L’installazione site specific che l’artista francese Zoé Vayssières porta nel suggestivo spazio Magazzino Gallery di Palazzo Contarini Polignac a Venezia, nei pressi delle Gallerie dell’Accademia, è elegante, ma colpisce come una pugnalata. S’intitola Les Eclipsées, a cura di Roberta Semeraro, ed è dedicata alla donna. Tutte quelle donne che si sono distinte nei secoli, ma sono state poi dimenticate, come stelle destinate all’oblio. Ricordate oggi con nove corde.
Le corde per un viaggio
Un viaggio in tre fasi, immersivo, simbolico, di denuncia. Per Zoé, il tempo non è altro che il prodotto della memoria: «Come testimone dei suoi tempi – scrive Semeraro nella sua nota critica – l’artista ingaggia una lettura a ritroso nella storia, per portare alla luce il ricordo d’importanti personaggi femminili. Ripercorre così quelle tappe fondamentali, che hanno portato all’emancipazione delle donne e determinato nell’epoca contemporanea il riconoscimento dei loro diritti».
Una via lunga, faticosa, di oblii clamorosi e d’improvvisi ritorni d’interesse. Talvolta, un brillare di asteroidi in caduta.
Chi è l’artista? Una donna
Zoé Vayssières, classe 1971, è persona affabile, precisa, convinta. Si definisce un’oggettografa e mi accompagna a visitare la sua bella mostra, facendomi partecipe delle motivazioni di partenza.
«Ho iniziato la mia ricerca con l’archivista e paleografa Caroline Becker. Abbiamo parlato di memoria, di archivi, di classificazione, cosa conserviamo o non conserviamo … Caroline ha stilato un primo elenco di donne dall’antichità al ventesimo secolo che hanno segnato il loro tempo.
Le donne nella letteratura
Da parte mia, mi sono nutrita di letture importanti: La storia delle donne in Occidente di Georges Duby e Michelle Perrot, Le donne al tempo delle cattedrali di Regine Pernoud, Le parole delle donne di Mona Ozouf, Il secondo sesso di Simone de Beauvoir e così via … ho proseguito passo dopo passo, un nome mi conduceva ad un altro, in un percorso organico. Nessuna traiettoria accademica, solo battiti del cuore: ho selezionato cento nomi».
Il risultato è poetico e spiazzante allo stesso tempo
Al centro della sala, ricavata da un riparo per le gondole, Lignées d’Eclipsées (Storie di donne): nove corde verticali stese tra il pavimento e il soffitto (alto cinque metri), fino a creare un intrico di liane nello spazio.
Su ogni corda, rossa o bianca, che potrebbe essere utilizzata per i vaporetti insieme a quelle color canapa, piccole placche di rame recano incisi i nomi delle cento donne dimenticate dalla storia, nonostante il loro contributo allo sviluppo dell’umanità.
Corde uguale libertà
«Uso sempre oggetti che ricordano il luogo in cui espongo – spiega Zoé – Venezia è il regno dell’acqua e delle barche, ecco perché ho pensato alle corde. Corde che ho recuperato dalle banchine, o che ho comprato: qui rappresentano le linee del destino. Ognuna corrisponde a una categoria: donne libere, viaggiatrici, il gruppo delle veneziane (da Moderata Fonte a Gaspara Stampa) e delle italiane, poetesse e autrici, compositrici, attiviste, scienziate, fotografe».
«E la nona corda?» le chiedo curiosa.
La domanda trova una risposta immediata e chiara: «La nona è dedicata alla mia bisnonna da parte di madre, Odette Letellier Lejeune, nata nel 1925. L’esempio perfetto di come le donne erano destinate a vivere all’inizio del secolo scorso, con una scarsa scolarizzazione, nessun conto in banca fino al 1965 e nessuna possibilità di utilizzare metodi contraccettivi, fino a quando non sono stati resi legali, nel 1967».
Corde e QR
Les Eclipsées non ha catalogo, ma ad ogni donna è associato un QR code che il visitatore può scannerizzare per scoprire le singole biografie. Zoé Vayssières riesce a conciliare l’impatto scenografico dell’installazione, curata nei singoli dettagli, con la precisione concettuale del progetto: un vocabolario minimalista per accentuare il potere narrativo dell’arte. Uno stile che è anche frutto della sua esperienza internazionale.
La sua storia
L’artista si è laureata all’École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi e, dopo aver lavorato in ambito creativo (anche nel mondo della moda) per quindici anni, si è trasferita a Shanghai. In Cina si è specializzata in scultura, apprendendo le tecniche di lavorazione del bronzo. È divenuta celebre grazie ad alcune commissioni pubbliche, in particolare al Jing’an International Sculpture Park. Dove è l’unica donna occidentale ad aver esposto, assieme ad Arman e Wim Delvoye.
La seconda tappa
A Magazzino Gallery, lungo uno dei muri in mattoni a vista, si dipana inoltre un’onda lunga sette metri, composta da venti tasti di pianoforte (sia d’avorio che d’ebano) sui quali sono incise date significative nella storia dell’emancipazione femminile.
È la seconda tappa del percorso, Touches de Destins (Tocchi del Destino), così l’ha intitolata Vayssières: dalla scienziata Marie Curie a Maddalena Casulana che, nel 1568, è stata la prima donna occidentale a pubblicare un’opera musicale.
Le corde scultura
L’ultima sezione del viaggio di Zoé è Plis de Mémoire (Pieghe della Memoria): tre sculture in lastre di rame (la più lunga misura 3 metri e 80 ed è larga un metro), accartocciate ed appese al soffitto, che rivelano nelle loro pieghe i nomi elencati da Caroline Becker e la Dichiarazione dei Diritti delle Donne e delle Cittadine, scritta da Olympe de Gouges nel 1791.
La lotta tra la donna artista e la materia
«Sono io stessa a piegare queste lastre attraverso un lavoro diretto, fisico – racconta l’artista – una sorta di lotta tra me e la materia. Al termine del combattimento, stropiccio le lastre come si fa con una bozza prima di buttarla. In questo caso, però, utilizzando un materiale resistente, il passare del tempo non cancellerà quanto realizzato. Ricordare – conclude – è “porre nel cuore”, rendere oggettiva la memoria».
Anche i bozzetti
In mostra anche i bozzetti preparatori delle installazioni. Assoluti, nella proporzione così come negli intervalli di misura, una scoperta nella scoperta. Tracce di relazione, esibite in segni minimi, in un bianco e nero di chiarezza accecante o su fondi neri potenti.
Un omaggio a Bice Lazzari
Per purezza e innovazione, ricordano le carte di un’altra grande artista, anch’essa (quasi) dimenticata, la veneziana Bice Lazzari, definita la prima grande astrattista europea. Anche Bice, come Vayssières, profondamente toccata dalla necessità di segnare lo spazio poeticamente.
L’ambiente e il visitatore
Il messaggio di Zoé appare di profonda corresponsione con l’ambiente e con il visitatore (che diventa a sua volta protagonista del viaggio). «Da questo punto di vista – annuncia la curatrice Roberta Semeraro – va inquadrata anche la performance che l’artista ha ideato per l’otto marzo, coinvolgendo un gruppo di volontarie vestite di bianco che, insieme a lei, scriveranno i nomi di altre donne negli spazi pubblici della città».
Le corde e la Storia
Da Marietta Robusti, detta “La Tintoretta” alla matematica e fisica Émilie du Châtelet che terminò la traduzione del Philosophia Naturalis Principia Mathematica di Newton appena prima di morire, dopo aver dato alla luce il suo quarto figlio. “Siamo tutti testimoni – ci dice Vayssières – non ci sono più scuse”.
Magazzino Gallery di Palazzo Contarini Polignac
878, Dorsoduro, Venezia
fino al 13 marzo 2022
dal giovedì alla domenica, 11.30 /19.30
ingresso libero