È stato approvato alla Camera, finalmente e sotto fortissima pressione da parte della società civile, il contributo salute mentale, noto come bonus – psicologo. Si tratta di un contributo governativo di 20 milioni di euro, di cui 10 destinati al potenziamento delle strutture pubbliche e 10 alla popolazione per usufruire di prestazioni psicologiche nel privato.
Come funziona?
Nello specifico, non è ancora dato sapere gli aspetti più concreti e applicativi di questa manovra, contenuta nel decreto milleproroghe che dovrà trovare attuazione tramite il Ministero. I 10 milioni destinati al settore pubblico entreranno nella spesa generale, e la loro gestione non è un problema di noi cittadini. I 10 milioni per le prestazioni private saranno messi a disposizione di persone con un ISEE inferiore a 50.000 euro fino a un massimo di 600 euro a persona. Non è chiaro se i fondi saranno utilizzati per interventi psicologici o esclusivamente per la psicoterapia, non si sa se servirà ricetta medica, non è ancora definita la modalità con cui saranno erogati. Tuttavia il perimetro economico e di distribuzione ormai è stato identificato ed è ufficiale.
Tanti soldi, pochi soldi?
Chiariamo subito 20 milioni di euro, di cui 10 alla popolazione sono oggettivamente pochissimi. La spesa sanitaria della Regione Veneto è da anni superiore ai 9 miliardi all’anno. Solo questo dovrebbe dare idea degli ordini di grandezza. Nel caso del bonus – psicologo, inoltre, si tratta di una misura una tantum. Si stima che il provvedimento toccherà circa 15.000 persone in tutta Italia, in un momento in cui le rilevazioni identificano situazioni di disagio in più del 30% della popolazione totale. Approssimando estremamente per difetto, si può dire con certezza che più di 10 milioni di persone avrebbero bisogno di qualche forma di supporto. Inoltre questo bonus si va a collocare in un settore molto poco coperto da parte del Servizio Sanitario Nazionale: gli psicologi pubblici in Italia sono meno di un quarto che in Francia e un sesto che in Germania. Per cui, ripetiamolo ancora una volta, sono pochi soldi ed è una goccia nel mare.
Una goccia che pesa
D’altra parte in questo caso non si può non vedere il bicchiere mezzo pieno. È vero che i fondi sono risicati ma il bonus è la testimonianza che la salute mentale è un argomento assolutamente sentito dalla popolazione e il Governo se n’è reso conto. Una petizione per richiedere il bonus – psicologo al governo è stata firmata da più di 400.000 persone, risultando una delle più partecipate nella storia. Il Governo e il Parlamento hanno dovuto fare marcia indietro dopo la cancellazione del bonus a dicembre. Quindi si tratta di un passo avanti culturale importantissimo, di una rivoluzione nella percezione della salute, di un cambio di paradigma.
Un punto di partenza
Quindi la questione non è il bonus in sé, che comunque potrà aiutare un certo numero di persone. Bisogna che questo sia un punto di partenza per prendere seriamente in mano il tema della salute mentale e del benessere psicologico, che hanno ricadute – anche economiche – assolutamente comparabili alla salute fisica. Se il Paese riuscirà a non rendere questo passo l’inizio dell’ennesima incompiuta culturale, se l’Italia riuscirà a rendere la cura della psiche socialmente accettata e “normale”, se i professionisti della salute mentale saranno messi in condizione di aiutare molte persone, allora stiamo assistendo all’inizio di un circolo virtuoso i cui effetti saranno anche superiori alle aspettative.