Per patrimonio equino il Veneto è la settimana regione d’Italia: possiede 23 mila cavalli su un totale nazionale di quasi mezzo milione. Secondo l’Anagrafe Equidi appena aggiornata, negli allevamenti veneti ci sono 31.258 esemplari tra cavalli, asini, muli, bardotti e zebre. La Fise (Federazione Italiana Sport Equestri) del Veneto conta 15 mila associati, un decimo degli associati di tutta Italia. Senza dimenticare che si svolge nel Veneto, a Verona, la più importante rassegna internazionale del mondo ippico, la Fiera Cavalli.
La Fise e i cavalli
Numeri importanti che impongono una difesa e uno sviluppo del settore in un momento economico particolare. Proprio per questo la Fise ha appena chiesto al Parlamento, dopo il protocollo d’intesa firmato a fine anno con Confagricoltura, attenzione e operatività sulla proposta di legge depositata alla Camera “Disciplina dell’ippicoltura e delega al Governo per l’adozione di disposizioni volte allo sviluppo del settore”, volta a considerare sia l’allevamento di equidi, e i diversi mestieri che ruotano intorno al mondo equestre, attività agricole a tutti gli effetti, sia chi le esercita alla stregua di un imprenditore agricolo, con la conseguente applicazione delle disposizioni fiscali e previdenziali di cui gode quest’ultimo settore.
La proposta di legge
La proposta di legge, presentata nel giugno 2020 e seguita per la parte legislativa dalla dottoressa Silvia Marchetti direttore di Confagricoltura Veneto, è ora all’esame della Commissione Agricoltura della Camera. Sono stati presentati diversi emendamenti e su uno di questi la Fise vuole porre l’accento.
L’emendamento, cui il Governo ha dato parere favorevole, già votato dalla Commissione, riguarda l’inquadramento delle attività: “L’allevamento e le attività di gestione della riproduzione, della gestazione, della nascita e dello svezzamento degli equidi, svolte in forma imprenditoriale e dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico animale o di una fase necessaria del ciclo stesso, sono attività agricole ai sensi dell’articolo 2135, comma 1, del codice civile.” In altre parole, tali attività, esercitate dall’imprenditore agricolo, costituiscono attività connesse con il conseguente inquadramento previdenziale e fiscale che comporta.
I numeri dei cavalli secondo la Fise
I numeri del settore nel Veneto sono alla base dell’intervento della presidente regionale della Fise, Clara Campese: “I numeri ci fanno ben capire il potenziale di sviluppo di questo settore, se solo fossero snellite e sostenute una serie di attività fondamentali che ne limitano la crescita. Il protocollo firmato con Confagricoltura Veneto vuole essere solo il primo di successivi passi che siamo determinati a compiere, per integrare una serie di attività legate al mondo equestre, sia sportivo sia amatoriale, a quello agricolo. In regione sono molti i centri ippici, gli agriturismi e le fattorie sociali che utilizzano i cavalli come perno di numerose attività collegate non solo allo sport ma anche al turismo equestre, al benessere della persona e alla didattica”.
La Campese
Conclude la Campese. “Con le modifiche del disegno di legge depositate, e al quale noi abbiamo dato un contributo informativo e di cooperazione in quanto esperti nel settore equestre, si snellirebbero molte procedure. Numerose attività avrebbero significative agevolazioni di cui c’è profondo bisogno per fare sì che questo comparto prenda il volo. Chiediamo al Governo di dedicare attenzione a questa proposta e che la Camera ricalendarizzi il provvedimento nelle prossime settimane”.
Giustiniani e Giacometti e i cavalli
“Il cavallo è sempre più importante sia nelle aziende agricole, sia negli agriturismi, per la pet therapy e nella fattoria didattica. Dove potrebbero trovare collocazione i cavalli alla fine della carriera agonistica”. Sottolineano inoltre Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto e Roberto Toniatti Giacometti, presidente della Sezione allevamenti equini di Confagricoltura Veneto.
I due presidenti sottolineano ancora. “Attorno al cavallo, in Italia, lavorano tra le 40.000 e le50.000persone, con una linea ascendente soprattutto nelle attività legate all’agricoltura. Dato che oltre 35.000 aziende agricole allevano equidi, di cui circa 3.000 come attività prevalente. L’equiturismo sta diventando una delle forme di turismo esperienziale più richieste nei prossimi anni. Perciò crediamo che una maggiore collaborazione tra il mondo sportivo e quello agricolo possa giovare sia in termini di allevamento che di attività turistico-ricettiva”.
“Mettere in collegamento l’universo equestre a quello agricolo è fondamentale se vogliamo stare al passo con i Paesi d’Oltralpe. Dove il cavallo ha un utilizzo diffuso e non è racchiuso in una nicchia come in Italia”, conclude Clara Campese.