’autrice ne risulta esaltata al massimo livello.