“Cenetta solitaria, ma deliziosa. Mangiare è come guardar delle opere d’arte o ascoltare della musica”. Non esiste citazione migliore per aprire questa avventura straordinaria. L’ho trovata in uno dei tanti scritti di Filippo de Pisis: “Confessioni”. Scriveva e dipingeva con l’anima inquieta di un viaggiatore errante e chissà come mangiava. Un piatto può trasformarsi in opera d’arte quando cultura e tradizione si fondono. Esiste un luogo incantato nella laguna veneziana dove questo prodigio si compie: Burano. Una mostra alla Fondazione Querini Stampalia, visitabile fino al 6 marzo, racconta i cento anni di un luogo davvero speciale: “Le tre stelle di Romano. Burano: arte e storia di un ristorante entrato nel mito”. A cura di Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin.
Da Romano
Il ristorante Da Romano rappresenta una fucina artistica tra le più importanti d’Europa, un luogo dell’anima, un posto in cui tornare. Fin dai primi del Novecento crocevia artistico e culturale.
Attorno alla figura leggendaria dell’oste Romano Barbaro si riuniscono nomi del calibro di Giovanni Comisso, Aldo Palazzeschi, Orio Vergani, Riccardo Bacchelli, Alberto Moravia, Ernest Hemingway. Gustano i suoi piatti meravigliosi, pittori che appartengono alla storia dell’arte del Novecento: Emilio Vedova, Renato Guttuso, Arturo Martini, Oscar Kokoschka, Filippo de Pisis, Joan Mirò. Accoglie anche il mondo milanese del Circolo di via Bagutta, e spesso arrivano in laguna Federico Fellini, Giulietta Masina, Maria Callas, Mario Monicelli.
Una mostra tra le memorie
La mostra della Querini è un percorso squisito tra memorie, documentazione e opere d’arte. Si divide in tre sezioni. La trattoria con la sua storia dalle origini ai giorni nostri attraverso ben cinque generazioni che hanno sapientemente conservato l’eredità ricevuta. La seconda sezione è dedicata ai dipinti solitamente esposti alle pareti del locale. La terza comprende 26 libri d’oro, i celebri Diurnali della Trattoria, gli album sui quali i clienti lasciavano traccia del loro passaggio con firme, disegni, schizzi. Una galleria unica e preziosa, documentazione di come si sviluppasse la vita sull’isola, un grande reportage con personaggi internazionali. I libri vengono chiamati Diurnali secondo la tradizione degli Annali di Roma antica.
Da Romano racconta la storia
Circa un centinaio le opere esposte, tutte donate a Romano dagli artisti che partecipavano a questo vero e proprio convivio culturale. Completano il percorso espositivo: lettere, testimonianze, fotografie, menù. C’è anche un mistero, si tratta di alcune opere che pongono interessanti interrogativi perché non presentano né firme né date. Fanno pensare a qualche artista nordico, del resto in questo locale è passato tutto il mondo.
Opere senza tempo
Le opere sono davvero senza tempo, anche se il vedutismo lagunare è il tema dominante della collezione di Romano. Artisti del secondo Novecento e del nuovo secolo hanno continuato la tradizione che ormai dura da otto decenni. Dal vedutismo alle prime tracce del Fronte Nuovo delle Arti con Emilio Vedova che ha frequentato i tavoli di Romano assieme a Lucio Fontana e al compositore Luigi Nono.
Ma come inizia l’avventura di Romano con l’arte?
Verso la fine dell’Ottocento la famiglia di Romano apre una piccola bottega, un bazar, con una cucina casalinga per i pescatori e gli abitanti dell’isola. Non c’erano turisti a quel tempo, anche se questo eden sospeso tra cielo e terra verrà ben presto scoperto e amato come un’oasi incantata.
Intorno al 1920 Romano rileva dal padre la conduzione della bottega trasformandola con l’aiuto della moglie, la signora Gigia, in una vera trattoria e cambiando anche la sede. Alla Querini possiamo ammirare il “Ritratto della signora Gigia” stupendo olio su cartone dipinto da Leo Masinelli nel 1944.
Romano omaggiato dalla copertina dell’evento
La scintillante morbidezza dell’acquerello di Carlo Dalla Zorza “Il Pittore Scarpa Croce al lavoro” del 1934 è quasi un manifesto della ricerca stilistica a Burano, acquerello che è stato giustamente scelto come locandina dell’evento. Dinamico e aggressivo il “Paesaggio pomeridiano a Burano” di Emilio Vedova. Incantevoli alcuni gioiellini: un olio del ’52 di Vittorio Basaglia con i tetti ocra che sembrano investiti dalla luce del tramonto, “Punta della Dogana” di Miro Romagna e “ Il molo verso la Dogana” di Neno Mori. La stupenda “Natura morta” di Bruno Saetti del’48 sembra un concentrato di Cezanne e cubismo.
I miei ricordi
Tra i documenti e le fotografie ho riconosciuto due cari amici: Fiora Gandolfi ed Helenio Herrera. Fiora mi ha raccontato che Helenio cercava sempre cielo, acqua, verde, terra, aria. Credeva infatti che le decisioni difficili, inutilmente cercate a tavolino, nascessero spontaneamente dal silenzio sonoro della natura.
Da Romano crocevia dell’arte
L’esposizione della Querini mette insieme pezzi di storia dell’arte che potremmo vedere benissimo a Ca’ Pesaro. La Galleria Internazionale d’Arte Moderna ha recentemente reso un omaggio a Umberto Moggioli e ai suoi quattro anni trascorsi in laguna. Burano nel Novecento diventa la Pont – Aven veneziana, filtrando sentimenti impressionisti e post impressionisti. Umberto Moggioli, Pio Semeghini, Gino Rossi, questi artisti capaci di imprigionare la natura, trasognati e ribelli, spesso innovatori, animeranno i tavoli della trattoria di Romano Barbaro.
Il suo vezzo
Romano ammirava gli artisti, li ospitava nella suo locale assieme ai pescatori. In questo clima così vitale e stimolante inizia la storia della grande collezione. Aveva ragione de Pisis, mangiare è come guardare un’opera d’arte. Opere d’arte appese alle pareti e servite nel piatto. Pesce sempre fresco, cucinato con antiche ricette della tradizione locale come il mitico risotto ai gò (ghiozzo), un pesce di laguna protagonista di un piatto centenario che ha reso celebre in tutto il mondo la cucina di Romano. Con questo pesce si ottiene un brodo squisito nel quale va cotto il riso che alla fine viene mantecato raggiungendo una consistenza cremosa ineguagliabile.
Dal gusto all’arte
Dai sapori della tradizione veneziana alla pittura. Burano è stato un immenso atelier, un palcoscenico di case coloratissime, riconoscibili dai pescatori al loro rientro dopo il lavoro in mare. Gli artisti che hanno lavorato e dipinto qui hanno saputo trasmettere vibrazioni di luce e colore di un posto che sembra esistere solo nei sogni.
La mostra, allestita negli spazi della Fondazione Querini Stampalia, è promossa insieme a Fondazione Berengo, Berengo Studio e Lineadacqua. È visitabile sino al 6 marzo 2022.
Molti anni fa andai con la famiglia in gita a Burano. Rimanemmo incantati oltre che dall’isola, dai suoi colori, anche dal cibo di Romano. Ma non conoscevamo tutta questa bellissima storia. Grazie e complimenti
Dott.ssa Elisabetta ho letto con grande piacere questo articolo che rende omaggio non solo alla cucina, ma anche all’intelligenza di questo ristoratore di nome Romano. In ogni città importante scrittori, poeti, pittori, attori hanno eletto un ristorante, un bar per i loro incontri. A volte non potevano nemmeno pagare il conto, ma l’intelligenza del gestore non li allontanava perchè sapeva che sarebbero diventati tutti personaggi della cultura o già lo erano. Bellissima l’idea della famiglia Romano di realizzare un album per la raccolta delle firme dei visitatori, ma consapevolmente chiamato: Diurnali della Trattoria. La Fondazione Querini Stampalia, che, come ci ha già raccontato altre volte si rivolge a collezioni d’arte importanti, ha dato dignità artistica ad una grande raccolta “di passaggio”. Le opere, quadri, fotografie, disegni, firme, piccole note sono un omaggio, un segno di amicizia alla famiglia Romano che ricambiava con la cura raffinata del cibo che i pescatori di Burano portavano al loro cliente principale. Questa stratificazione di documenti ci raccontano anche dei passaggi dei grandi artisti. Credo che questa mostra sia un diario, sia un racconto di grandi personaggi in questa isola, non solo fisica, ma intellettuale e culturale della nostra amata Venezia. Questo è un esempio da seguire anche in altre città, tante trattorie hanno foto, dediche, quadri dei loro clienti. Invece di disfarsene sarebbe opportuno affidare questi documenti a dei musei affinchè rimangano legati al territorio.
Per uno come me che nella vita ha dato sempre la massima importanza all’arte, specificamente la pittura, e alla gastronomia, ritrovarsi nell’articolo della cara amica Elisabetta sulla mostra delle opere della trattoria “Da Romano a Burano” è stato un grande piacere e un completo godimento ai quali posso unire la compagnia di un buon pezzo musicale per ritrovarmi nel paradiso dei miei amori.Grazie ancora Elisabetta per questo ennesimo regalo.