Oggi, per le mie elucubrazioni, cercherò di parlare di Eutanasia. Un argomento così difficile che trovare le parole e un filo conduttore comune tra filosofia-scienza ed etica risulta praticamente eguale allo scalare una montagna. Facile risulta l’etimologia e la semantica della parola Eutanasia: derivante dal Greco antico con il significato di “Buona Morte” e col concetto di: Scegliere di porre fine alla propria esistenza anticipatamente e consapevolmente, a causa di una malattia, menomazioni o condizioni psichiche che hanno minato la qualità e la dignità della propria vita, divenuta per la persona intollerabile.
Eutanasia e sospensione dei trattamenti: due concetti diversi
Un concetto ben diverso da sedazione palliativa e sospensione dei trattamenti, su cui è opportuno soffermarsi per evitare confusioni e fraintendimenti. In molti casi, quando la situazione medica di un paziente è precipitata, l’equipe sanitaria può decidere di interrompere completamente ogni trattamento medico, farmacologico o chirurgico e attendere, aiutando chiaramente con terapia cosiddetta antalgica (normalmente utilizzando morfina), l’arrivo dell’exitus.
Per quanto riguarda l’eutanasia, invece, intendiamo l’accompagnamento di una persona, ancora capace di intendere e di volere e tramite trattamento farmacologico, verso la soluzione finale, cioè la morte. In molti paesi questa è già una realtà ma in Italia sono oramai molti anni che si discute sull’argomento senza trovare una via d’uscita.
L’Associazione Luca Coscioni
Grazie alla campagna “Eutanasia Legale” promossa dall’Associazione Luca Coscioni (molti di Voi lo ricorderanno), il 3 marzo 2016, per la prima volta nella storia del Parlamento italiano, è iniziato il dibattito sulle “Norme in materia di eutanasia” senza mai arrivare a una votazione. Nel gennaio 2019 il Parlamento ha ripreso il dibattito sotto la spinta della Corte costituzionale. Ma anche questo si è arenato senza portare a un testo base.
La Corte Costituzione boccia il referendum sull’eutanasia legale
Come ben sappiamo dalle ultime notizie dal parlamento, nonostante si sia superato il numero di firme per un eventuale referendum per la morte assistita, la Corte Costituzionale, ha ritenuto inammissibile il quesito referendario. Perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale. Con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili.
La mia opinione medica
Alla fine di questa piccola discussione posso solo dare una mia opinione medica, avendo nella mia carriera ahimé, assistito a situazioni similari. È giusto imporre una vita grama, dolente e priva di significato ad una persona che non ritiene più il caso di proseguire il suo cammino? Magari perché attaccato ad una macchina, o paraplegico e sofferente? Io direi di si per quanto mi riguarda.
È anche vero però che la situazione è molto delicata e deve essere ben valutata. Magari da una commissione etica, per non incorrere nei casi, che in altri paesi sono realtà, di suicidio assistito anche in casi di depressione.
Il Governo deve sapere prendere una decisione
Ad ogni buon conto oramai i nostri politici devono in qualche modo programmare quanto prima una discussione seria e ponderata sull’argomento. Visto che, il popolo ha parlato e ha chiesto una soluzione al problema.
Magari ragionando similmente alla legge n° 91/99 “disposizione in materia di prelievi e di trapianti di organi e tessuti” che prevede che ad ogni cittadino sia notificata la richiesta di manifestare la propria volontà sulle donazioni degli organi dopo la morte. In base al principio del silenzio-assenso informato.